516ª Seduta pubblica
Sabato 3 ottobre 2015 alle ore 09:34
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Nella seduta di ieri, l'Assemblea è passata all'esame dell'articolo 2, che riguarda la composizione e le modalità di elezione del Senato. Sono stati respinti tutti gli emendamenti delle opposizioni volti a stabilire che i senatori sono eletti direttamente dai cittadini, che i Consigli regionali convalidano le scelte degli elettori ovvero che, in mancanza della legge per l'elezione del futuro Senato, si applichi la legge elettorale vigente.
Questa mattina è stato approvato l'articolo 2 con l'emendamento 2.204, presentato dalla sen. Finocchiaro (PD) e sottoscritto dai sen. Schifani (AP), Zeller (Aut), Zanda e D'Adda (PD), che integra il quinto capoverso ("La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti)", con le seguenti parole: "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi".
Nelle dichiarazioni di voto sull'emendamento 2.204, iniziate ieri, hanno preso la parola i sen. Maria Mussini (Misto), Arrigoni (LN), Mario Mauro (GAL), Quagliarello (AP), Endrizzi (M5S), Fornaro (PD), Zizza (CR). Le opposizioni hanno rilevato che l'emendamento è frutto di un compromesso al ribasso interno al PD: è mancata la volontà politica del Governo di aprire un confronto con gli altri Gruppi. Anziché modificare il secondo capoverso dell'articolo 2, che disciplina l'elezione dei senatori, si è deciso di intervenire sul quinto capoverso, riguardante la durata del mandato, per introdurre una norma pasticciata e ingannevole che non offre una reale garanzia di elezione diretta: i senatori sindaci non saranno eletti, i senatori consiglieri regionali saranno scelti dai Consigli regionali o, nella migliore ipotesi, in un listino bloccato di candidati selezionati dai segretari di partito. Al di là della questione dell'elettività, il Senato è stato svuotato di funzioni e le Regioni private di poteri. Il doppio ruolo di senatori consiglieri regionali o sindaci impedirà di svolgere adeguatamente le funzioni. I senatori di maggioranza hanno riconosciuto che l'emendamento è frutto di un compromesso realistico all'interno del PD e della maggioranza e che la riscrittura dell'articolo 2 avrebbe consentito una migliore formulazione. L'emendamento 2.204 introduce il principio della conformità alle scelte dei cittadini: sarà la legge elettorale a determinare le modalità e a sciogliere i nodi irrisolti. Secondo il sen. Fornaro (PD) il listino bloccato sarebbe in contrasto con il principio della scelta degli elettori; rivolgendosi alla Presidenza, il sen. Fornaro ha caldeggiato un intervento sulla norma transitoria, di cui all'articolo 39, per fugare ogni dubbio ed evitare inerzie normative o furbizie. La sen. Finocchiaro (PD) ha ribadito le ragioni delle scelta di un Senato rappresentante degli enti territoriali, ha negato che il testo presenti ambiguità ma ha rilevato l'opportunità di approvare quanto prima la legge elettorale per il Senato.
In correlazione con l'approvazione dell'emendamento 2.204, il sen. Crimi (M5S), ha presentato proposte di modifica all'articolo 39. Il sen. Calderoli (LN) ha rilevato la necessità di coordinare il nuovo testo dell'articolo 2 con l'articolo 39. La sen. De Petris (SEL) ha sollecitato una pronuncia del Presidente sull'emendabilità dell'articolo 39. Anche i sen. Anna Bonfrisco (CR), Malan (FI-PdL), Mario Mauro (GAL) hanno sollecitato una riconsiderazione delle ammissibilità sull'articolo 39. Il Presidente valuterà la questione dopo l'approvazione dell'articolo 2.
Nelle dichiarazioni di voto sull'articolo 2, hanno annunciato voto contrario i sen. Anna Bonfrisco (CR), Campanella (Misto), Divina (LN), Mario Mauro (GAL), Loredana De Petris (SEL), D'Alì (FI-PdL), Castaldi (M5S). Le opposizioni hanno posto l'accento sulla complessità della norma e sul carattere ibrido del futuro Senato che non è una vera Camera delle autonomie, rappresentante degli organi di governo territoriali, non è eletto direttamente dai cittadini, non garantisce il pluralismo, non rappresenta un contrappeso rispetto ad una Camera politica eletta con una legge elettorale ultramaggioritaria, che consegna la selezione dei candidati ai segretari di partito e prevede un abnorme premio di maggioranza. Secondo SEL e M5S la riduzione del numero dei senatori e dei parlamentari avrebbe rappresentato una soluzione più semplice e rispettosa delle garanzie e degli equilibri costituzionali. Secondo CR e FI-PdL sarebbe stato più lineare e coerente sopprimere il Senato e prevedere l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. In dissenso dal Gruppo, il sen. Mineo (PD) ha votato contro l'articolo 2: esso prevede contraddittoriamente che i senatori sono eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale in conformità con le scelte degli elettori. Il compromesso è stato trovato fuori dal Parlamento, escludendo le opposizioni, minacciando elezioni anticipate, facendo pressioni sulla minoranza interna attraverso il Gruppo di Verdini. Il vero obiettivo della riforma resta il premierato assoluto. Hanno annunciato voto favorevole i sen. Zeller (Aut) e Corsini (PD), che ha giudicato ragionevole il compromesso raggiunto e ha negato il rischio di un monopolio politico autoritario.