377ª Seduta pubblica
Giovedì 15 gennaio 2015 alle ore 09:33
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1385, e connesso n. 1449, recante disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati, già approvato dall'altro ramo del Parlamento.
La discussione generale, iniziata il 7 gennaio, si è conclusa con gli interventi dei sen. Linda Lanzillotta (SC); Candiani (LN); Loredana De Petris (SEL); Quagliarello (NCD-UDC); Puglia (M5S); Bruno (FI-PdL); Tonini (PD).
Scelta Civica ritiene che il Parlamento dovrebbe onorare l'impegno assunto con il Presidente della Repubblica e varare riforme per rendere più efficienti le istituzioni. Il testo elettorale ha raggiunto un equilibrio accettabile, bilanciando rappresentatività e governabilità. Ulteriori correttivi e tutele dovranno derivare da riforme regolamentari e da modifiche alla riforma costituzionale che alzino i quorum per l'elezione degli organi di garanzia. Destano però perplessità le candidature plurime e il ballottaggio senza apparentamento, che consente l'attribuzione del premio di maggioranza ad un partito che non abbia raggiunto il 40 per cento.
La Lega Nord ha ricordato le ragioni propagandistiche e le forzature e che hanno scandito l'iter della riforma costituzionale e della legge elettorale. L'obiettivo non dichiarato è quello di svilire la rappresentanza, marginalizzare le opposizioni, concentrare il potere in capo al leader del partito vincente, che nominerà la maggioranza dei parlamentari, sceglierà il Presidente della Repubblica, individuerà i membri della Corte costituzionale e del CSM. Il patto del Nazareno ha imbrigliato l'opposizione: l'elevato numero di emendamenti presentati dalla Lega è una garanzia per tutti i senatori.
Sinistra Ecologia e Libertà ha ricordato che il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale rischia di produrre il superamento surrettizio della democrazia parlamentare. Negli ultimi decenni l'ossessione della governabilità ha prodotto la verticalizzazione del sistema istituzionale, senza garantire peraltro stabilità. Di qui la crisi della rappresentanza, la disaffezione dei cittadini, il crescente astensionismo. Il Governo Renzi aveva annunciato una svolta, ma il superamento del bicameralismo e l'Italicum sono in continuità con la riforma costituzionale del centrodestra e con il Porcellum: obiettivo non è rianimare la rappresentanza ma transitare ad una democrazia dell'investitura, che esalta le componenti populiste. La soglia per il premio di maggioranza, sebbene aumentata, rimane irragionevole e distorsiva. Le miniliste bloccate impediscono ai partiti minori di eleggere candidati con le preferenze.
Nuovo Centrodestra ha segnalato che, dall'approvazione dell'Italicum in prima lettura alla Camera, sono intervenuti due fatti nuovi: il Senato ha approvato in prima lettura la riforma del bicameralismo e al patto del Nazareno si è aggiunto un accordo di maggioranza, da cui sono scaturiti emendamenti che migliorano il testo. La legge elettorale, infatti, non può essere separata da norme che incidono sulla forma di governo e di Stato. Gli emendamenti della maggioranza prevedono che le coalizioni dei partiti siano sostituite da partiti di coalizione; elevano al 40 per cento la soglia per accedere al doppio turno; bloccano solo i capilista; riducono al 3 per cento la soglia di sbarramento. Il Gruppo non approva le candidature plurime, è favorevole ad una revisione delle norme sui partiti e sul finanziamento pubblico, ritiene che le liste mantengano un bipolarismo artificiale in una fase storica che privilegia le grandi coalizioni. Infine, la clausola di salvaguardia non è una gentile concessione: nasce da una scommessa della maggioranza sul completamento del processo riformatore.
Movimento 5 Stelle propone il Democratellum, un sistema elettorale che consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti ed esclude dal Parlamento gli inquisiti. Con forzature regolamentari la maggioranza sta introducendo surrettiziamente, tramite la legge elettorale, un premierato di fatto, privo di contrappesi. Il ballottaggio vanifica l'innalzamento della soglia consentendo l'attribuzione del premio di maggioranza ad un partito che abbia conseguito solo il 15 per cento dei voti. Applicare un meccanismo di selezione di organi monocratici ad un'Assemblea rappresentativa elettiva costituisce una scelta eversiva. Chiedendo il ritorno del testo in Commissione, il Gruppo ha invitato la minoranza del PD a sostenere con coerenza le proprie posizioni critiche.
Pur essendo all'opposizione, e pur non condividendo la sentenza della Corte che ha dichiarato illegittimo il Porcellum, Forza Italia partecipa con un accordo al processo di riforma delle istituzioni. Ha quindi concorso all'approvazione dell'Italicum e sostiene il passaggio al bicameralismo imperfetto. Rispetto al lavoro in corso in Senato sulla legge elettorale, il Gruppo è favorevole alla ricerca del consenso più ampio possibile. Gli emendamenti presentati propongono che sia ripristinato il premio di coalizione, sia introdotta possibilità di apparentamenti nel ballottaggio, sia fissata al 4,5 la soglia di sbarramento, sia posto un limite all'annullamento delle schede, siano eliminati i collegi uninominali in Trentino Alto Adige, si preveda espressamente che fino al 2016 si applica il Consultellum.
