281ª Seduta pubblica
Mercoledì 16 luglio 2014 alle ore 16:00
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recanti disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.
La discussione generale, iniziata nella seduta di lunedì 14 luglio e proseguita nelle sedute successive, è ripresa con l'intervento dei sen. Minzolini, D'Ambrosio Lettieri (FI-PdL); Pagliari, Mucchetti, Lucrezia Ricchiuti, Emma Fattorini, Mirabelli (PD); Maurizio Romani (Misto); Compagnone (GAL); Morra, Santangelo, Sara Paglini, Petrocelli (M5S); Consiglio, Silvana Comaroli (LN-Aut); Elena Cattaneo (Aut-PSI); Barozzino (Misto-SEL).
Il sen. Minzolini (FI-PdL) ha esplicitato il non detto che inquina il dibattito pubblico sulla riforma: il premier vuole una legge elettorale e un assetto istituzionale che gli consentiranno di superare il rischio di erosione del consenso, in conseguenza delle difficoltà economiche del prossimo autunno, attraverso il ricorso a elezioni anticipate. L'elaborazione di una legge elettorale per un Senato con funzioni differenziate è un ostacolo rispetto a questo disegno: si spiegano così la chiusura ad ogni tentativo di approvare una riforma condivisa e di ampio respiro e l'imposizione di tempi e modi adatti ad un regolamento condominiale più che ad una Costituzione. Anziché disegnare un Senato inutile, è meglio abolirlo. Anche il sen. D'Ambrosio Lettieri (FI-PdL) ha criticato un ddl che, ignorando le osservazioni di insigni costituzionalisti, delude le aspettative di ammodernamento delle istituzioni. Un Senato di nominati, privo di potere controllo sul Governo, che conferisce un potere di interdizione alle Regioni, indebolirà le garanzie e provocherà nuovi conflitti di competenza.
Secondo i sen. Pagliari, Fattorini e Mirabelli (PD) la riforma è attesa dai cittadini e necessaria a rivedere il riparto di competenze tra Stato e Regioni e a superare il bicameralismo. Il nuovo Senato non è privo di poteri, ma rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita un potere di richiamo delle leggi approvate dalla Camera. Funzioni differenti delle due Camere giustificano sistemi diversi di legittimazione. Il ddl non comporta rischi di autoritarismo: per salvaguardare la democrazia, occorre rafforzare la decisione politica.
Molto diverso il giudizio del sen. Mucchetti (PD), il quale ha ricordato che architrave della riforma è un accordo di vertice, di contenuto ignoto, che impedisce al Parlamento di migliorare significativamente il testo. La crisi morale, istituzionale ed economica del Paese non è imputabile alla Costituzione: dipende piuttosto dalla subalternità delle autorità di governo al pensiero unico che ha portato il mondo sull'orlo del baratro. Il problema delle democrazie occidentali è l'impotenza della politica ad arginare un potere finanziario che distrugge l'industria, impoverisce il ceto medio, erode la democrazia: il ddl costituzionale, strettamente collegato all'Italicum, non mira a superare la crisi del parlamentarismo, bensì a creare un duopolio di partiti forti con idee deboli. La sen. Ricchiuti (PD) ha ricordato che la Costituzione è un tessuto di valori comuni e che ogni modifica ha conseguenze sull'intero sistema. Un monocameralismo di fatto, ad esempio, indebolisce la garanzia della riserva di legge. In assenza del federalismo fiscale, un Senato rappresentante degli enti territoriali è privo di senso. I guasti prodotti dalle ultime leggi di revisione costituzionale dovrebbero suggerire un percorso più meditato.
Movimento 5 Stelle denuncia l'ispirazione autoritaria del progetto governativo. I sen. Morra, Santangelo, Sara Paglini (M5S) hanno sottolineato che il problema dell'Italia non è il bicameralismo; le disfunzioni dipendono dalla cattiva qualità della legislazione, costituita per gran parte da decreti-legge, e dalla mancata attuazione delle norme. Le riforme costituzionali sono di competenza strettamente parlamentare: il buon senso vorrebbe che si torni a discutere in Commissione, senza pregiudizi e vincoli di maggioranza, per elaborare un testo razionale e condiviso.
La Lega Nord, la prima forza politica che ha sollevato il tema del contenimento dei costi delle istituzioni, rivendica il merito di avere sventato la manovra neocentralista dell'originario progetto governativo. Il Gruppo ha espresso apprezzamento per la costituzionalizzazione dei costi standard, ma ha denunciato la soluzione pasticciata sulle province e ha invitato il premier a spiegare in Aula le ragioni reali della scelta del Senato di secondo grado. E' ragionevole il sospetto che la revisione costituzionale rappresenti l'unico successo da sbandierare per nascondere i fallimenti economici del Governo.
Il sen. Romani (Misto) ha rilevato che per fare le riforme costituzionali occorre conoscenza oltre che coraggio. Ha ricordato quindi che il Senato fu svuotato di poteri in epoca fascista e ha richiamato le ragioni della scelta bicamerale operata dai costituenti. E' paradossale che le forze che si definiscono liberaldemocratiche siano insensibili ai rischi di accentramento del potere, mentre siano forze di tradizione comunista a difendere la democrazia e lo Stato di diritto. Il sen. Romani ha poi ricordato i falsi presupposti della riforma: i tempi di approvazione delle leggi in Italia sono nella media europea; un Senato svilito non aumenterà l'efficienza del sistema e non diminuirà i costi di funzionamento. Ha auspicato infine un Senato delle garanzie, eletto su base regionale con sistema rigorosamente proporzionale, cui spetti in via esclusiva la formazione degli organi di garanzia e l'approvazione delle leggi costituzionali.
Il sen. Compagnone (GAL) è favorevole alla riforma della seconda parte della Costituzione, ma il bicameralismo paritario va superato differenziando le funzioni delle due Camere e riducendo il numero dei parlamentari, non abolendo l'elezione diretta del Senato.
Il sen. Barozzino (Misto-SEL) ha denunciato il degrado di una politica che offende le istituzioni, criminalizza il dissenso, calpesta la Costituzione, ignora le ragioni delle minoranze, è allergica alla democrazia e insofferente a qualsiasi limite.
La sen. Cattaneo (Aut-PSI) ha ritenuto non convincenti le ragioni che giustificano la soppressione dell'elezione diretta del Senato e l'indebolimento delle garanzie. Ha rivolto un invito ad evitare semplificazioni pericolose e, considerando non rinviabili ad una successiva lettura i miglioramenti al testo, ha auspicato un Senato che integri competenze specialistiche per supportare lo sviluppo scientifico e tecnologico.