Giovedì 17 Aprile 2014 - 233ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:33)
Al termine della discussione del Documento di economia e finanza 2014, l'Assemblea ha approvato a maggioranza assoluta, in un testo riformulato, le proposte di risoluzione della maggioranza e del sen. Calderoli (LN-Aut), che approvano la relazione del Governo sulla richiesta di autorizzazione allo scostamento dall'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio e impegnano a dare attuazione alle misure di rientro indicate.
E' stata approvata anche la proposta di risoluzione n. 100 dei Gruppi di maggioranza, che approva il DEF e impegna il Governo a osservare i saldi di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al Pil indicati nel DEF; a ribadire in sede europea la necessità di una svolta di politica economica a sostegno della domanda aggregata, confermando la possibilità di utilizzare la clausola di flessibilità; a trasferire il carico fiscale dal lavoro e dall'impresa ai consumi e all'ambiente; a eliminare gradualmente l'Irap; ad attuare la delega fiscale; a selezionare gli interventi di revisione della spesa per evitare effetti recessivi; a riformare il patto di stabilità interno; a rilanciare gli investimenti pubblici; a dare soluzione strutturale al problema degli esodati; a promuovere una riforma del mercato del lavoro tesa a incrementare l'occupazione; a promuovere la riattivazione del credito alle imprese e a intensificare il contrasto all'evasione fiscale.
Sono stati respinti gli emendamenti di Forza Italia sulla riduzione della pressione fiscale, sull'estensione del taglio dell'Irpef e sul comparto sicurezza.
In apertura di seduta il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan ha illustrato le linee programmatiche del DEF 2014, che si basa su tre pilastri: sostegno alla ripresa nascente attraverso la riduzione della pressione fiscale, l'accelerazione del pagamento dei debiti residui della pubblica amministrazione, il rilancio degli investimenti; recupero di competitività attraverso riforme del fisco, della pubblica amministrazione e del mercato del lavoro; mantenimento della disciplina di bilancio. Il Ministro ha chiesto all'Assemblea, in ragione del perdurare delle condizioni cicliche avverse, di approvare lo scostamento temporaneo dagli obiettivi programmatici di convergenza della finanza pubblica. Un piano di rientro consentirà attraverso interventi strutturali, affiancati da un piano di privatizzazioni, di conseguire nel 2016 il pareggio di bilancio in termini strutturali. Il rapporto debito/Pil, che salirà al 135 per cento nell'anno in corso, raggiungerà il 120 per cento nel 2018.
Il relatore di maggioranza, sen. Luigi Marino (PI), ha sottolineato l'integrazione delle tre sezioni del Documento (piano di stabilità, andamento della finanza pubblica e programma nazionale di riforma), ha posto l'accento sulla fiducia necessaria alla ripresa e ha ricordato il programma d'interventi, ampio e con scadenze precise, indicato dal Governo: riduzione del cuneo fiscale per famiglie e imprese, ammodernamento della pubblica amministrazione, mercato del lavoro, revisione del fisco, spending review. Il relatore ha avanzato alcuni rilievi sulle coperture, chiedendo un supplemento di dati, nell'ambito della nota di aggiornamento, sulle misure una tantum, sull'ammontare dei risparmi di spesa, sul finanziamento delle detrazioni Irpef, sul debito delle società partecipate. Ha espresso inoltre perplessità sulla copertura della riduzione dell'Irap attraverso un aumento del prelievo fiscale sulle rendite finanziarie. Ha ricordato infine che la crescita è condizione imprescindibile per ridurre il rapporto debito/Pil.
La relatrice di minoranza, sen. Bonfrisco (FI-PdL), ha evidenziato la debolezza delle coperture, ha rilevato la necessità nel 2015 di una manovra correttiva tra 5 e 11 miliardi, ha sottolineato che, mentre la riduzione strutturale della pressione fiscale è imprescindibile per la crescita, il DEF prevede un aumento della pressione fiscale al 44 per cento.
Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Manuela Serra, Nunzia Catalfo, Molinari, Giovanna Mangili, Buccarella, Cioffi, Paola Nugnes, Ornella Bertorotta, Serenella Fukcsia, Petrocelli (M5S); Silvana Comaroli, Consiglio (LN-Aut); Mandelli, Zanettin, Carraro, Ceroni (FI-PdL); Paola De Pin (Misto-Gap); Uras (Misto-SEL); Milo (GAL).
