Il Palazzo della Biblioteca del Senato
In questo numero parleremo del Palazzo della Minerva, acquistato nel 1991 dal Senato della Repubblica per volontà del Presidente Giovanni Spadolini e divenuto, nel giugno 2003, sede della Biblioteca del Senato, che vi si trasferì da Palazzo Madama, aprendo le proprie porte al pubblico.
2. Il Palazzo della Minerva. Storia e restauro
3. Opere d'arte principali presenti nel Palazzo della Minerva
4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
******************************
Il Palazzo della Minerva fa parte di quel grande isolato che gravita sulla chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva, le cui annesse fabbriche conventuali sono oggi occupate dalla Biblioteca della Camera dei deputati, quella del Senato della Repubblica, la Biblioteca Casanatense e il Convento domenicano.
Le vicende del Palazzo non possono essere esaminate disgiuntamente da quelle dell'area dell'Insula Sapientiae che ospitò nell'antichità il tempio di Iside e Serapide, o Iseo campense, il tempio di Minerva Calcidica e la piazza porticata dei Saepta Iulia, e che rappresentò, nel corso dell'età medievale e moderna, uno dei complessi religiosi più importanti della città di Roma.
Già nell'VIII secolo alcune monache basiliane, giunte a Roma da Costantinopoli, occuparono la piccola chiesa, detta di Santa Maria sopra Minerva o Santa Maria Sedes Sapientiae, senza lasciare però alcuna traccia della loro presenza.
Le origini del complesso quale oggi lo conosciamo risalgono agli anni in cui i Predicatori si stabilirono nei pressi del Pantheon e, precisamente nel 1275, i Domenicani ottennero in dono la chiesa della Minerva e le sue pertinenze.
Nel 1280 cominciarono i lavori di costruzione della basilica (unico esempio di grande architettura religiosa gotica conservatosi a Roma) e venne ampliato il primitivo nucleo conventuale, che si articolò intorno ad un grande chiostro e che acquisì, nel tempo, molto prestigio e disponibilità economiche divenendo tra i più importanti conventi della città tanto che, nel secolo successivo, ospitò due conclavi, quello del 1431, in cui fu eletto Eugenio IV, e quello del 1447, che portò all'elezione di Nicolò V. Va ricordato inoltre che S. Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395-1455) trascorsero proprio in questo convento i loro ultimi anni di vita e vennero entrambi sepolti nella chiesa.
Nella seconda metà del Quattrocento il cardinale umanista Oliviero Carafa promosse la costruzione di un secondo chiostro, quello della Cisterna. Con la fine del Concilio di Trento, il convento divenne uno dei centri di elaborazione della riforma cattolica ospitando anche la Congregazione del Sant'Uffizio e l'udienza conclusiva del processo a Galileo Galilei, con l'abiura della teoria copernicana, il 22 giugno 1633.
Tra il 1558 e il 1570, quando generale dell'ordine fu Vincenzo Giustiniani, avvennero le maggiori trasformazioni del complesso, che si conclusero nel corso del Seicento. Nei secoli XVI e XVII, nel complesso minervitano, furono impegnati alcuni tra i principali artisti dell'epoca: Baldassarre Peruzzi, Giovan Battista da Sangallo, Antonio da Sangallo il Giovane, Giovanni Fontana, Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, il Baciccia, Carlo Rainaldi etc.
L'ultimo grande evento architettonico nella storia dell'insula fu la costruzione, a partire dal 1700, della Biblioteca Casanatense, sulla base del testamento del 5 ottobre 1698, con il quale il cardinale Girolamo Casanate destinava la sua ricchissima raccolta libraria ai Domenicani affinché ne garantissero la libera consultazione al pubblico. Da allora tutte le trasformazioni si configureranno solo come adeguamenti di un assetto ormai stabile.
L'unità dell'antica "insula dominicana" rimase intatta fino all'annessione di Roma al Regno d'Italia e alla successiva destinazione del convento a sede ministeriale, solo alla fine del '900, trasferitisi altrove gli uffici ministeriale, è iniziata un'opera di recupero dell'integrità dell'insula.
2. Il Palazzo della Minerva. Storia e restauro
Il cosiddetto "Palazzo della Minerva", costruito nella seconda metà del Cinquecento per incarico di Vincenzo Giustiniani, pur appartenendo all'insula domenicana, ne costituì per molto tempo una sorta di corpo periferico. La sua posizione sulla piazza omonima, alla sinistra della chiesa ed adiacente all'antico convento dei Dominicani è ben documentata dalle numerose vedute sei-settecentesche della piazza che ci permettono anche di cogliere i cambiamenti architettonici che hanno interessato la costruzione nel corso dei secoli.
Le indagini che hanno preceduto l'intervento di restauro e adeguamento funzionale per la realizzazione della Biblioteca del Senato, hanno permesso di esaminare le strutture di fondazione, confermando la preesistenza di una torre quadrata all'angolo tra via e piazza della Minerva, mentre i carotaggi hanno evidenziato uno strato di terreno di riporto da cui si desume la presenza di un uliveto e di orti recintati; nella pianta Du Pèrac-Lafréry del 1577 si notano ancora ampi spazi destinati ad orto circondati da modesti edifici o alti muri di cinta.
