217ª Seduta pubblica
Mercoledì 26 marzo 2014 alle ore 09:33
Con 160 voti favorevoli e 133 contrari, l'Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando il maxiemendamento 1.900 (testo corretto), interamente sostitutivo del ddl n. 1212, che recepisce il testo proposto dalla Commissione in materia di Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni. Il ddl torna dunque alla Camera.
Il provvedimento è composto di trenta articoli, raggruppati in cinque capi. Il capo I reca disposizioni generali, che definiscono le province enti territoriali di area vasta. Il capo II regola l'istituzione e la disciplina delle città metropolitane. Il capo III riguarda il riordino delle province, mentre il capo IV riguarda la città metropolitana di Roma capitale. Il capo V definisce gli organi e il funzionamento delle unioni e fusioni di comuni.
Intervenendo in replica il relatore, sen. Russo (PD), ha negato che le elezioni di secondo grado riducano, come temuto da molti, gli spazi di democrazia.
Il Sottosegretario agli affari regionali Bressa ha ribadito la costituzionalità del provvedimento. Ha poi ricordato che le elezioni delle aree metropolitane in Europa sono di secondo livello, precisando che le funzioni di area vasta non sono definite in relazione alle dimensioni. Ha ribadito infine che le unioni e fusioni di Comuni sono tese a valorizzare una gestione sinergica dei servizi a fini di risparmio pubblico.
Dopo la posizione della questione di fiducia da parte del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, il sen. Romani (FI-PdL) ha chiesto se il maxiemendamento riproduce esattamente il testo licenziato dalla 1a Commissione. Il Presidente Grasso ha trasmesso il maxiemendamento alla Commissione bilancio per la valutazione dei profili di copertura. Il Presidente della 5a Commissione sen. Azzollini (NCD) ha chiesto alcune modifiche per specificare la gratuità delle cariche di cui ai commi 14, 82 e 22, modifiche che sono state accolte dal Sottosegretario Bressa.
Nella discussione sulla fiducia hanno preso la parola i sen. Morra, Laura Bottici, Crimi, Elisa Bulgarelli, Endrizzi (M5S); De Cristofaro, Alessia Petraglia, Stefano (Misto-SEL); Malan, Gasparri (FI-PdL); Campanella (Misto); Arrigoni (LN-Aut); Barani (GAL).
Nelle dichiarazioni di voto hanno preannunciato la fiducia i sen. Susta (SC), Romano (PI), Zeller (Aut-PSI), D'Alì (NCD), Martini (PD). Hanno invece negato la fiducia i sen. Giovanni Mauro (GAL), Patrizia Bisinella (LN-Aut), Loredana De Petris (Misto-SEL), Santangelo (M5S), Zanettin (FI-PdL). In dissenso dal Gruppo, i sen. Maurizio Rossi e Di Maggio (PI) hanno annunciato rispettivamente voto contrario e non partecipazione al voto.
Scelta Civica, pur evidenziando la portata circoscritta del provvedimento ed esprimendo perplessità sull'area vasta, ha difeso la centralità dei comuni e ha negato che il sistema dell'elezione indiretta riduca gli spazi di democrazia.
Favorevoli a un riformismo compatibile con gli equilibri costituzionali e finanziari, i Popolari per l'Italia avrebbero preferito un intervento organico sul sistema delle autonomie territoriali. Il provvedimento, che sovrappone le città metropolitane alle province, è peraltro incompiuto e genera risparmi contenuti.
Secondo GAL il Governo ha fatto ricorso alla fiducia per impedire alla sua stessa maggioranza di migliorare un provvedimento che produrrà ulteriori contenziosi.
Il Gruppo per le Autonomie ha ricordato che il provvedimento consente di non procedere al rinnovo degli organi provinciali e che il ricorso alla fiducia è stato reso necessario dalla presentazione di numerosi emendamenti.
La Lega Nord ha denunciato il carattere demagogico di un provvedimento, imposto da Bruxelles, che non abolisce le province ma crea una selva di competenze e moltiplica i centri di spesa. Il Governo Renzi dimostra la sua continuità con i Governi precedenti, orientati alla centralizzazione del potere.
Secondo SEL la rapida approvazione del provvedimento è funzionale alla campagna elettorale per le europee. Il testo è confuso, non comporta risparmi, si limita ad abolire le elezioni secondo una logica antidemocratica e spartitoria. Il Governo non ha un'idea chiara neanche della riforma del titolo V e del Senato.
Secondo Nuovo Centrodestra il ddl, pur avendo carattere transitorio, è un primo passo verso la semplificazione del governo locale, il superamento del corporativismo istituzionale e la revisione del concetto di area vasta.
Movimento 5 Stelle ha ricordato di aver presentato, il 14 maggio 2013, un ddl costituzionale per l'abolizione delle province che è stato ignorato. Un Governo fondato sulle apparenze sta imbrogliando i cittadini: il ddl modifica solo il nome delle province, mortifica la sovranità popolare, moltiplica i consiglieri e gli assessori.
Pur condividendo obiettivi di razionalizzazione e semplificazione, Forza Italia non condivide un metodo che presenta forti rilievi di costituzionalità. Nel merito, il ddl è contraddittorio, svuota le province senza eliminarle, non riduce i costi, sopprime la rappresentanza democratica ma conserva la burocrazia, pasticcia sulle funzioni del sindaco metropolitano. Il Gruppo ha richiamato il Governo al rispetto del patto sulle riforme.
Secondo il Partito Democratico l'elezione indiretta non mortifica gli enti locali e il ddl sblocca il processo riformatore che proseguirà con il codice delle autonomie, il Senato delle autonomie e il dimagrimento dei Ministeri.
L'Assemblea ha poi avviato l'esame del ddl. n. 1401 di conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, recante disposizioni in materia di capitali detenuti all'estero e in materia tributaria e contributiva, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il relatore, sen. Moscardelli (PD), ha riferito sul contenuto del testo licenziato dalla Camera che, pur abrogando l'articolo 1 del decreto-legge, fa salvi gli effetti giuridici sorti sulla base della disciplina della collaborazione volontaria in materia fiscale. L'articolo 2 interviene in tema di riordino delle agevolazioni tributarie e di aumento degli obiettivi di risparmio attesi dalla spending review. Si prevedono inoltre il differimento al 16 maggio 2014 di termini per adempimenti in materia di premi assicurativi; l'introduzione di una norma interpretativa volta a dirimere un contrasto giurisprudenziale sulla concessione governativa per la telefonia mobile; l'obbligo di indicazione nella dichiarazione dei redditi per depositi e conti correnti bancari costituiti all'estero. L'articolo 3, in relazione agli eventi alluvionali nella provincia di Modena e nella regione Veneto, dispone la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari e contributivi, che scadono tra il 17 gennaio e il 31 ottobre 2014. I commi 6 e 7 fanno riferimento all'alluvione del novembre 2013 in Sardegna e al personale impiegato nelle attività di protezione civile. L'articolo 3-bis prevede una proroga biennale del termine di restituzione dei finanziamenti contratti a seguito del sisma del maggio 2012. L'articolo 4 reca disposizioni relative alla copertura finanziaria che viene garantita mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica e delle autorizzazioni di spesa di cui al decreto legislativo n. 303 del 1999.
Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Laura Bignami, Michela Serra (M5S); Uras (Misto-Sel); Maria Cecilia Guerra, Vaccari (PD); Floris (FI-PdL); Centinaio (LN-Aut).