Giovedì 22 Gennaio 2009 - 131ª Seduta pubblica (Pomeridiana)
(La seduta ha inizio alle ore 16:08)
Con 156 voti favorevoli, 6 contrari e 108 astenuti, il Senato ha approvato ddl n. 1117, collegato alla manovra finanziaria, con il nuovo titolo di delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. L'approvazione del testo licenziato dalle Commissioni 1a, 5a e 6a riunite, profondamente modificato rispetto al disegno di legge originale e ulteriormente emendato nel corso dell'esame in Assemblea, ha prodotto l'assorbimento del ddl n. 316, d'iniziativa del Consiglio regionale della Lombardia, recante nuove norme per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, e del ddl n. 1253, d'iniziativa dei sen. Finocchiaro (PD) ed altri, recante delega al Governo in materia di federalismo fiscale.
In sede di dichiarazione di voto, il sen. Pistorio (MPA) ha dichiarato il voto contrario del suo Movimento ad una delega che contiene validi principi che vanno però riempiti di contenuti in grado di modificare l'attuale inaccettabile assenza di qualsiasi politica per lo sviluppo del Mezzogiorno. L'opzione fedealista è un'opportunità per il Sud purché si dimostri equo e solidale ed abbia la perquazione come obiettivo prioritario sul fronte delle infrastrutture, della fiscalità differenziata e della rinegoziazione delle entrate.
Voto contrario è stato invece dichiarato dal sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut) che ha definito falso il federalismo fiscale proposto, perché basato sulla totale assenza di dati con conseguente presumibile aggravio di costi, stante la genericità nella definizione delle funzioni e dei livelli essenziali dei servizi e gli ampi poteri di spesa e di tassazione riconosciuti agli enti locali. Si propone inoltre un federalismo iniquo perché il criterio introdotto del costo standard non tiene conto delle differenze infrastrutturali ed economico-sociali tra le diverse aree del Paese, con la conseguenza di un annunciato aggravamento del carico fiscale dei cittadini del Mezzogiorno.
Il sen. Belisario (IdV) ha dichiarato il voto di astensione su un provvedimento che, nel passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard, finalmente pone i diversi livelli territoriali di governo di fronte all'equazione tra autonomia e responsabilità. Tuttavia non convince la dichiarata impossibilità di quantificazione dei costi, così come sforzi di miglioramento vanno indirizzati al fine di mitigare l'eccessiva genericità di criteri e principi direttivi, soprattutto con riferimento alla definizione dei costi standard. Inoltre, il fedralismo fiscale dovrà essere accompaganato da altre riforme, a partire dal Senato delle Autonomie e dal riordino del sistema delle Regioni.
Il convinto voto favrevole della Lega Nord è stato annunciato dal Presidente del Gruppo Bricolo che ha sottolineato come il federalismo fiscale, traguardo considerato impossibile fino a pochi anni fa, oggi costituisca patrimonio comune di tutte le forze politiche, come ha dimostrato il pacato e proficuo dibattito paramentare. Finalmente, grazie alla spinta propulsiva del popolo, gli enti locali avranno più poteri ed un'autonomia finanziaria che consentirà di fornire servizi migliori; il tutto senza maggiori oneri a carico dei cittadini, che anzi potranno godere di un effetto immediato di diminuzione del carico fiscale. Un fedarlismo fiscale che elimina ingiuste differenze tra i cittadini italiani e che è garantito da meccanismi di intervento per impedire sprechi da parte di amministratori locali incapaci.
Nel dichiarare il voto di astensione del Gruppo, la sen. Finocchiaro (PD) ha lamentato anzitutto come sia rimasta inevasa la richiesta di quantificazione dei costi della riforma, sempre più pressante a fronte della grave crisi economico-finanziaria in atto, ed ha sollecitato future radicali modifiche al testo con riferimento al ruolo, oggi troppo debole, del Parlamento nella definizione del percorso di attuazione del federalismo fiscale. Malgrado la cifra fortemente centralista di molte delle iniziative legislative assunte dall'attuale Governo, oggi il PD assume la responsabilità di contribuire al varo di una riforma che delinea un federalismo potenziale che, se ben attuato, potrà sconfiggere antichi mali e promuovere le amministrazioni virtuose.
Infine, il sen. Vizzini (PdL) ha dichiarato il voto orgogliosamente favorevole del Gruppo, sottolineando anzitutto la scelta responsabile del Governo e della maggioranza di assumere come punto di partenza per l'introduzione del federalismo fiscale la mai condivisa riforma del Titolo V della Costituzione unilateralmente voluta dal centrosinistra. Il federalismo fiscale, impegno chiaro assunto in campagna elettorale per fare più grande l'Italia secondo un patto di crescita che dovrà garantire condizioni di equa compartecipazione a tutte le aree del Paese, consentirà di misurare finalmente le capacità degli amministratori locali potenziando gli strumenti di controllo a disposizione del cittadino elettore, secondo criteri e meccanismi che assicureranno una razionalizzazione e in prospettiva una diminuzione della spesa e l'invarianza della pressione fiscale.
In dissenso dai loro Gruppi, il sen. Fosson (UDC-SVP-Aut) ha dichiarato voto favorevole ed annunciato l'astensione dei senatori della SVP, mentre la sen. Sbarbati (PD) ha dichiarato voto contrario.
In precedenza l'Assemblea aveva approvato l'articolo 21-bis recante norme transitorie per le città metropolitane, che potranno essere istituite nelle aree metropolitane in cui sono compresi i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli. Approvato anche l'articolo 22, accantonato nel corso della seduta antimeridiana, in un testo modificato a seguito dell'approvazione di un emendamento presentato dal relatore e recante l'ordinamento transitorio di Roma capitale ai sensi dell'articolo 114, terzo comma, della Costituzione.
(La seduta è terminata alle ore 18:34 )