279ª Seduta pubblica
Martedì 15 luglio 2014 alle ore 16:02
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recanti disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.
Il testo licenziato dalla Commissione amplia le funzioni del Senato, garantisce un migliore equilibrio tra i poteri dello Stato e rivede il riparto di competenze tra Stato e Regioni al fine di prevenire il contenzioso prodotto dalla riforma costituzionale del 2001.
Il Senato diventa organo elettivo di secondo grado, a rinnovo parziale continuo. E' composto da cento membri: 21 sindaci e 74 consiglieri regionali, eletti dai Consigli regionali con il sistema proporzionale, e 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica il cui mandato non ripetibile dura sette anni. Alla Camera dei deputati è attribuita in via esclusiva la titolarità dell'indirizzo politico: il Senato è escluso dalla relazione fiduciaria con il Governo; suo compito prevalente è l'esercizio della funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica; partecipa inoltre alla fase ascendente e discendente del procedimento normativo dell'Unione europea; verifica l'attuazione delle leggi statali e valuta l'impatto delle politiche pubbliche sul territorio; concorre all'espressione di pareri sulle nomine governative; partecipa all'elezione del Presidente della Repubblica e degli altri organi di garanzia.
Il ddl prevede anche la soppressione del CNEL e accresce il ruolo del Governo nel procedimento legislativo, costituzionalizzando la cosiddetta ghigliottina. E' elevato il numero di firme necessario per promuovere il referendum abrogativo e per presentare proposte di legge di iniziativa popolare.
Quanto alla riforma del Titolo V, scompare la previsione costituzionale delle Province, quale articolazione territoriale della Repubblica; tuttavia, sulla base di criteri definiti con legge dello Stato, le Regioni individuano gli ambiti territoriali degli enti di area vasta. Scompare la legislazione concorrente e sono enumerate dettagliatamente anche le materie di competenza esclusiva dello Stato, che si arricchisce di nuovi contenuti tra i quali: la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell'energia; le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto. E' costituzionalizzato il riferimento ai costi standard: le funzioni amministrative degli enti territoriali sono esercitate in modo da assicurare trasparenza ed efficienza e il loro finanziamento è assicurato sulla base di indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno.
La discussione generale, iniziata nella seduta di lunedì 14 luglio, è ripresa con gli interventi dei sen. Endrizzi, Marton (M5S); Caliendo (FI-PdL); Munerato (LN-Aut); Stefano (Misto-SEL).
Nettamente contrari al ddl Movimento 5 Stelle, SEL e Gruppo Misto, ma voci critiche si sono levate da senatori appartenenti a tutti i Gruppi parlamentari, che hanno presentato numerosi emendamenti.
M5S ha denunciato i limiti di una revisione costituzionale, usata come arma di distrazione di massa da un Governo incapace di intervenire sui temi economico sociali, che finge di abolire province e di contenere i costi ma elimina in realtà soltanto le elezioni. Una legge elettorale volta a cancellare il pluralismo, un Senato composto di sindaci e consiglieri regionali, ininfluente per l'elezione degli organi di garanzia, sembrano congegnati per arrestare il Movimento 5 Stelle. Ne sono riprova la chiusura del Governo ad ogni proposta di miglioramento, il clima di criminalizzazione del senso, la scarsa attenzione dei mezzi di informazione ad una controriforma che accentra potere nelle mani dell'Esecutivo e dei partiti a danno dei cittadini e degli altri poteri dello Stato.
Il sen. Caliendo (FI-PdL) - molto applaudito da numerosi senatori - ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dai relatori. Ha invitato il Governo ad accogliere proposte migliorative, anche in considerazione del fatto che le competenze del Senato e la ristrettezza dei tempi ristretti di esame dei ddl approvati dalla Camera implicano una presenza assidua dei senatori, che potranno difficilmente cumulare impegni nazionali e locali. Ha ricordato infine che in materia costituzionale non esistono vincoli di disciplina di Gruppo e ha sollecitato una riflessione ulteriore per gli istituti di garanzia.
