115ª Seduta pubblica
Mercoledì 2 ottobre 2013 alle ore 09:31
Con 235 voti favorevoli e 70 contrari, l'Assemblea ha accordato la fiducia al Governo, accogliendo la risoluzione n. 2 che approva le comunicazioni del Presidente del Consiglio. Alla risoluzione di maggioranza, presentata dai senatori Zeller (Aut-PSI), Zanda (PD) e Susta (SCpI), ha infine aggiunto la firma il senatore Schifani (PdL). Sono rimaste precluse le risoluzioni di opposizione presentate da Lega Nord e Movimento 5 Stelle.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Letta, nel rendere comunicazioni all'Assemblea, ha esordito ricordando il monito che il Presidente della Repubblica, all'indomani della sua rielezione, ha rivolto al mondo politico, chiamato a uno scatto di dignità e a una prova di amore per il Paese. Ha richiamato il percorso compiuto in cinque mesi da un Governo nato nell'interesse generale, all'insegna del dialogo e della trasparenza, e che, in ogni passaggio delicato, ha cercato il confronto con il Parlamento. Le vicende giudiziarie di Berlusconi si sono intrecciate con le vicende dell'Esecutivo, creando tensioni culminate nelle dimissioni di cinque Ministri. La Repubblica - ha sottolineato il Presidente Letta - si fonda sulla separazione dei poteri: fermo il diritto alla difesa, le vicende personali del leader del PdL vanno tenute distinte dal piano istituzionale. Il premier ha riaffermato il valore della stabilità politica: una crisi comporterebbe il rinvio delle riforme, susciterebbe tensioni sui mercati finanziari, aggraverebbe i problemi della disoccupazione, vanificherebbe i sacrifici sostenuti per il risanamento della finanza pubblica. Elezioni anticipate non sarebbero risolutive: con l'attuale legge elettorale, dalle urne non uscirebbe un risultato univoco. Con il coinvolgimento di tutte le forze politiche, dentro e fuori la maggioranza, occorre varare una nuova legge elettorale per restituire potere di scelta ai cittadini: il Governo intende sostenere questo processo. Dopo otto mesi di contrazione del Pil, l'economia si è stabilizzata: è necessaria una politica industriale che consolidi la ripresa, tagliando le tasse e rimuovendo i fattori che limitano la competitività. Negando che quello in carica sia il Governo del rinvio, il Presidente del Consiglio ha ricordato i principali provvedimenti adottati - i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, il rifinanziamento della cassa integrazione, il miglioramento della qualità della spesa pubblica, l'ecobonus, le misure per la giustizia, le semplificazioni, il decreto per la cultura, l'Agenzia per la coesione territoriale - e ha posto l'accento sull'uscita dalla procedura di deficit eccessivo. Ha quindi ribadito l'impegno, assunto in sede europea, a contenere l'indebitamento strutturale entro il 3 per cento. Ha messo in guardia dai rischi di una crisi che comprometterebbe i risultati conseguiti e ha annunciato una legge di stabilità basata sulla riduzione della spesa e delle tasse: in particolare, la manovra punterà sulla riduzione del carico fiscale per lavoratori e imprese, sugli incentivi alle start up, su un piano di dismissioni e privatizzazioni. La delega fiscale contribuirà a rendere più sistematica la lotta all'evasione e a migliorare il rapporto tra fisco e contribuente. Grazie all'Esecutivo in carica gli italiani in questi cinque mesi hanno pagato meno tasse per tre miliardi di euro. Il Governo si impegna a elaborare un piano di attrazione degli investimenti esteri, a varare riforme della giustizia a partire dalle indicazioni del gruppo di saggi nominati dal Presidente Napolitano, a completare il federalismo fiscale, a costruire un patto di stabilità interno più orientato alla crescita, a investire su educazione e cultura. Il Presidente Letta ha ricordato infine il contributo dell'Italia nella crisi siriana; ha quindi annunciato, rispetto al semestre di presidenza italiana, un programma ambizioso sui temi dell'emigrazione, dell'occupazione giovanile, della sicurezza, dell'agenda digitale. Per promuovere una maggiore integrazione europea, l'Italia deve essere credibile: con un appello al coraggio e alla speranza, il Presidente Letta ha chiesto la fiducia del Senato.
