Nella Biblioteca del Senato, tra i libri di Ennio Cortese
Luca Loschiavo, che ringraziamo per il seguente contributo, è professore ordinario di Storia del diritto italiano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo.
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È solo da qualche anno - devo ammetterlo - che la Biblioteca "Giovanni Spadolini" del Senato della Repubblica ha cominciato ad essere per me un punto di riferimento costante nella mia attività di studioso. Ciò è accaduto in concomitanza con l'arrivo in Piazza della Minerva dei libri che sono appartenuti a Ennio Cortese, uno dei massimi storici del diritto viventi ma anche colui che mi ha insegnato ad amare la storia giuridica del nostro medioevo.
Non penso di esagerare nel dire che l'acquisizione dell'intera biblioteca privata di Cortese ha improvvisamente trasformato un'istituzione già celebre (soprattutto per via della raccolta - assolutamente unica nel suo genere - degli statuti italiani) in un luogo davvero speciale per chiunque voglia svolgere ricerche di storia del diritto. È il caso che mi spieghi meglio e chiarisca in che senso quel luogo appaia ai miei occhi 'speciale'.
Certo, a giustificare l'uso di quest'aggettivo, sarebbe da solo sufficiente il considerare come la Biblioteca del Senato possegga ora il cospicuo e prezioso fondo antico che Cortese ha messo insieme nel corso di molti decenni scegliendo, con la competenza dello studioso raffinato, 'pezzi' al tempo stesso 'utili' e 'rari', talvolta addirittura unici, come facilmente comprende chiunque sfogli il prestigioso catalogo appena pubblicato per cura della stessa Biblioteca. Va pure detto - ed è cosa che solo chi frequenta le sale di studio può apprezzare veramente - che, nell'attuale sistemazione, a questi preziosi volumi gli studiosi hanno libero accesso e addirittura la possibilità di prenderli direttamente dallo scaffale in modo che nessuna loro curiosità possa esserne ostacolata o anche solo rallentata. Non bastasse, l'acume e la sensibilità della Direzione della Biblioteca hanno voluto che essi fossero 'ospitati' (è l'espressione utilizzata da Cortese, cui in fondo quei libri continuano ad appartenere, almeno nella misura in cui non smettono di 'rispondergli' e di 'parlargli') in una sala attigua a quella in cui sono conservati i volumi antichi raccolti da un giurista e bibliofilo autentico come Filippo Vassalli. Entrare in quei locali, insomma, è per lo studioso come avere accesso al bancone di una pasticceria per un bambino goloso!
Più ancora però a rendere la Biblioteca del Senato un luogo 'speciale' per lo storico del diritto è la terza e più vasta delle tre sale al primo piano che alla sua disciplina sono dedicate. In quell'ultimo locale - un salone, in realtà - ha trovato posto un'ampia selezione della collezione moderna di Ennio Cortese (il resto è conservato in magazzino). Vi si trovano raccolti e raggiungibili, solo allungando il braccio, edizioni moderne di fonti, collane scientifiche specialistiche, raccolte di studi, atti di convegni nazionali e internazionali, monografie italiane e straniere: volumi scelti con l'ottica, solo apparentemente arbitraria, di chi fa ricerca da molto tempo e ha individuato con esperienza gli strumenti di lavoro più utili. Vale la pena sottolineare come, scorrendo con lo sguardo gli scaffali di quella sala, spesso - spessissimo anzi - ci si imbatte in opere oggi realmente introvabili (introvabili persino nelle biblioteche specializzate).
Guardando però con più attenzione in quei medesimi scaffali, si finisce per trovare quello che per me è un ulteriore, particolarissimo e preziosissimo tesoro. Tra le brossure e le coste delle rilegature non è raro, infatti, incontrare fotocopie, dattiloscritti e opuscoli di vario genere e provenienza. Si tratta dei testi che Cortese ha faticosamente messo insieme durante la sua attività perché funzionali alle sue ricerche. Ciascuno di questi testi ha una piccola storia alle spalle ed è frutto della preziosa collaborazione di colleghi italiani e soprattutto stranieri o della cortese attenzione di bibliotecari appositamente intervistati (quando, per esempio, si trattava di recuperare saggi altrimenti impossibili da raggiungere). Altre volte, ci si trova invece di fronte al risultato di scambi con altri studiosi magari di discipline differenti con i quali Cortese ha intrattenuto (e intrattiene) rapporti di reciproca stima. È, in sostanza, l'apporto personale che, col lavoro quotidiano, lo studioso conferisce alla propria biblioteca e contribuisce - assieme ai volumi acquistati - a trasmettergli il suo peculiare, anzi unico, 'carattere'.