294ª Seduta pubblica
Martedì 29 luglio 2014 alle ore 09:31
In apertura di seduta il sen. Chiti (PD) ha avanzato una proposta sull'iter della riforma costituzionale: concentrare il confronto fino all'8 agosto intorno a grandi temi - elezione del Presidente della Repubblica, istituti della democrazia diretta, modalità di elezione e competenze del Senato sui diritti fondamentali, ripartizione di competenza tra Stato e Regioni -, votare gli articoli e rinviare la votazione finale a settembre. Una riforma costituzionale, infatti, non può realizzarsi in un clima di contrapposizioni frontali: la mancanza di ascolto reciproco preclude la possibilità di decisioni alte e responsabili. In assenza di un clima costituente, si smarriscono le ragioni degli uni e degli altri e viene meno la garanzia di un'informazione corretta. Nessuno, infatti, si oppone alle riforme, ci sono idee diverse su come superare il bicameralismo paritario, ridurre il numero dei parlamentari, intendere le forme di espressione della sovranità parlamentare. Chi ha ruoli di maggioranza e governo deve impegnarsi di più per un clima di civile confronto . Il Governo, d'altronde, ha aperto su un aspetto decisivo: l'ultima parola deve essere dei cittadini attraverso il referendum consultivo. Le mediazioni alla luce del sole che consentano un clima di civiltà non sono retaggio del passato: sono una risorsa della democrazia per trovare equilibrio tra decisione e dialogo.
Il sen. Zanda (PD) ha salutato con favore la proposta e ha chiesto il ritiro di molti emendamenti. Il sen. Bruno (FI-PdL) ha rilevato che il lavoro principale spetterà a relatori e Governo; ha richiamato il patto del Nazareno e ha evidenziato l'apertura sulla revisione della legge elettorale. I sen. Romani (PI) e Susta (SC) hanno accolto la proposta Chiti. Il sen. Sacconi (NCD) ha auspicato che si faccia presto e bene. Il sen. Mauro (GAL) ha sottolineato positivamente la rinuncia a prove di forza, ha auspicato però che si scoprano le carte. Il sen. Palermo (Aut-PSI) ha annunciato pieno sostegno alle proposte che favoriscono il confronto di merito.
Il sen. Centinaio (LN-Aut) ha sottolineato che da settimane l'opposizione parla di contenuti: occorrono risposte concrete per iniziare un percorso condiviso. Ha poi espresso preoccupazione per il richiamo al patto del Nazareno: il confronto in Parlamento dovrebbe essere trasparente e ampio. Movimento 5 Stelle è stato escluso dal confronto e non si riconosce - ha affermato il sen. Petrocelli (M5S) - nei progetti costituzionali fin qui presentati. La maggioranza ha difficoltà a reggere il calendario che ha imposto alla minoranza. M5S che ha presentato soltanto duecento emendamenti non accetta il diktat del Capogruppo del PD di votare all'inizio di settembre e ritiene che la proposta Chiti non consenta ancora di superare il blocco della dialettica parlamentare. La sen. De Petris (Misto-SEL) ha chiarito che il muro contro muro non si supera con una settimana in più di discussione, ma con la volontà di fare passi avanti e di perseguire una mediazione alta. Ha espresso inoltre preoccupazione per il richiamo al patto del Nazareno, un accordo estraneo al Parlamento i cui contenuti non sono noti.
Il sen. Mario Mauro (PI) ha avanzato la proposta di concedere due ore per valutare gli emendamenti e convocare una Conferenza dei Capigruppo che esplori la possibilità di stringere un patto costituente. Il sen. Quagliarello (NCD) ha osservato che un libero dibattito parlamentare non può essere vincolato da un patto esterno. Ha invitato quindi l'opposizione a cogliere l'apertura a discutere riforma costituzionale e legge elettorale. Il sen. Romani (FI-PdL), che invoca da tempo soluzioni ragionevoli, ha riconosciuto al sen. Chiti la volontà di creare un percorso costituente. Per cogliere la disponibilità dei Gruppi, occorre convocare una Conferenza dei Capigruppo.
