520ª Seduta pubblica
Giovedì 8 ottobre 2015 alle ore 09:34
Al termine dell'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015, l'Assemblea ha approvato, a maggioranza assoluta, la proposta di risoluzione che autorizza il Governo a ridefinire il piano di rientro del debito verso l'obiettivo di medio periodo. E' stata poi approvata la risoluzione di maggioranza che impegna il Governo a definire una misura universale di contrasto alla povertà, a prolungare lo sgravio contributivo per i contratti a tempo determinato e l'ecobonus, a eliminare l'imposizione fiscale sulla prima casa, a intervenire per gli esodati e per la flessibilità in materia previdenziale. Sono stati approvati, con un ampio consenso, due emendamenti: il primo del sen. Bocchino (Misto) sugli investimenti in ricerca e sviluppo, il secondo della sen. De Biasi (PD) sulla salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza del Sevizio sanitario. E' stato respinto, invece, un emendamento del sen. Bocchino (Misto) su un piano di assunzioni dei ricercatori nelle università.
Il relatore, sen. Lai (PD), ha evidenziato che la previsione di crescita passa dallo 0,7 allo 0,9 nel 2015, in un quadro internazionale caratterizzato dal rallentamento delle economie emergenti e in un quadro europeo segnato da una crescita differenziata e inferiore alle attese. Il Governo prevede di rimodulare il tasso di indebitamento, pari al 2,6 per cento per l'anno in corso, utilizzando maggiori margini di flessibilità sul percorso di aggiustamento, al fine di sostenere la ripresa e di ridurre il debito attraverso la leva della crescita. Il Governo ha poi anticipato le scelte principali della legge di stabilità: disattivazione delle clausole di salvaguardia, sgravi fiscali, alleggerimento del carico fiscale per famiglie e imprese (cancellazione dell'imposta sulla prima casa e dell'Imu agricola), riduzione dei costi della pubblica amministrazione. Nel corso delle audizioni sono emerse alcune criticità: l'impatto negativo sulla finanza e sui servizi locali degli interventi sulla fiscalità immobiliare, i cui effetti sui consumi sono sovrastimati; la credibilità della spending review; la ripresa del Mezzogiorno.
Hanno preso parte alla discussione i sen. Bocchino, Molinari (Misto); Magda Zanoni, Lucherini, Guerrieri Paleotti (PD); Ceroni, D'Alì (FI-PdL); Silvana Comaroli (LN); Mazzoni (AL-A); Azzollini (AP); Giovanna Mangili (M5S). Le opposizioni hanno evidenziato la debolezza della ripresa e il rallentamento dell'economia mondiale. FI, in particolare, ha posto l'accento sull'aumento della spesa corrente e del ricorso al mercato finanziario, che comportano una crescita del debito, sul mancato pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e sull'uso distorto dei fondi strutturali per il Mezzogiorno. M5S ha rilevato che la manovra del Governo non è espansiva ma si pone nel solco dell'austerità flessibile. Il Pil, inoltre, è un indicatore fallace: misura una produttività cieca, basata sullo sfruttamento illimitato delle risorse e sganciata dal benessere sociale e ambientale. LN ha evidenziato che l'Europa non ha autorizzato lo sforamento sull'indebitamento e che la clausola di salvaguardia (aumento dell'Iva al 25 per cento) non è sterilizzata ma differita di un anno. Secondo il Gruppo Misto l'aumento del Pil è dovuto essenzialmente alla politica monetaria espansiva della BCE: le misure fiscali del Governo hanno avuto scarso impatto sulla domanda interna.
Il Vice Ministro dell'economia e finanze Morando, dopo aver accolto le proposte di risoluzione di maggioranza, ha sottolineato la necessità di una politica di bilancio espansiva che eviti il rischio di deflazione. Ha ribadito l'impegno a sterilizzare le clausole di salvaguardia e ha evidenziato che per il 2016 si prevede una riduzione della spesa primaria dello 0,9 per cento. Ha precisato, infine, che la questione dello sconto europeo per i costi di assistenza agli immigrati sarà definita la prossima settimana.