La maggioranza del PD ritiene essenziale realizzare compiutamente la transizione verso una democrazia della decisione. Nella materia elettorale e costituzionale il Governo ha un ruolo di indirizzo essenziale e la sentenza della Corte costituzionale rende urgente il varo di una nuova normativa. L'Esecutivo ha promosso un confronto ampio in Parlamento, dove sono emerse proposte che migliorano il testo della Camera. Resta il nodo della selezione dei deputati: il PD sarebbe favorevole al collegio uninominale, ma la soluzione di compresso prevede un sistema misto tra capilista bloccati ed eletti con preferenze.
In replica il Ministro per le riforme costituzionali Boschi ha affermato che la legge elettorale non può scaturire da una sentenza della Corte costituzionale: il Parlamento deve definire, con il più ampio consenso, una nuova normativa. L'Italicum, che ha il merito di garantire la certezza del vincitore nelle elezioni, è stato approvato dalla Camera a larga maggioranza; a seguito di approfondimenti sono però emerse critiche e il Governo è disponibile ad accogliere miglioramenti. L'attribuzione del premio alla lista - proposta avanzata originariamente da M5S - garantisce maggiore stabilità e implica un mutamento profondo nella vita dei partiti. Altri passi avanti sono rappresentati dal sistema misto dei capilista bloccati e delle preferenze, dalla doppia preferenza di genere, dalla revisione delle soglie sollecitata dalle opposizioni. Il Governo, pur non temendo il confronto elettorale, si ripromette di arrivare al 2018 ed è disponibile ad accogliere la clausola di salvaguardia che fissa al 1° luglio 2016 la data di entrata in vigore della legge; non può però accettare che sia bloccato il processo riformatore.
L'Assemblea ha respinto la proposta di non passaggio agli articoli, avanzata dal sen. Airola (M5S). A sostegno della proposta sono intervenuti i sen. Crimi (M5S), Divina (LN), De Cristofaro (SEL).
La Presidente Fedeli ha annunciato la prosecuzione al oltranza della seduta fino al completamento dell'illustrazione degli emendamenti all'articolo 1. Senatori di M5S hanno rinunciato all'illustrazione, protestando per la mancata pubblicazione del fascicolo degli emendamenti.
La sen. De Petris (SEL) ha illustrato proposte volte a introdurre una norma ponte: considerata l'incertezza sulla data di entrata in vigore della legge elettorale, si prevede che, nell'eventualità di elezioni anticipate, il Consultellum sia applicabile alla Camera e al Senato. Altre proposte mirano a sopprimere i capilista bloccati e le candidature plurime, a garantire la rappresentanza di genere, a ripristinare 26 circoscrizioni. Il sen. Uras (SEL) ha illustrato un emendamento che prevede l'immediata efficacia della legge. L'entrata in vigore differita salvaguarda soltanto il partito di maggioranza relativa e i suoi alleati rispetto alla continuità di un progetto autoritario. Il sen. De Cristofaro (SEL) propone la soppressione del meccanismo del ballottaggio, in base al quale i seggi attribuiti con premio di maggioranza potrebbero superare quelli attribuiti dal voto popolare. Bisognerebbe discutere apertamente di elezione diretta del premier - e approntare i necessari contrappesi - anziché introdurla surrettiziamente nella disciplina elettorale dell'Assemblea legislativa. Il sen. Cervellini (SEL) propone l'eliminazione delle soglie di sbarramento.
Il sen. Campanella (Misto) ha illustrato emendamenti volti a ridurre l'entità del premio di maggioranza che va attribuito, fissando requisiti di partecipazione, alla lista che abbia raggiunto la soglia del 45 per cento. Si prevedono inoltre l'introduzione delle primarie obbligatorie e di due schede distinte per candidati uomini e donne.
La sen. Finocchiaro (PD), richiamando la necessità di lavorare ad una riforma possibile, ha illustrato emendamenti che prevedono un'unica soglia di sbarramento al 3 per cento, alzano al 40 per cento la soglia per il premio di maggioranza, fissano al 1° luglio l'entrata in vigore della nuova disciplina, attenuano il rischio che l'assegnazione dei seggi slitti da un collegio ad un altro. Ha preannunciato infine una proposta per evitare che le candidature plurime penalizzino la rappresentanza di genere.
Il sen. Mario Mauro (GAL) ha illustrato emendamenti per ridurre il premio di maggioranza. I sen. Lucrezia Ricchiuti (PD) e Maurizio Rossi (Misto) hanno illustrato emendamenti volti a disciplinare le primarie dei partiti.