A fronte della indisponibilità a ritirare emendamenti, il sen. Zanda (PD) ha chiesto di proseguire i lavori secondo il calendario già approvato.
Il sen. Centinaio (LN-Aut) ha replicato che nessun Gruppo ha negato la volontà di ritirare gli emendamenti: occorre però una dichiarazione di disponibilità da parte del Governo. Ha quindi appoggiato la richiesta di una Conferenza dei Capigruppo. Il sen. D'Anna (GAL), che ha presentato mille emendamenti e non intende rinunciare all'elettività del Senato, condivide l'esortazione al Ministro delle riforme a pronunciare una parola chiara.
I relatori - ha fatto presente la sen. Finocchiaro (PD) - hanno continuato a lavorare per approfondire le questioni più avvertite, un lavoro che sarebbe più agevole se il numero degli emendamenti fosse ridotto. La relatrice ha prospettato la possibilità di tenere audizioni sugli istituti di democrazia diretta e ha ammonito che la capacità del Senato di riformare se stesso con coraggio, generosità, compiutezza, è un segnale politico di grande importanza. Secondo il sen. Calderoli (LN-Aut) i relatori non possono continuare a tessere la tela senza una chiara volontà del Governo. E' utile convocare la Conferenza Capigruppo, per dare tempo adeguato ai relatori e per sviluppare un reale confronto.
La Ministro per le riforme Boschi ha ricordato che il Governo in Commissione ha accolto modifiche sostanziose al testo originario e che in sede referente non vi è mai stata contrapposizione. Il Governo è disponibile a trovare ulteriori punti di mediazione, in collaborazione con i relatori, ma non può sottostare ad un ricatto ostruzionista. La mediazione non sarà possibile su tutto, ma il Governo è favorevole alla proposta Chiti di riprogrammare i lavori.
Il Presidente Grasso ha convocato la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è stata sospesa fino alle ore 15; alla ripresa il Presidente del Senato ha comunicato con rammarico che l'esito è stato negativo.
L'Assemblea ha quindi ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.
E' ripresa la votazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1 che ridefinisce le funzioni del Senato. Sull'emendamento 1.29 a prima firma della sen. De Petris (Misto-SEL), riguardante l'elezione a suffragio universale diretto delle Camere, l'equilibrio di genere, la rappresentanza delle minoranze linguistiche, la riduzione dei deputati a 360, la sen. Ghedini (PD) ha chiesto la votazione per parti separate e un'inversione dell'ordine delle votazioni, nel senso di anticipare l'emendamento 1.1713, accolto dai relatori, che riguarda il tema della parità di genere. Il relatore Calderoli (LN-Aut) si è pronunciato contro la richiesta di votazione per parti separate. Il sen. Crimi (M5S) ha sottolineato che la richiesta equivale a impedire il voto segreto su un emendamento che sancisce l'elettività del Senato; secondo la sen. De Petris (Misto-SEL) la richiesta punta a coartare le libertà dei senatori. Secondo la sen. Bisinella (LN-Aut) il PD sta imponendo una forzatura sulla prima votazione riguardante una questione importante. Secondo la sen. Bonfrisco (FI-PdL) l'articolo 51 della Costituzione sancisce già la parità di genere.
L'emendamento 1713 (testo 2) sulla parità di genere nella rappresentanza è stato approvato all'unanimità.
Il sen. Mineo (PD), in dissenso dal Gruppo, ha annunciato voto favorevole all'elezione diretta delle due Camere. Secondo il sen. Orellana (Misto) la separazione di un emendamento omogeneo porta all'assurda conseguenza per la maggioranza di votare contro l'elezione diretta dell'intero Parlamento. La sen. De Petris (Misto-SEL) ha ritirato gli emendamenti 1.29, 1.30 e 1.31.