In replica il Vice Ministro Morando ha accolto la proposta di risoluzione presentata dai Capigruppo di maggioranza e ha espresso parere contrario sulle altre proposte, presentate da M5S, FI-PdL e GAL, LN e SEL. Ha poi indicato tre condizioni per arrestare il declino e rilanciare la crescita: riforma del sistema politico istituzionale in modo da ridurre il gap con gli altri Paesi in termini di legittimità ed efficienza; politiche europee per correggere gli squilibri macroeconomici tra Paesi in surplus e Paesi in deficit commerciale (vanno in questa direzione l'unione bancaria, le politiche non convenzionali della BCE contro la deflazione, la politica di sostegno ai consumi interni in Germania); superamento di un'ottica emergenziale con politiche riformiste di medio lungo periodo. Il Vice Ministro ha precisato infine che lo scostamento è limitato e riguarda il ritmo di miglioramento dell'indebitamento strutturale; che l'obiettivo strategico del taglio su Irpef e Irap è la riduzione del cuneo fiscale e contributivo alle dimensioni europee; che le misure di sviluppo sono finanziate con la revisione pluriennale della spesa che dovrebbe peraltro migliorare le prestazioni della pubblica amministrazione.
Nelle dichiarazioni di voto sono intervenuti a favore del DEF i sen. Romano (PI), Linda Lanzillotta (SC), Fravezzi (Aut-PSI), Azzollini (NCD), Santini (PD). Hanno svolto dichiarazione di voto contro il DEF i sen. Ferrara (GAL), Divina (LN-Aut), Uras (Misto-SEL), che ha però annunciato voto favorevole allo scostamento, Barbara Lezzi (M5S), Anna Bonfrisco (FI-PdL).
M5S, che ha annunciato voto contrario all'autorizzazione dello scostamento, ritiene che il DEF sia un castello di carta, un documento redatto a fini elettorali: prevede coperture aleatorie, tace sul crollo dei consumi, non prevede misure a sostegno della ricerca, dello sviluppo tecnologico e infrastrutturale, dell'efficientamento energetico. Il taglio dell'Irpef, oltre ad essere finanziato con misure una tantum, è comunque neutralizzato dall'aumento della Tasi, dalla rimodulazione delle detrazioni e dai tagli ai servizi e alla spesa sociale. Nulla si prevede per la lotta all'evasione fiscale che sottrae al fisco 60 miliardi l'anno. La riforma del mercato del lavoro comporterà un aumento del precariato e un indebolimento della contrattazione collettiva.
Forza Italia ha posto l'accento sulle divergenti valutazioni del Governo italiano e della Commissione europea su crescita del Pil e stato della finanza pubblica, che espongono il Paese al rischio di una procedura di infrazione. La previsione di crescita allo 0,8 è inattendibile e falsa l'intero documento. Il taglio dell'Irpef riguarda una platea ristretta ed esclude lavoratori autonomi e pensionati. Il rapporto debito/Pil, che nel 2011, con il Governo Berlusconi, era al 109 per cento, ha raggiunto oggi il 135 per cento. Il Gruppo ha votato contro lo scostamento in mancanza di un impegno esplicito ad utilizzare il maggiore indebitamento solo per interventi strutturali.
La Lega Nord ha richiamato i dati macroeconomici negativi: la persistente contrazione del Pil, l'aumento alla disoccupazione al 12,8 per cento, il rischio povertà per il trenta per cento della popolazione. Ha poi ricordato che l'euro e i vincoli europei impediscono di realizzare una politica a sostegno al lavoro e all'export, l'unica voce positiva del Pil. Il debito è cresciuto a causa del contributo al Fondo salva-Stati e, in conseguenza del Fiscal compact, dal 2016 l'Italia dovrà varare per venti anni manovre di 40 miliardi l'anno per ridurre il rapporto debito/Pil.
I dati macroeconomici del DEF danno ragione alla tesi, sempre sostenuta da SEL: l'austerità recessiva ha approfondito la crisi e le disuguaglianze. Dalla deflazione si può uscire soltanto con una politica di investimenti pubblici incentrata su produzione, coinvolgimento dei lavoratori, stabilità occupazionale, tutela del territorio. Il Governo, invece, non propone correttivi conseguenti bensì misure, tra cui il blocco dei contratti e la riduzione della spesa sociale, che produrranno meno crescita, meno occupazione, più debito pubblico.
