Mostra Eclettiche Armonie a Palazzo Giustiniani
Un'opera di Pablo Picasso, "Figura di donna" del 1906. "La Magona d'Italia a Piombino" di Renato Guttuso. E ancora: opere di Ardengo Soffici, Mario Mafai, Mario Sironi, Ottone Rosai, Betto Lotti, Alvaro Cartei. Nel complesso, 55 opere tra dipinti, incisioni e disegni; 26 artisti rappresentati. E' quanto offre al visitatore la mostra "Eclettiche Armonie. Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione", ospitata nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
La mostra è aperta al pubblico dal 20 febbraio al 16 marzo, con ingresso - gratuito e senza obbligo di prenotazione - da via della Dogana Vecchia 29.
Orari:
- lunedì, martedì e mercoledì, ore 10-12.30 e 14-18
- giovedì e venerdì, ore 10-18
La mostra è patrocinata dal Senato della Repubblica e dal "Museo Soffici e del '900 italiano" di Poggio a Caiano (Prato).
Il Comitato d'onore è composto dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, e dal Senatore Questore Antonio De Poli. Del Comitato scientifico fanno parte gli storici dell'arte Emanuele Bardazzi, Costanza Contu e Marco Moretti.
«Accanto a celebrati maestri, la presenza di alcuni valori meno conosciuti ma tuttavia validissimi costituisce uno degli scopi di questa mostra, la quale vuole appunto rendere giusto merito ad artisti che, impossibilitati per forma mentis a farsi largo tra colleghi più scaltramente organizzati, sono rimasti tra le pieghe di quel ricco tessuto artistico che è stato il nostro Novecento», scrive il curatore della mostra, Marco Moretti, nell'introduzione del catalogo. «Altro scopo, attraverso opere riguardanti il lavoro, è l'omaggio al 70° anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione. Tra gli anni topici della sua gestazione e i successivi alla sua applicazione, decine e decine di artisti di tutta Italia furono ispirati dalla ripresa del lavoro reso attraverso vari canoni figurativi (naturalismo, post cubismo, neorealismo) con i quali tramandarono il fervore del loro tempo: dalla ripresa dei trasporti al risorgere delle fabbriche, dal lavoro dei campi a quello molteplice e vario dell'artigianato. Venne così virtualmente documentato lo sforzo dei milioni d'italiani che si erano rimboccati le maniche per restituire a se stessi e al Paese la dignità (materiale e morale) umiliata dalla guerra. Lavoro contemplato come fede laica e religiosa insieme, idealizzato con una ruota dentata nell'emblema della Repubblica e conclamato come fondamento di progresso nel primo articolo della Costituzione.Il Senato contribuisce ad arricchire la mostra esponendo materiali bibliografici, giornali e documenti originali dell'epoca che ripercorrono alcuni momenti significativi dell'elaborazione del testo della carta costituzionale e delle riflessioni dei costituenti sui problemi del lavoro».