Sull'emendamento 1.28, riguardantel'elezione a suffragio universale e diretto delle Camere, la tutela delle minoranze linguistiche e la riduzione dei deputati a 300, la sen. Ghedini (PD) ha reiterato la richiesta di votazione per parti separate. Il sen. Sacconi (NCD) ha chiesto di sottoscrivere l'emendamento 1.28, ma la sen. De Petris (Misto-SEL) non ha accolto la richiesta. La prima firmataria dell'emendamento ha evidenziato inoltre l'impossibilità, per ragioni logico-giuridiche e linguistiche, di spacchettare l'emendamento. Il relatore, sen. Calderoli (LN-Aut), ha sottolineato che attraverso la votazione per parti separate di norme prive di significato autonomo si sta abolendo a colpi di maggioranza il voto segreto.
M5S, LN e SEL, di fronte alla messa in votazione della proposta di votazione per parti separate, hanno scandito a gran voce: Non si può! Non si può! Il sen. Zanda (PD) ha chiesto al Presidente di utilizzare tutti gli strumenti parlamentari per evitare una gazzarra. Il sen. Ferrara (GAL) e il sen. Di Maggio (PI) hanno chiesto la convocazione della Giunta per il Regolamento per valutare l'ammissibilità della votazione per parti separate. Il sen. Centinaio (LN-Aut) ha invitato il Presidente ad essere imparziale.
La sen. De Petris (Misto-SEL) ha riformulato l'emendamento, prevedendo che i membri del Parlamento sono eletti a suffragio universale e diretto, garantendo le minoranze linguistiche. La sen. Ghedini (PD) ha reiterato la richiesta di votazione per parti separate.
Si è svolto quindi un dibattito sul voto segreto. Secondo il sen. Uras (Misto-SEL) la maggioranza per prima non dovrebbe essere strumentale e non dovrebbe temere il voto segreto. Il sen. Tonini (PD) ha rivendicato il voto palese sull'elezione diretta. Il sen. Schifani (NCD) ha ricordato che i Gruppi che chiedono oggi il voto segreto si pronunciarono per il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Il sen. Romani (FI-PdL) ha segnalato che, rispetto a successivi emendamenti, il problema del voto segreto non potrà essere superato con la votazione per parti separate: occorre una chiara pronuncia di inammissibilità del voto segreto in materia costituzionale. Il sen. Volpi (LN-Aut) ha ricordato che il voto segreto per tutelare la libertà di espressione si giustifica alla luce di quanto è accaduto in Commissione, dove alcuni senatori non allineati alla maggioranza sono stati sostituiti. Secondo il sen. D'Anna (GAL) la battaglia sul voto segreto chiarisce la vera posta in gioco: il Senato elettivo. Il sen. Chiti (PD) ha precisato che voterà comunque a favore dell'elezione diretta del Senato: ha chiesto quindi alle opposizioni di non chiedere il voto segreto per tutelare i senatori dissenzienti del PD. Il sen. De Cristofaro (Misto-SEL) ha richiamato la minaccia rivolta a SEL da un membro del Governo sulle future alleanze. Lo stallo non è prodotto dagli emendamenti di SEL, ma dalla scelta del Governo di stipulare patti segreti, di non dialogare con il Parlamento, di pretendere la resa senza condizioni. Ha quindi invitato la maggioranza a rinunciare alla propaganda e a cercare nelle prossime ore una soluzione. Secondo il sen. Casini (PI) è in corso una battaglia aspra e ciascuno sta legittimamente portando avanti le sue proposte: la decisione sull'ammissibilità del voto separato e segreto va decisa dalla Giunta del Regolamento o dal Presidente del Senato. Secondo il sen. Campanella (Misto) il rispetto delle procedure garantisce le minoranze; la Costituzione è un patto tra cittadini e non può essere riformata a colpi di maggioranza e di strappi. Secondo il sen. Crimi (M5S) l'accettazione da parte del Governo della decisione sovrana del Parlamento potrebbe sbloccare l'impasse. Secondo il sen. Mauro (PI) l'Aula deve dismettere il complesso di inferiorità nei confronti del Governo.