Secondo GAL il DEF è un libro di favole e la richiesta del Governo di autorizzare lo scostamento dagli obiettivi di medio termine non è giustificata da eventi eccezionali e sancisce il fallimento della programmazione fin qui seguita.
Popolari per l'Italia e Scelta Civica hanno posto l'accento sul nesso tra rispetto della disciplina di bilancio e riforme coraggiose e hanno sollecitato la presentazione di un piano industriale per la pubblica amministrazione. Il Gruppo delle Autonomie ha posto l'accento sulla credibilità e sulla comune responsabilità nel dare attuazione all'ambizioso programma di riforme, auspicando un monitoraggio attento dei decreti di attuazione. Secondo il Nuovo Centrodestra le previsioni del DEF sono credibili e le misure hanno carattere strutturale, ma la maggioranza dovrà prestare attenzione particolare agli effetti di cassa e collaborare a stabilizzare le coperture. Ha invitato infine il Governo a semplificare la legislazione. Secondo il PD la richiesta di posticipare il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio è coraggiosa e si fa carico di difficoltà oggettive; il DEF segna una svolta nelle politiche economiche e le opposizioni dovrebbero collaborare a realizzare gli obiettivi di lotta agli sprechi e di maggiore efficienza.
Dopo una sospensione di circa un'ora, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Lupi ha risposto a interrogazioni a risposta immediata su due argomenti: infrastrutture strategiche e iniziative per il trasporto aereo e marittimo.
Sul primo argomento - e in particolare sul corridoio europeo Genova-Rotterdam, la linea Torino-Lione, l'alta velocità Napoli-Bari, la statale Aurelia, la variante di valico, il ponte sullo Stretto, il piano di riforma portuale, le opere idrauliche della laguna di Venezia, hanno formulato quesiti i sen. Ranucci (PD), Pagnoncelli (FI-Pdl), Scibona (M5S), Mancuso (NCD), Cervellini (Misto-SEL), Crosio (LN-Aut), Compagnone (GAL), Di Biagio (PI), dalla Zuanna (SC). Il Ministro Lupi ritiene strategica l'alta velocità Napoli-Bari, per la quale sono stanziati più di due miliardi ed è stata istituita una task force al fine di accelerare le procedure. Strategica è considerata anche la linea Torino-Lione e il Governo vigilerà per evitare infiltrazioni mafiose negli appalti. Il trasporto ferroviario regionale deve essere riqualificato e bisogna realizzare l'alta velocità su tutto il territorio nazionale. Personalmente il Ministro è favorevole al ponte sullo Stretto, ma il Governo ha altre priorità. L'Esecutivo ritiene necessarie la statale tirrenica e la riforma portuale. Se la Regione Veneto considererà prioritaria l'idrovia Padova-Venezia, l'opera sarà inserita nella legge obiettivo.
Sul secondo argomento - e in particolare sul piano degli aeroporti, le condizioni poste da Etihad nella trattativa su Alitalia, la riforma portuale, i collegamenti in Sicilia - hanno posto domande i sen. Filippi (PD), Pagnoncelli (FI-PdL), Cioffi (M5S), Mancuso (NCD), Cervellini (Misto-SEL), Candiani (LN-Aut), Di Biagio (PI). Il Ministro Lupi ha affermato che il piano nazionale degli aeroporti sarà presentato tramite un decreto e sarà approfondito in Conferenza Stato-Regioni e nelle Commissioni parlamentari competenti. Rispetto al piano Passera, nessun aeroporto viene declassato ma undici sono considerati strategici. Quanto ad Alitalia, che dal 2008 è un'azienda privata ma rimane un asset strategico, il Governo vede positivamente l'accordo con Etihad perché garantisce la ricapitalizzazione della società e garantisce all'Italia un ruolo centrale nel commercio mondiale. L'accordo non penalizza Malpensa e il Governo, in base alle proprie competenze, valuterà il piano industriale. Quanto alla riforma dei porti, che dovrà avere tempi certi ma non sarà calata dall'alto, ventiquattro autorità sono troppe, bisogna procedere all'integrazione e al coordinamento.
L'Assemblea tornerà a riunirsi martedì 22 aprile alle ore 17 per la deliberazione del parere sulla sussistenza dei requisiti di costituzionalità in ordine al decreto-legge su enti locali.
(La seduta è terminata alle ore 17:18 )