Benedetto Croce e la Biblioteca del Senato: un cliente affezionato
Il 20 novembre 1952 si spegneva a Napoli Benedetto Croce. Nell'anno del sessantesimo anniversario della morte la Biblioteca del Senato desidera ricordarlo, dedicandogli lo Speciale di MinervaWeb.
Non potevamo sottrarci a tale omaggio, giacché un profondo legame unisce il filosofo alla nostra Biblioteca, con la quale intrattenne rapporti più che quarantennali, testimoniati dalle molte lettere ai direttori che si succedettero nella conduzione della Biblioteca stessa.
Le sei puntate dell'approfondimento ripercorreranno la complessa personalità e la multiforme attività del personaggio, che diede un contributo fondamentale alla cultura italiana. Rivisiteremo il suo pensiero filosofico e l'impegno politico, rievocheremo la sua riflessione critica sulla letteratura e la storia, ricostruiremo le relazioni che ebbe con i contemporanei nella sua lunga esistenza, che lo vide testimone e attore di passaggi fondamentali della nostra storia.
Ci piace iniziare, a partire dalla Storia della Biblioteca del Senato, rievocando la lunga consuetudine fra il filosofo e la nostra Biblioteca, e fissando un'ideale continuità nella palazzina della Minerva, che, oggi sede della Biblioteca del Senato, in anni lontani e lungamente fu sede del Ministero della Pubblica Istruzione e per breve tempo ospitò Benedetto Croce in qualità di ministro.
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2. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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I rapporti fra Benedetto Croce e la Biblioteca del Senato sono documentati nel carteggio intercorso fra lui e i Direttori pro tempore della Biblioteca, da Fortunato Pintor a Carmine Starace, negli anni 1910-1952, cioè dal momento in cui egli entrò a far parte dell'Assemblea di Palazzo Madama, che nel marzo del 1910 convalidò la proposta presentata in gennaio dal Presidente Sonnino, fino a quello della sua morte: più di 300 lettere conservate per la maggior parte nell'Archivio della Biblioteca, salvo una trentina depositate presso l'Archivio Centrale dello Stato, e di cui nel 1991 il Presidente Spadolini curò l'edizione "con l'aiuto dei valorosi bibliotecari di palazzo Madama" (La stampa, 1 agosto 1992). [una seconda edizione fu pubblicata nel 2002].
Prese nel loro complesso, queste lettere illustrano esemplarmente i caratteri e la natura del rapporto esistente un tempo fra il bibliotecario e lo studioso utente della biblioteca, due individui spinti da un comune interesse per la cultura a un continuo scambio non soltanto di idee e di spunti di ricerca, ma anche di notizie, suggerimenti e consigli di cui il primo era generosamente prodigo al secondo, in tempi che non conoscevano il ricorso ai moderni mezzi tecnologici e costringevano perciò a rivolgersi continuamente all'esperienza del bibliotecario, per il quale la bibliografia delle diverse discipline costituiva un indispensabile strumento del mestiere.
Sotto questo profilo, Benedetto Croce (nomina sunt omina) costituì per quarant'anni una sorta di flagello per i Bibliotecari del Senato, cui per tutto questo tempo si rivolse ininterrottamente, peraltro sempre con estrema urbanità ("Le sarei molto grato", "Mi usi la cortesia") non per ottenere notizie su fatti e personaggi (ulteriore elemento a conferma dell'eccezionalità della sua statura di studioso), ma esclusivamente per "fare diligente ricerca" e per "ripescare in qualche biblioteca di Roma o di altre città" testi salomonicamente divisi fra opere di storia generale, come i 48 volumi del Memorial historico espanol chiesto da Modane il 29 luglio 1936, e testi di interesse locale, anche nel campo della letteratura dialettale, come le Stravaganze d'amore di Cristoforo Castelletti, commedia nota allora (1946) soltanto a una ristretta cerchia di studiosi dialettali per i dialoghi fra alcuni dei suoi personaggi che si esprimevano in dialetto napoletano e romanesco, esistente soltanto in stampe cinque-seicentesche, peraltro non rare, data la fortuna dell'opera (ora nota anche a un pubblico più vasto grazie all'edizione del 1981).
Le sue richieste potevano cagionare talvolta qualche apprensione al Direttore, a causa della preziosità del materiale desiderato, come nel caso degli Hymni di Michele Marullo nella edizione cinquecentina del 1532, e tal'altra esigere procedure particolarmente complesse, necessarie per ottenere il prestito da una biblioteca straniera (La vita di D. Ruggero scritta da lui stesso, ms. del sec. XVII posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Parigi, che concesse il prestito per tre mesi nell'agosto del 1928). Ma i bibliotecari di Palazzo Madama riuscirono sempre ad esaudirle, anche a prezzo di ricerche talvolta estenuanti nelle biblioteche di tutta Italia.
Dall'analisi sistematica di queste lettere si potrebbero facilmente ricostruire le linee di sviluppo degli interesse culturali di Croce, come dalla precisione delle indicazioni bibliografiche fornite per facilitare il reperimento delle opere risulta, tangibilmente, il suo rigore e la sua serietà di studioso: chiedeva molto, ma sapeva come formulare le sue richieste, una qualità che soltanto un bibliotecario spesso alle prese con richieste fumose, approssimative, confuse e poco chiare è in grado di apprezzare pienamente.
L'ultima richiesta reca la data del 20 maggio 1952, e riguarda il desiderio di rileggere un'opera tedesca letta mezzo secolo prima; sei mesi dopo Croce morì. Chissà se il Bibliotecario abbia piamente esaudito anche questo estremo desiderio del suo antico e affezionato cliente.
2. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Benedetto Croce e la Biblioteca del Senato. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.
Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.