Nella conseguente discussione sono intervenuti i senatori: Compagna e Scavone (GAL), i quali si sono pronunciati a favore della prosecuzione del Governo Letta; Casini e Susta (SCpI), che hanno auspicato un'assunzione di responsabilità limpida e netta e la formazione di una nuova maggioranza di larghe intese. Secondo i senatori Ciampolillo, Giarrusso, Monica Casaletto, Santangelo, Cappelletti (M5S) le tensioni del Governo segnano il fallimento dell'alleanza tra PD e PdL. La Lega Nord ha chiesto il ritorno alle urne: i senatori Divina e Volpi (LNP-Aut) hanno evidenziato le insufficienze dell'azione di governo, tra cui la mancata applicazione dei costi standard e la mancata realizzazione delle macroregioni. Sel non vuole lo scioglimento anticipato delle Camere, che impedirebbe di votare la decadenza del senatore Berlusconi, e propone un Governo di scopo per riformare la legge elettorale: il senatore De Cristofaro (Misto-Sel) ha sollecitato segnali di discontinuità rispetto all'austerità recessiva. Il senatore Nencini (Aut-PSI) ha auspicato un Governo riformista e europeista, incentrato sul tema del lavoro. Il senatore Panizza (Aut-PSI) ha annunciato la fiducia da parte del Gruppo per le Autonomie. Pur preferendo un Governo di personalità indipendenti, la senatrice De Pin (Misto) ha annunciato la fiducia per riformare la legge elettorale e garantire il risanamento finanziario. Il senatore Bondi (PdL) ha ricordato che il Governo Letta, nato per volontà di Berlusconi, ha fallito rispetto ai suoi obiettivi - la pacificazione politica e il superamento della crisi economica - non avendo fatto alcunché per riequilibrare i poteri dello Stato ed evitare l'eliminazione per via giudiziaria del leader del PdL. Il senatore Martini (PD), nell'annunciare la fiducia, ha auspicato l'apertura di una fase nuova, tesa ad accreditare l'immagine di un Paese affidabile. Il passaggio parlamentare, dopo il rigetto delle dimissioni dei Ministri del PdL, deve segnare un'accelerazione delle riforme economiche e istituzionali.
In replica il Presidente Letta si è detto consapevole e rispettoso del travaglio di molti senatori del PdL e ha ringraziato la senatrice De Pin, eletta nel Movimento 5 Stelle, per la scelta di sostenere il Governo. Ha ribadito la volontà di non scadere in soluzioni di basso profilo e ha espresso la convinzione che il passaggio politico odierno cambierà i numeri del Governo e definirà un nuovo patto per affrontare obiettivi delicati. Ha confermato infine la volontà di affrontare i problemi del Mezzogiorno, di mettere il lavoro al centro dell'azione di governo, di adoperarsi durante il semestre italiano per mutare la rotta europea.
Nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato la fiducia i senatori: Zeller (Aut-PSI), Monti (SCpI), Berlusconi (PdL), Zanda (PD).
Il senatore Berlusconi (PdL) ha ricordato il comportamento responsabile del Gruppo che, dopo le elezioni, ha concorso alla formazione di un governo di coalizione per porre fine al clima di guerra civile. Confidando ancora in questa speranza e, sentite le dichiarazioni del Presidente del Consiglio su riduzione di pressione fiscale e responsabilità civile dei giudici, ha annunciato, non senza travaglio interno, la fiducia.
Secondo il senatore Zanda (PD), indipendentemente da manovre tattiche, che tendono a nascondere una sconfitta politica, oggi si è formata una nuova maggioranza politica. Il Governo Letta è nato con obiettivi di risanamento, non di pacificazione, e all'Italia serve un Esecutivo solido, che creda in un'Europa democratica. Richiamando i rischi del personalismo, il Capogruppo del PD ha sollecitato infine una riflessione sui guasti morali ed economici prodotti negli anni Ottanta.
Il senatore Ferrara (GAL) ha dichiarato l'esistenza di posizioni diverse all'interno del Gruppo. Il senatore Barani (GAL) ha annunciato voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.
Sel non ha votato la fiducia: la senatrice De Petris (Misto-Sel) ha giudicato positivamente la spaccatura nel PdL, ma ha lamentato l'assenza di un'idea forte di cambiamento. Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno negato la fiducia. La senatrice Taverna (M5S) ha posto l'accento sull'aumento delle entrate legate ai videogiochi, sulle riforme che stravolgono la procedura costituzionale, sul mancato accoglimento delle proposte del Gruppo in materia di reddito di cittadinanza, F-35, Tobin tax. Il senatore Bitonci (LN-Aut) ha evidenziato i record negativi dell'economia, la mancata approvazione di riforme strutturali, la sostituzione dell'Imu con la Service tax, l'aumento delle accise e dell'immigrazione clandestina.
Il Gruppo per le Autonomie ha criticato il PdL per i comportamenti irresponsabili che hanno recato danno alle istituzioni, e ha invitato il Governo ad accelerare la riforma elettorale, a proseguire l'azione di risanamento, a rinunciare all'abolizione dell'IMU. Scelta Civica ha rivolto un appello al senso di responsabilità, ricordando che l'Italia non è uscita da una situazione finanziaria critica e rischia ancora il commissariamento; ha però sottolineato la necessità di definire un nuovo patto di coalizione, evitando ambiguità e appiattimenti sulle esigenze elettorali del PdL.
Per protesta rispetto all'intervento del senatore Zanda, che va nella direzione opposta alla pacificazione, i senatori Palma e D'Anna (PdL) non hanno votato la fiducia. Il senatore Tremonti (GAL), presente in Aula, non ha votato.