Nelle dichiarazioni di voto, hanno annunciato voto contrario: il sen. D'Ambrosio Lettieri (CR), che ha auspicato un taglio della pressione fiscale pari a un punto di Pil nella prossima legge di stabilità; la sen. Comaroli (LN), la quale ha evidenziato che la riduzione di spesa è stata ottenuta scaricando i tagli sugli enti locali; il sen. Scavone (AL), il quale ha posto l'accento sul basso livello di reddito nel Mezzogiorno e sui tagli alla sanità; il sen. Uras (SEL), che ha proposto un piano straordinario per il lavoro, un progetto di rinascita del Mezzogiorno, un programma di ricerca per la difesa del suolo, fondati sull'intreccio tra investimenti pubblici, nazionali e locali, e capitali privati. La sen. Lezzi (M5S) ha negato il consenso ad uno scostamento che non è finalizzato al reddito di cittadinanza e alla riduzione delle imposte per piccole e medie imprese. Secondo il sen. Mandelli (FI-PdL) la stima del Pil è superiore alle previsioni degli organismi internazionali, mentre l'onere del debito è sottostimato. La politica del Governo non è chiara: il differimento delle clausole di salvaguardia e le misure fiscali richiedono ventisette miliardi e, poiché solo sette miliardi derivano dalla spending review, le rimanenti risorse saranno reperite con nuovo debito e maggiore pressione fiscale. Hanno annunciato voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza i sen. Fravezzi (Aut), Gualdani (AP) e Santini (PD).
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Nella seduta di ieri sono stati approvati, senza modifiche, gli articoli 12, 13, 14, 15, 16, 17, 21 e 27. E' iniziato inoltre l'esamedell'articolo 30 che indica le materie (organizzazione della giustizia di pace, politiche attive del lavoro e istruzione e formazione professionale, governo del territorio), sulle quali possono essere attribuite alle Regioni, purché in equilibrio di bilancio, ulteriori forme di autonomia. Il Sottosegretario Pizzetti ha chiesto una riformulazione dell'emendamento 30.200 del sen. Russo (PD), nel senso di prevedere la possibilità di ulteriori condizioni di autonomia anche rispetto alle disposizioni generali e comuni per le politiche sociali e al commercio con l'estero. Il Presidente Grasso ha fissato un termine per subemendare la proposta. Nella votazione a scrutinio segreto è stato respinto il subemendamento 30.200 (testo 2)/20 del sen. Calderoli (LN), riguardante la tutela delle minoranze linguistiche, sul quale la Ministro Boschi si era rimessa all'Assemblea.
E' stato approvato l'emendamento 30.200 (testo 2). I sen. D'Alì (FI-PdL) e Uras (SEL) hanno criticato l'esclusione delle Regioni a Statuto speciale dalla previsione. La sen. Fucksia (M5S) si è dichiarata contraria all'inserimento delle politiche sociali nel federalismo differenziato, che aumenta le diseguaglianze nel Paese. Il sen. Endrizzi (M5S) ha rilevato che l'emendamento 30.200 (testo 2) è frutto di un baratto tra un Governo in cerca di voti e una componente parlamentare in cerca di visibilità. Hanno annunciato voto contrario il sen. Romani (Misto-IdV), che ha ricordato le conseguenze negative della devoluzione della sanità alle Regioni, e in dissenso dal Gruppo la sen. Guerra (PD). Hanno annunciato voto favorevole la sen. Bisinella (Misto-Fare), la quale ha sottolineato che l'emendamento viene incontro alle esigenze delle Regioni, e il sen. Palermo (Aut). Mentre il sen. D'Alì (FI-PdL) ha dichiarato contrarietà all'emendamento, i sen. Zuffada e Scilipoti Isgrò (FI-PdL) hanno annunciato l'astensione. Il sen. Martini (PD), nel dichiarare voto favorevole, ha evidenziato il recupero di competenze qualificate alle Regioni - seppure nell'ambito dell'articolo 116 anziché del 117- dopo l'intervento penalizzante della Camera. Il sen. Martini ha espresso infine perplessità sull'attribuzione alla Camera della competenza legislativa esclusiva sulle disposizioni generali e comuni.
