472ª Seduta pubblica
Mercoledì 24 giugno 2015 alle ore 16:35
L'Assemblea ha avviato la discussione del ddl n. 1934 di riforma del sistema nazionale di istruzione, già approvato dalla Camera dei deputati.
Collegato alla legge di bilancio e composto di 26 articoli, il testo licenziato dalla Camera è diviso in otto capi riguardanti: finalità; autonomia scolastica e valorizzazione dell'offerta formativa; organico, assunzioni e assegnazione dei docenti; istituzioni scolastiche autonome; delega per il riordino, adeguamento e semplificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione; disposizioni finali e norme finanziarie. I punti principali e più discussi della riforma riguardano il piano dell'offerta formativa, i poteri decisionali del dirigente scolastico, il comitato per la valutazione dei docenti, i criteri di assunzione degli insegnanti precari, le agevolazioni fiscali per donazioni a favore delle scuole private.
La Commissione istruzione non ha concluso l'esame in sede referente. Il sen. Marcucci (PD), presidente della settima Commissione, ha riferito sull'iter dei lavori. Nella seduta del 23 giugno i relatori hanno presentato un maxiemendamento, sostitutivo dell'intero testo, che recepisce alcune proposte di modifica. Esso prevede che tra i 100.000 docenti assunti entro il mese di agosto ci siano anche gli idonei del concorso 2012 e che la nuova regola della chiamata diretta dei docenti da parte del preside sia valida da settembre 2016. Gli incarichi conferiti dal dirigente avranno durata triennale. Il piano dell'offerta formativa sarà elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, e approvato dal consiglio di istituto. Il numero dei componenti dei comitati scolastici per la valutazione dei docenti è aumentato: ai due rappresentanti dei genitori e ai tre rappresentanti dei docenti si aggiunge un membro esterno individuato dall'ufficio scolastico regionale. E' prevista anche l'introduzione di criteri per la valutazione, ogni tre anni, dei dirigenti scolastici, che saranno esaminati da ispettori esterni sul miglioramento del servizio scolastico e sulle competenze gestionali e organizzative, valorizzazione del merito professionale.
Sulla natura dell'intervento del Presidente della settima Commissione si è aperto un dibattito. Il sen. Paolo Romani (FI-PdL), richiamando il Regolamento, ha evidenziato che il presidente Marcucci non ha avuto il mandato di relatore: non avrebbe dovuto illustrare il maxiemendamento dei relatori, come se fosse il testo licenziato per l'Assemblea. Secondo il sen. Zanda (PD) il richiamo al Regolamento è privo di fondamento. La sen. Montevecchi (M5S) ha evidenziato che la Commissione non ha potuto concludere i lavori perché la maggioranza non aveva i numeri per approvare il testo. La sen. Petraglia (SEL) ha ricordato che le votazioni in Commissione avrebbero potuto iniziare il 3 giugno: l'ostruzionismo di maggioranza ha impedito un serio confronto. Il sen. Centinaio (LN) ha rilevato che il PD in Commissione ha presentato più emendamenti dell'opposizione: il Governo ricorrerà alla fiducia per non essere battuto nelle singole votazioni.
Le pregiudiziali di costituzionalità, illustrate dai sen. Loredana De Petris (SEL), Marin (FI-PdL), Morra (M5S), Candiani (LN) e Anna Bonfrisco (CR), sono state respinte. Le opposizioni hanno ricordato che il provvedimento è osteggiato dall'intero mondo della scuola: sarebbe stato opportuno esaminarlo in modo più approfondito. Hanno quindi richiamato la violazione degli articoli 3, 33, 97 e 76 della Costituzione: i poteri discrezionali del preside aprono la strada a comportamenti clientelari e contrastano con la libertà di insegnamento e con l'imparzialità della pubblica amministrazione; le norme sulle assunzioni prevedono disparità di trattamento e daranno luogo a inevitabili contenziosi; alcune disposizioni peccano di un eccesso di delega; il bonus scuola è in contrasto con il principio secondo cui possono essere istituite scuole private senza oneri per lo Stato. Secondo il sen. Pagliari (PD) la critica all'impianto verticistico del provvedimento ha natura politica e non costituzionale.
Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Lucidi, Martelli, Morra, Paola Nugnes, Paola Taverna, Manuela Serra, Serenella Fucksia, Michela Montevecchi (M5S); Laura Fasiolo, Mineo, Elena Ferrara, Dalla Zuanna, Donella Mattesini, Josefa Idem, Gotor, Lucrezia Ricchiuti, Emilia De Biasi, Tocci, Rosa Di Giorgi, Martini (PD); D'Ambrosio Lettieri, Liuzzi, Di Maggio (CR); Consiglio, Candiani, Centinaio, Tosato, Arrigoni (LN); D'Anna, Paola De Pin, Mario Mauro (GAL); Sibilia, D'Alì (FI-PdL); Alessia Petraglia, Barozzino, De Cristofaro (SEL); Bocchino, Maria Mussini, Laura Bignami (Misto); Di Biagio (AP).
Tutte le opposizioni, in particolare la Lega Nord, hanno criticato il metodo arrogante e mistificante del premier, che si è limitato a lanciare spot televisivi sulla buona scuola, promettendo un confronto con docenti e studenti che non c'è stato, tentando di scaricare sulle opposizioni la responsabilità della mancata stabilizzazione dei precari e impedendo al Senato di modificare il testo. Secondo M5S il ddl, dettato da Confindustria, incentiva il servilismo anziché il merito, smantella la scuola pubblica, sostituendola con piccole aziende dirette dai presidi, aumenta le diseguaglianze sociali e territoriali. Secondo SEL il filo conduttore dei provvedimenti del Governo - la modifica della Costituzione, il jobs act, il ddl scuola - è il modello dell'uomo solo al comando, in un quadro di erosione dei fondamenti democratici. Secondo Forza Italia e Conservatori Riformisti ad accomunare le presunte riforme del Governo è l'assenza di contenuti dietro titoli altisonanti. L'autonomia e la valorizzazione del merito sono già previsti dalla normativa vigente e la prevista invarianza delle risorse finanziarie è il segno tangibile dell'inconsistenza della riforma.
Al termine della discussione generale, è mancato il numero legale sulla votazione della proposta del sen. Crimi (M5S) di inserire in calendario un'informativa del Ministro Madia sulle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale in materia di pubblico impiego. Apprezzate le circostanze, il Presidente di turno ha tolto la seduta.