41ª Seduta pubblica
Giovedì 13 giugno 2013 alle ore 09:35
L'Assemblea ha approvato la richiesta d'urgenza, avanzata dal Governo ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento, in ordine al disegno di legge costituzionale n.813, recante istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali.
Il ddl disciplina un procedimento legislativo speciale per l'esame dei progetti di revisione costituzionale e di riforma dei sistemi elettorali, con l'obiettivo di favorire il compimento entro 18 mesi del processo riformatore. La principale semplificazione procedurale riguarda lo svolgimento dell'attività referente da parte di un Comitato bicamerale formato da venti deputati e venti senatori. E' definita inoltre una precisa scansione temporale dell'esame parlamentare. Al Comitato è attribuito il compito di esaminare in sede referente i progetti di revisione costituzionale dei titoli I, II, III, e V della seconda parte della Costituzione, concernenti la forma di Stato, la forma di Governo e il bicameralismo, nonché i connessi progetti di legge ordinaria in materia elettorale. Per quanto riguarda l'esame in Assemblea, la più significativa novità è l'applicazione, per la presentazione di emendamenti e subemendamenti, delle norme valevoli per i ddl collegati alla manovra finanziaria. Non è previsto invece il divieto di presentazione di questioni pregiudiziali e sospensive. Per tutte le votazioni è prescritto il voto palese. L'intervallo tra le due successive deliberazioni sul progetto di legge costituzionale da parte della stessa Camera è ridotto a un mese. Il referendum popolare potrà essere richiesto anche qualora le leggi costituzionali fossero approvate con la maggioranza dei due terzi.
Nell'illustrazione della richiesta di urgenza, il Ministro per le riforme istituzionali Quagliarello ha evidenziato che l'attuale crisi economica rende indifferibili le riforme costituzionali della seconda parte della Costituzione: di qui la necessità di programmare una tempistica certa per il procedimento di revisione. Il rappresentante del Governo ha quindi ricordato che il ddl n. 813 rappresenta una puntuale traduzione delle indicazioni formulate dal Parlamento con l'approvazione, il 29 maggio scorso, delle mozioni sulle riforme costituzionali.
Con diversi accenti, i Gruppi di maggioranza e la Lega Nord hanno votato a favore della richiesta di urgenza. Il senatore Schifani (PdL) ha giudicato inopportuna una richiesta che sembra esprimere sfiducia nel lavoro parlamentare. Nel ricordare la necessità di affrontare le sfide della competizione globale con procedure decisionali più rapide, egli ha criticato, tuttavia, l'indicazione del termine di 18 mesi che suona come una sorta di commissariamento del Parlamento. Le preoccupazioni espresse dal Capogruppo del PdL sono state condivise dal senatore Giovanni Mauro (GAL). Secondo il senatore Nencini (Aut-PSI) la richiesta governativa appare legittimata dall'eccezionalità della situazione economica e istituzionale del Paese, che richiede meccanismi decisionali efficienti. Il senatore socialista si è però rammaricato per l'estensione del procedimento speciale alla riforma della legge elettorale. Il senatore Maran (SCpI) ha rilevato che il deficit di competitività del Paese va superato ricalibrando il sistema politico-istituzionale e promuovendo nuove relazioni sociali. Il senatore Calderoli (LN-Aut) ha posto l'accento sulle diverse posizioni emerse nella maggioranza e ha ironizzato sulla consistenza numerica del comitato dei saggi. Il senatore Pagliari (PD) ha invece giudicato legittima la richiesta del Governo e ha ribadito la priorità della questione politico-istituzionale.
Le opposizioni hanno votato contro la richiesta del Governo. La senatrice De Petris (Misto-SEL) ha giudicato irrispettosa dell'autonomia parlamentare e incompatibile con le previsioni regolamentari la richiesta governativa, che comprime eccessivamente i tempi d'esame delle Camere. Il senatore Crimi (M5S) ha sottolineato l'anomalia di un ddl costituzionale presentato dal Governo che, derogando all'articolo 138, diminuisce le tutele e svilisce le prerogative parlamentari, senza garantire peraltro esito positivo al procedimento di revisione. La priorità del Paese, secondo il Movimento 5 Stelle, non è la riforma della Costituzione bensì l'adozione di una politica economico-sociale innovativa.