486ª Seduta pubblica
Giovedì 16 luglio 2015 alle ore 09:32
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione,recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo.
Il relatore, sen. Ranucci (PD), ha illustrato il ddl, che interviene sull'assetto di governance della RAI, precisando che la Commissione lavori pubblici ha migliorato il testo. L'articolo 1 interviene sulla disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico: ne prolunga la durata da tre a cinque anni e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. La Commissione ha introdotto il richiamo alla concessione che riconosce alla RAI il ruolo di gestore del servizio pubblico. Ulteriori disposizioni riguardano le sedi locali RAI, con particolare riferimento a quelle presenti nei territori ove sono presenti minoranze linguistiche. L'articolo 2 prevede la riduzione dei membri del Consiglio di amministrazione da nove a sette: due vengono eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato; due sono designati dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, e uno è designato dall'assemblea dei dipendenti della RAI. La Commissione ha introdotto requisiti di professionalità e trasparenza per la nomina dei membri del Consiglio di amministrazione, prevedendo tra l'altro che siano assicurati rappresentanza di genere, equilibrio delle professionalità, assenza di conflitti di interesse. Il Consiglio elegge tra i suoi membri il presidente, la cui nomina, nel testo proposto dalla Commissione, torna ad essere subordinata al parere favorevole della Commissione parlamentare di vigilanza. Il parere favorevole della Commissione è necessario anche nel caso di revoca dei componenti del Consiglio di amministrazione. Il Consiglio di amministrazione approva il piano industriale e il piano editoriale, il preventivo di spesa annuale, gli investimenti di importo superiore a 10 milioni di euro. Su proposta dell'assemblea, nomina poi l'amministratore delegato, figura che sostituisce il direttore generale e risponde della gestione aziendale. L'amministratore delegato, per la cui nomina la Commissione ha introdotto requisiti di professionalità e onorabilità, dura in carica tre anni e ha tra i suoi compiti quello di assicurare coerenza nella programmazione con la linea editoriale; firmare atti e contratti; provvedere alla gestione del personale; proporre all'approvazione del Consiglio di amministrazione gli atti e i contratti aventi carattere strategico; attuare il piano industriale, i piani del personale e di ristrutturazione, specifici progetti approvati dal Consiglio di amministrazione. L'articolo 3 specifica che l'amministratore delegato e i componenti degli organi di amministrazione e controllo della RAI sono soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali. Prevede inoltre la deroga, rispetto all'applicazione del Codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione di programmi radiotelevisivi, le relative acquisizioni di tempo di trasmissione, i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Gli articoli 4 e 5 delegano il Governo ad adottare, entro dodici mesi, uno o più decreti legislativi finalizzati alla revisione della disciplina in materia di finanziamento del servizio pubblico e al riassetto normativo del settore. La Commissione ha introdotto, tra i criteri della delega, il finanziamento pubblico dell'emittenza locale e la garanzia di indipendenza economica e finanziaria della RAI.
I sen. Crosio (LN), Cioffi (M5S), Gasparri (FI-PdL), Loredana De Petris (SEL) e Bruni (CR) hanno presentato pregiudiziali di costituzionalità, argomentando che i criteri di investitura dei vertici aziendali violano i principi di indipendenza e pluralismo dell'informazione. Secondo la Lega Nord mancano nel ddl strumenti di controllo e verifica dei servizi erogati attraverso un organo supervisore designato a rappresentare gli interessi della società. Secondo M5S, prima di riorganizzare l'azienda, occorrerebbe definire la missione del servizio pubblico: il ddl, invece, cristallizza ed esaspera situazioni di predominio governativo. Secondo Forza Italia la delega per il riassetto normativo della Rai è troppo ampia e generica. Secondo SEL la nuova governance è regressiva rispetto alla disciplina vigente: le modalità di nomina e i poteri del consiglio e dell'amministratore delegato aumentano il controllo di Governo e maggioranza sul servizio pubblico. Conservatori e Riformisti hanno posto l'accento sulla illegittimità del canone di abbonamento della Rai, che si configura come imposta di possesso e non come pagamento di un servizio acquistato liberamente. Dopo l'intervento favorevole dei sen. Uras (SEL) e Falanga (CR), e l'intervento contrario della sen. Lo Moro (PD), le pregiudiziali sono state respinte ed è iniziata la discussione generale. Hanno preso la parola i sen. Crosio, Consiglio, Tosato (LN); Carraro (FI-PdL); Ciampolillo (M5S); Laura Cantini (PD).
La discussione proseguirà la prossima settimana.