Il Presidente Grasso, considerato che l'elettività del Senato è uno dei punti principali del confronto, ha messo in votazione la proposta di votazione per parti separate, che è stata approvata. La sen. De Petris (Misto-SEL) ha ritirato l'emendamento 1.28 e lo ha trasformato in un ordine del giorno. I sen. Russo (PD) e Sacconi (NCD) hanno chiesto di sottoscrivere l'emendamento: il Presidente ha replicato, richiamando un parere della Giunta, che la richiesta non è ammissibile. Il sen. Palma (FI-PdL) si è associato alla richiesta di convocare la Giunta del Regolamento. Il sen. Sacconi (NCD) ha chiesto al Presidente come si potrà pervenire alla votazione del testo del ddl nei tempi stabiliti. Secondo il sen. Endrizzi (M5S) l'ostinazione della catena di comando Renzi-Berlusconi sta paralizzando l'Aula.
Anche sull'emendamento 1.32, sulla riduzione del numero dei parlamentari e la rappresentanza di genere, per il quale è ammesso il voto segreto, la sen. Ghedini (PD) ha chiesto la votazione per parti separate, che è stata approvata. La prima parte dell'emendamento a scrutinio segreto e la seconda parte a voto palese sono state respinte. Il sen. Cotti (M5S) ha chiesto l'annullamento della votazione, essendo stata posta in votazione una proposta diversa da quella richiesta.
A favore dell'emendamento 1.35, che prevede la riduzione del numero dei deputati, è intervenuto il sen. Tocci (PD), il quale ha spiegato che la riduzione dei deputati ha lo scopo di garantire, a fronte del premio di maggioranza, un migliore equilibrio istituzionale nell'elezione del Presidente della Repubblica, problema tutt'ora irrisolto. Nelle scorse legislature tutti i Gruppi si sono pronunciati a favore della riduzione del numero dei parlamentari, che dovrebbe essere accolta anche da chi ha agitato il tema dei costi della politica. A favore dell'emendamento è intervenuto anche il sen. Uras (Misto-SEL) secondo il quale il testo del Governo disegna un organo parlamentare inefficiente al fine di rafforzare i poteri dell'Esecutivo. Il sen. Falanga (FI-PdL) ha chiesto al Governo di motivare il parere contrario sulla riduzione del numero dei deputati. A favore di una composizione più bilanciata delle due Camere si sono pronunciati anche i sen. Divina (LN-Aut), D'Anna (GAL), Giovanardi (NCD) e la sen. Moronese (M5S).
Secondo il sen. Crimi (M5S) la tecnica del canguro è inapplicabile su emendamenti che riguardano la Costituzione. La prima parte dell'emendamento è stata respinta, con conseguente preclusione dei successivi fino all'1.87. E' stata poi respinta la prima parte dell'emendamento 1.88, sull'elezione del Parlamento, con un effetto di preclusione che ha fatto saltare seicento pagine di emendamenti, fino al 1.1443. Le opposizioni hanno protestato vivacemente e il Presidente ha richiamato all'ordine alcuni senatori.
Secondo la sen. De Petris (Misto-SEL) il Presidente, che dovrebbe garantire il rispetto delle regole, ha applicato il canguro in un modo che non ha precedenti nella revisione costituzionale. Mentre SEL in Conferenza dei Capigruppo offriva il ritiro di 1.400 emendamenti, la maggioranza preparava forzature inaccettabili. Il sen. Palma (FI-PdL), pur nell'asprezza dello scontro politico, vuole votare la riforma nel rispetto del Regolamento. Il sen. Petrocelli (M5S) ha chiesto una sospensione di un'ora per verificare se la tecnica del canguro è stata applicata correttamente; ha poi denunciato la menzogna costruita oggi dalla Conferenza dei Capigruppo, accusando il Presidente del Senato di complicità nei confronti della maggioranza. Il sen. Scilipoti (FI-PdL) ha denunciato il rischio che ad un certo punto, esaurito il tempo, si imponga la votazione; ha invitato quindi la Presidenza a convocare una riunione per trovare una giusta via d'uscita. Il sen. Divina (LN-Aut) ha ricordato che la riforma entrerà in vigore nel 2018: non si comprendono perciò forzature che costituiranno precedente. Ha denunciato inoltre l'appiattimento dei media sui twitter del Presidente del Consiglio.
Rispetto all'applicazione del canguro, il Presidente Grasso ha fatto riferimento al parere espresso dalla Giunta del Regolamento durante la Presidenza Mancino, che richiamava per analogia il Regolamento della Camera.