Il PD si è diviso sull'ordine del giorno G30.200 del sen. Ranucci (PD), accolto con riformulazione dal Sottosegretario Pizzetti: il testo impegna il Governo a considerare, prima dell'entrata in vigore della legge di revisione costituzionale, l'opportunità di proporre la riduzione delle Regioni ad un numero non superiore a dodici. I sen. Buemi (Aut) e Bruni (CR) hanno espresso apprezzamento per l'ordine del giorno, ricordando che la riduzione della spesa pubblica passa attraverso l'accorpamento delle Regioni. Contro l'ordine del giorno si sono schierati i sen. Sonego, Pegorer e Ruta (PD): il pronunciamento è frettoloso e l'argomento non è stato oggetto di confronto. Favorevole ad una strategia delle macroregioni, che compatti il sistema Paese, il sen. Tocci (PD) ha sollecitato una discussione più approfondita sull'argomento. Il sen. Floris (FI-PdL) ha ricordato che sono stati presentati emendamenti sull'istituzione di macroregioni: l'argomento non dovrebbe essere affrontato superficialmente con un ordine del giorno. Secondo il sen. Endrizzi (M5S) è assurdo che il Parlamento deleghi l'argomento al Governo; la sen. Taverna (M5S) ha rilevato il paradosso per cui la maggioranza, ancor prima di approvare la riforma costituzionale sull'assetto regionale, si appresta a modificarla. Anche il sen. Mineo (PD) ha evidenziato la mancanza di idee chiare: se il Governo avesse proposto un riassetto delle Regioni e un Senato modello Bundesrat avrebbe incontrato un largo consenso.
E' stato approvato senza emendamenti l'articolo 31 che modifica l'articolo 117 della Costituzione, elencando le materie in cui lo Stato ha legislazione esclusiva e introducendo la clausola di supremazia statale. Nella votazione a scrutinio segreto è stato respinto l'emendamento 31.902 del sen. Calderoli (LN), sul quale la Ministro Boschi si è era rimessa all'Aula. I sen. Ichino (PD) e Sacconi (AP) hanno svolto dichiarazione di voto favorevole all'articolo. I sen. Bruni (CR) e D'Alì (FI-PdL) hanno annunciato voto contrario, registrando il passo indietro rispetto all'eliminazione della legislazione concorrente. La sen. De Petris (SEL) ha rilevato che l'impostazione neocentralista del ddl costituzionale è in contraddizione con il Senato degli enti territoriali e il nuovo riparto delle competenze non eliminerà il contenzioso tra Stato e Regioni. Il sen. Mineo (PD), nell'annunciare voto contrario, ha rilevato che non si dà autonomia senza legislazione concorrente.
L'articolo 32, corrispondente all'articolo 31 del testo approvato dal Senato, non è stato modificato dalla Camera. E' stato approvato senza emendamenti l'articolo 33 che modifica l'articolo 119 della Costituzione, prevedendo che i Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli dell'UE. L'articolo 34, corrispondente all'articolo 33 del testo approvato dal Senato, non è stato modificato dalla Camera.
E' stato approvato senza emendamenti l'articolo 35 che è volto a promuovere l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza Nella votazione a scrutinio segreto è stato respinto l'emendamento 35.901 del sen. Calderoli (LN), sul quale il Governo si era rimesso all'Aula. L'articolo 36, corrispondente all'articolo 35 del testo approvato dal Senato, non è stato modificato.
E' stato approvato l'emendamento 37.200, a prima firma della sen. Finocchiaro (PD), sostitutivo dell'articolo 37: esso prevede che la Corte è composta da quindici giudici, dei quali un terzo nominati dal Presidente della Repubblica, un terzo dalle supreme magistrature, tre dalla Camera e due dal Senato. Nell'annunciare voto favorevole, il sen. Quagliarello (AP) ha evidenziato che l'elezione di due giudici da parte del Senato rappresentante dei territori potrebbe contribuire alla soluzione del contenzioso tra Stato e Regioni. La sen. Finocchiaro (PD) ha evidenziato che l'emendamento, volto a ripristinare il testo licenziato in prima lettura dal Senato, assorbe anche proposte delle opposizioni. La sen. De Petris (SEL) ha annunciato voto favorevole. Pur apprezzando la correzione, il sen. Campanella (Misto) ha annunciato l'astensione: il testo non risolve il problema delle garanzie, a causa del meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica.
Dopo che la Ministro Boschi ha presentato l'emendamento 39.1000, il Presidente Grasso ha fissato alle ore 8 di domani il termine per presentare subemendamenti. La seduta di domani inizierà alle ore 10.