Mercoledì 25 Ottobre 2017 - 905ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:04)
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 2941, Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il ddl delinea un sistema elettorale misto: 232 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato sono assegnati in collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui è proclamato eletto il candidato più votato. I restanti seggi sono assegnati, nell'ambito di collegi plurinominali, con metodo proporzionale tra le liste e le coalizioni che abbiano superato le soglie di sbarramento che, alla Camera, sono del 3 per cento a livello nazionale per le liste singole e del 10 per cento per le coalizioni (purché almeno una lista infra-coalizione raggiunga la soglia del 3 per cento), mentre al Senato accedono al riparto le coalizioni che abbiano ottenuto sul piano nazionale almeno il 10 per cento dei voti e le liste che abbiano ottenuto sul piano nazionale almeno il 3 per cento, nonché le liste che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti nella Regione. Ciascun partito o gruppo politico organizzato che intende presentarsi alle elezioni è tenuto a depositare, oltre al proprio contrassegno, il programma elettorale, nel quale viene dichiarato il nome del capo della forza politica. I partiti possono presentarsi come lista singola o in coalizione: la coalizione è unica a livello nazionale e i partiti in coalizione presentano candidati unitari nei collegi uninominali. Non è possibile candidarsi in più di cinque collegi plurinominali; la candidatura in più di un collegio uninominale è nulla ma chi si candida in un collegio uninominale può essere candidato nei collegi plurinominali nel limite di cinque. Non è ammesso voto disgiunto e non è previsto un meccanismo di scorporo: ciascun elettore dispone di un voto da esprimere su un'unica scheda, recante il nome del candidato nel collegio uninominale e il contrassegno di ciascuna lista con a fianco i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale. Sono previste specifiche disposizioni per garantire la rappresentanza di genere.
Nella seduta di ieri il sen. Torrisi (AP) ha illustrato il testo e, dopo che sono state respinte le questioni incidentali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti degli articoli 1, 2, 3, 4 e 6.
La discussione unica sulle fiducie, iniziata ieri sera, si è conclusa oggi con gli interventi dei sen. Maria Mussini, Uras (Misto); Micheloni, Giacobbe, Cociancich, Zavoli (PD); Manuela Serra, Marton, Lucidi, Barbara Lezzi, Santangelo, Laura Bottici, Crimi, Martelli, Airola, Cappelletti, Paola Taverna (M5S); Barozzino, Bocchino, Cervellini, Mineo (SI-Sel); Pegorer, Doris Lo Moro (Art.1-MDP), la quale ha annunciato l'uscita del Gruppo dalla maggioranza; Orellana (Aut), Di Maggio (GAL). I sen. Maurizio Romani (Misto-IdV) e Mazzoni (ALA) hanno dichiarato voto favorevole alla fiducia; il sen. Gasparri (FI-PdL), invece, pur condividendo la legge elettorale, ha negato la fiducia. In dissenso dal Gruppo, il sen. Chiti (PD) ha annunciato la non partecipazione al voto di una legge elettorale che prevede una quota esigua di collegi uninominali, il voto unico, la pluralità di soglie per l'accesso ai seggi, la possibilità per i residenti in Italia di candidarsi alla circoscrizione Estero, la nozione ambigua di "capo della forza politica". Il sen. Chiti ha osservato, infine, che la legge elettorale non era nel programma del Governo Gentiloni. Il sen. Napolitano (Aut), pur lamentando la mancata distinzione delle candidature nei collegi uninominali e plurinominali e pur non condividendo il ricorso alla fiducia, ha annunciato voto favorevole alla legge elettorale. I sentori di M5S, Art.1-MDP e SI-Sel hanno rilevato che il ricorso alla fiducia, per ratificare un'intesa extraparlamentare tra Renzi e Berlusconi che prefigura un governo di larghe intese, rappresenta uno strappo istituzionale di inaudita gravità. Il cosiddetto Rosatellum, in continuità con il Porcellum e l'Italicum, indebolisce il legame tra cittadini ed eletti, generando un Parlamento debole e frammentato, composto di nominati dalle segreterie di partito. Il sistema non garantisce né la rappresentanza né la governabilità; manipola piuttosto l'intenzione di voto degli elettori con una serie di inganni: liste bloccate, pesca a strascico del voto, soglie incoerenti, coalizioni estemporanee prive di un programma di governo.
L'articolo 1 è stato approvato con 150 voti favorevoli e 61 contrari; l'articolo 2 è stato approvato con 151 voti favorevoli e 61 contrari; l'articolo 3 è stato approvato con 148 voti favorevoli e 61 contrari; l'articolo 4 è stato approvato con 150 voti favorevoli e 60 contrari. Prima della votazione dell'articolo 5 i senatori dei Gruppi M5S, SI-Sel e Art.1-MDP hanno abbandonato l'Aula. L'articolo 6 è stato approvato con 145 voti favorevoli e 17 contrari.
Le dichiarazioni di voto finale si svolgeranno domani.
(La seduta è terminata alle ore 18:23 )