Dopo che è stato respinto l'emendamento 1.1445, ritirato dal sen. Ruta (PD) e sottoscritto dal sen. Martelli (M5S), emendamento che prevede un Parlamento monocamerale e la riduzione dei deputati, c'è stata una sospensione di mezz'ora.
Alla ripresa, il sen. Casson (PD) ha fatto rilevare che il Regolamento della Camera esclude l'applicazione del canguro nella revisione costituzionale e ha giudicato pessima la conduzione dell'Aula. Il sen. Ferrara (GAL) ha chiesto di verificare se nella riforma costituzionale del 2004 è stato applicato il canguro. Il sen. Crimi (M5S) e la sen. De Petris (Misto-SEL) hanno chiesto la convocazione della Giunta del Regolamento, ricordando che il canguro richiede la votazione di proposte intermedie. Il sen. Puglia (M5S) ha chiesto un controllo sulla regolarità, ed eventualmente l'annullamento, della votazione dell'emendamento 1.32. Il Presidente Grasso ha precisato che la preclusione è l'effetto di emendamenti ripetitivi, che variano per piccoli particolari.
Il sen. Palma (FI-PdL) ha invitato il Presidente ad assumersi la responsabilità di decidere la votazione per parti separate, anziché rimettere la valutazione alla maggioranza. I sen. Buccarella (M5S) e Candiani (LN-Aut) hanno denunciato l'oscuramento degli interventi dell'opposizione nella trasmissione televisiva. Secondo il sen. D'Anna (GAL), per evitare atteggiamenti ondivaghi, bisognerebbe stabilire un percorso con regole condivise. Il sen. Centinaio (LN-Aut) ha chiesto al Presidente di essere super partes, anche nelle trasmissioni televisive. Il sen. Orellana (Misto) ha rivolto un appello alla maggioranza ad avviare un reale dialogo, considerato che il lavoro in Commissione è stato insufficiente. La sen. Ricchiuti (PD) ha chiesto al Presidente di chiarire gli effetti di preclusione dell'emendamento in votazione.
Il sen. De Cristofaro (Misto-SEL) ha ricordato che un piccolo partito, a fronte di una maggioranza che impone liste bloccate, premi di maggioranza, soglie di sbarramento, abolizione dell'elettività, non ha altra scelta che utilizzare gli strumenti regolamentari per legittima difesa. Il muro opposto dal Governo fa pensare che il canguro fosse stato già deciso. La demagogia dall'alto del Presidente del Consiglio che accusa gli oppositori di difendere le poltrone è devastante sul terreno della cultura politica. Il sen. Uras (Misto-SEL) ha ricordato che il combinato disposto della legge elettorale e della revisione costituzionale rende il Parlamento succube del Governo e consegna alla maggioranza tutti gli organi di garanzia. Le derive autoritarie verranno quando, a fronte dell'inasprirsi della crisi e alla mancanza di coperture finanziarie, la propaganda non sarà sufficiente a evitare lo scontro sociale. Secondo il sen. Di Maggio (PI) il Parlamento è ormai al giogo dell'Esecutivo. E' la prima volta che un Governo impone una revisione costituzionale, sbeffeggiando i senatori. Il sen. Zanda (PD) ha chiesto al Presidente di votare e di non ammettere interventi di insulti. Secondo il sen. Tarquinio (FI-PdL) il Governo, che è entrato a gamba tesa nelle riforme costituzionali, dovrebbe chiedersi come affronterà l'emergenza economica.
Il sen. Petrocelli (M5S) ha chiesto un'informativa del Ministro degli esteri in Aula sulla situazione in Libia. La richiesta è stata condivisa dai sen. Tonini (PD), e Romani (FI-PdL) che hanno auspicato una riunione congiunta delle Commissioni; il sen. Casini (PI) ha dato la disponibilità per un'audizione in Commissione. I sen. De Cristofaro (Misto-SEL) e Divina (LN-Aut) hanno auspicato un dibattito in Aula.
La proposta di M5S è stata respinta.