La Lega Nord ha rivendicato il merito di avere sventato la manovra neocentralista che ispirava il disegno originario del Governo sul riparto delle competenze tra Stato e Regioni.
Premesso che negli ultimi anni le riforme costituzionali sono state inseguite in termini strumentali e con intollerabile superficialità, il sen. Stefano (Misto-SEL) ha riconosciuto che i tempi sono maturi per un processo riformatore, che dovrebbe però essere ponderato, coerente, equilibrato e coinvolgere i cittadini. Il combinato disposto di un Senato non eletto direttamente dal popolo e di una legge elettorale ultramaggioritaria a liste bloccate rischia di accentrare un potere enorme, privo di contrappesi, nel partito che abbia conseguito il 25 per cento dei consensi.
Secondo M5S è falso sostenere che l'attuale sistema bicamerale comporti un iter legislativo lento e farraginoso vista l'estrema rapidità con cui sono state approvate in passato diverse leggi ad personam. Non c'é un problema di produzione legislativa, addirittura in eccesso, ma di incapacità a far attuare e rispettare le leggi. A differenza dei nostri Padri costituenti, che hanno riformato le istituzioni sulla base del principio della separazione dei poteri, l'attuale riforma mira ad abolire gli istituti della democrazia nell'ottica dell'uomo solo al comando, a spogliare il Senato del potere legislativo riducendolo ad un mero organo consultivo, ad aumentare il potere delle segreterie di partito, a conservare formalmente l'impianto democratico svuotandolo di contenuti. Ha infine stigmatizzato la propaganda governativa dei mass media che confonde i concetti di stabilità dell'Esecutivo e governabilità.
Per Misto-SEL l'attuale riforma ha origine da un accordo privato tra due capi di partito, risponde ad un obiettivo di pura propaganda, taglia sulla rappresentanza diretta a danno della democrazia rappresentativa e propone un Senato di nominati dalla casta.
LN ha sottolineato l'assoluta necessità di un'equa distribuzione delle risorse a livello locale, ma ha giudicato inaccettabile che lo Stato possa destinare risorse aggiuntive a favore di determinati Comuni, prevedendosi in tal modo un'estensione eccessiva dei poteri statali. Ha quindi denunciato le nefandezze del ddl Delrio.
Secondo il senatore Casini (PI), che ha preannunciato un emendamento per ampliare la platea degli elettori del Presidente della Repubblica, il ddl collega bicameralismo e regionalismo in una soluzione equilibrata. La Commissione ha svolto un lavoro positivo, correggendo gli eccessi della riforma del 2001 e ampliando le funzioni del Senato. Il testo è migliorabile, ma l'opinione pubblica non tollererebbe l'ennesimo fallimento della classe politica. Il senatore Panizza (Misto-PSI) ha espresso un giudizio positivo.
I senatori del PD Maria Grazia Gatti, Giacobbe e Micheloni hanno sottolineato come la proposta di riforma intacca alcuni principi fondamentali della Carta costituzionale come quello della sovranità popolare, che si lega in maniera indissolubile alla facoltà dei cittadini di eleggere i propri rappresentanti. I senatori Nadia Ginetti e Moscardelli hanno posto invece l'accento sul bisogno urgente di riforme per rimediare agli squilibri presenti nell'attuale ordinamento, allo scopo di ridare responsabilità alla politica e rafforzare la stabilità e l'azione di Governo. Si auspica per il futuro un aggravamento delle procedure di revisione costituzionale. Il senatore Gotor, pur preannunciando voto favorevole, ha espresso disagio in ordine all'assenza di un portavoce istituzionale del provvedimento interno all'istituzione e, onde evitare una deriva oligarchica della democrazia, ha ribadito la necessità ineludibile di cambiare i punti qualificanti dell'Italicum.
Il senatore Orellana (Misto-ILC), pur condividendo alcuni punti della riforma, ha espresso forti riserve sulle modifiche agli istituti di democrazia diretta e sulle modalità di elezione dei senatori che, chiamati a legiferare su materie di ordine costituzionale, dovrebbero avere una più forte legittimazione popolare.