418ª Seduta pubblica
Giovedì 26 marzo 2015 alle ore 09:32
L'Assemblea ha proseguito l'esame del ddl n. 19 e connessi, recanti norme in materia di corruzione.
Nella seduta del 19 marzo scorso il relatore, sen. D'Ascola (NCD-UDC), ha illustrato il testo proposto dalla Commissione. La prima parte del provvedimento inasprisce le pene principali e accessorie per i reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, indebita induzione, peculato). Sono previsti obblighi di riparazione pecuniaria; attenuanti in caso di collaborazione utile alle indagini; scambi di informazioni tra giudice amministrativo, pubblico ministero e Autorità anticorruzione. La seconda parte del provvedimento riguarda i delitti di falsa comunicazione sociale. Su proposta del Governo, la Commissione ha modificato gli articoli 2621 e 2622 del codice civile, distinguendo la fattispecie delle false comunicazioni sociali delle società quotate da fatti di lieve entità e prevedendo la non punibilità per fatti di particolare tenuità.
Nella seduta pomeridiana di ieri si è conclusa la discussione generale.
In sede di replica il relatore, sen. D'Ascola (NCD), ha negato che la norma dell'articolo 8 sia indeterminata: essa punisce con la reclusione da uno a cinque anni false comunicazioni societarie che riguardino "fatti materiali rilevanti". La circostanza che non sia ancora entrato in vigore l'articolo 131-bis del codice penale, cui fa riferimento l'articolo 9 sui fatti di lieve entità, non costituisce, secondo il relatore, di incostituzionalità. Infine, l'incremento sanzionatorio si giustifica con la crescente riprovazione sociale dei delitti contro la pubblica amministrazione.
Il Ministro della giustizia Orlando ha giudicato ingiusta l'accusa rivolta al Senato di avere bloccato il ddl anticorruzione, riconoscendo alla Commissione di avere migliorato il testo originario. Esistono idee diverse su come contrastare la corruzione e merito del Governo è di avere mediato tra differenti posizioni: per sconfiggere la corruzione, infatti, è importante un contributo unitario. Anche il Ministro è convinto che l'aumento delle pene, pur avendo valore simbolico e rilievo mediatico, sia insufficiente a contrastare la corruzione, ma il ddl non si limita a inasprire le sanzioni: insieme al provvedimento sul rientro dei capitali, colma lacune del sistema repressivo, introducendo l'autoriciclaggio e ripristinando il reato di falso in bilancio. Il Governo, infine, è impegnato a rafforzare la prevenzione, attraverso la semplificazione della pubblica amministrazione. Durante la votazione degli emendamenti all'articolo 1, in riposta ad una sollecitazione del sen. Palma (FI-PdL), che ha invitato il Governo a tenere conto dell'evoluzione dei fenomeni corruttivi, il Ministro della giustizia si è dichiarato disponibile ad affrontare in altra sede, sulla base dell'esperienza giurisprudenziale maturata, i temi del reato di corruzione tra privati, del traffico di influenze, della disciplina delle lobbies.
Il Presidente Grasso ha ammesso la votazione a scrutinio segreto, chiesta dal prescritto numero di senatori di FI-PdL, su numerosi emendamenti riferiti all'articolo 1, nonché sul voto complessivo degli articoli 1, 2, 8, 9 e 10.
All'articolo 1 sono stati approvati gli emendamenti 1.309, a prima firma del sen. Casson (PD), che aumenta la pena accessoria dell'interdizione, e 1.341 (testo 2), a prima firma della sen. Stefani (LN), identico all'1.342, a prima firma del sen. Caliendo (FI-PdL), che incrementa da un terzo fino a due terzi l'efficacia dell'attenuante per collaborazione. Il Governo ha accolto, inoltre, l'ordine del giorno G1.100 (testo 2), a prima firma del sen. Caliendo (FI-PdL), che lo invita a valutare l'opportunità, a fini di una più efficiente politica criminale, di integrare l'impianto dei delitti contro la pubblica amministrazione con la previsione di delitti contro l'economia nazionale. L'articolo 2 è stato approvato senza emendamenti.
Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di martedì 31 marzo.