Proprio le suddette indagini conoscitive hanno permesso il rinvenimento di reperti di età romana e medievale come, per esempio, le tracce dei Saepta Iulia, ampia piazza porticata di epoca augustea, destinata alle votazioni. Basi di colonne e frammenti del piano pavimentale dell'antica piazza offrono preziosi dati nella ricostruzione dell'impianto dei Saepta e dell'antica topografia romana dell'area su cui sorge il palazzo della Minerva. Inoltre, il rinvenimento di uno strato di schegge di marmo, ha confermato che, dopo aver perduto la sua funzionalità, il complesso venne largamente utilizzato come cava di marmo, specialmente nel periodo medievale. Ancora, oltre ai reperti marmorei, è stata anche rinvenuta una parte di canalizzazione probabilmente per acque scure, successiva alla prima realizzazione dei Saepta. Va infine ricordato che nella zona centrale, in corrispondenza del cortile, sono state portate alla luce due strutture parallele, probabilmente vasche per lo spegnimento della calce, intonacate all'interno.
L'edificazione dell'area occupata dal Palazzo della Minerva avvenne nel corso del XVI secolo, come appare chiaramente dalla pianta di Antonio Tempesta del 1593.
I primi importanti lavori risalgono, però, al generalato del Giustiniani e possono essere riferiti all'architetto Guidetto Guidetti.
Nelle vedute di G. B. Falda e di M. G. De Rossi appaiono botteghe in serie al piano terra (ulteriore trasformazione della metà del Seicento), ma l'impianto e la volumetria sono ancora quelli tardocinquecenteschi: edificio ad L, con fronte principale sulla piazza, forte cornice marcapiano al piano nobile (che ospiterà almeno nel Settecento i cardinali domenicani), cantonale bugnato e breve risvolto su via della Minerva.
Questo assetto, testimoniato dalle incisioni del Falda e da uno schizzo di Carlo Fontana, resterà stabile fino al rifacimento ottocentesco.
Un primo cambiamento si ebbe nel 1808 con l'occupazione napoleonica della città e la soppressione delle corporazioni religiose: il convento della Minerva vide acquartierati al suo interno più di duemila soldati, e il primo chiostro adibito a stalla.
Rientrati in possesso della propria sede nel 1814 i padri, programmarono una serie di lavori per risanare i danni causati dalle truppe. Il 1849 comportò per la Minerva l'occupazione francese e l'utilizzazione a caserma fino al 1867. La palazzina subì numerose modifiche dal 1860 a seguito della sua destinazione a sede del Pontificio Collegio Latino-Americano l'intervento fece si che si costituisse un unico compatto corpo di fabbrica a blocco.
Il palazzo venne ristrutturato attorno al 1860 da Andrea Busiri Vici senior, che elevò il corpo seicentesco, ridisegnando l'esterno secondo i canoni estetici del purismo romano. Nel 1871 la palazzina divenne sede del Ministero delle finanze fino al 1873, quando passò al Ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel 1899 una parte divenne sede della Direzione Generale delle Poste e Telegrafi. L'intervento più rilevante fu il rimaneggiamento del lungo fronte su via del Seminario e di quello all'angolo verso S. Ignazio su piazza S. Macuto che assunsero la facies attuale improntata ad un eclettismo dignitoso e un poco anonimo. Nel 1873 fu espropriato e assegnato al Ministero della Pubblica Istruzione e, successivamente, ad altre amministrazioni centrali fino alla destinazione attuale.
Nel 1974 il complesso già in uso al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni fu assegnato alla Camera dei Deputati che poté destinarlo ad ospitare la propria Biblioteca. Il Senato della Repubblica, come abbiamo visto, acquisirà più tardi il Palazzo della Minerva destinandolo ad ospitare la propria biblioteca.
La destinazione a Biblioteca del Senato in collegamento con la Biblioteca della Camera, già realizzata nel complesso domenicano della Minerva, esigeva una riqualificazione dell'edificio, frutto, come abbiamo visto, di aggregazione storica di cellule di diversa origine e matrice e dell'intervento di Andrea Busiri Vici.
Le condizioni del palazzo erano inadeguate a sopportare il peso delle raccolte librarie: la crescita del fabbricato, avvenuta in varie fasi nel corso dei secoli, aveva assimilato in successione fondazioni di diversa epoca romana. Gli interventi, assai rilevanti, hanno perciò comportato il consolidamento e l'irrigidimento delle strutture, soprattutto ai livelli inferiori; un lungo lavoro di restauro che, secondo il principio della conservazione integrata, ha rispettato il manufatto storico nei suoi volumi e nelle maglie strutturali. Da segnalare il monitoraggio strutturale effettuato con estensimetri, piezometri elettrici, fessurimetri, celle di pressione collegate a una centralina elettronica. L'impostazione generale del restauro ha mirato a non alterare il rapporto tra il fabbricato e le preesistenze e a rispettare i vincoli di carattere monumentale conservativo.
Tutto l'intervento si è ispirato sia nelle finiture che negli arredi, fissi e mobili, a quella reintegrazione dell'immagine che costituisce un atto di omaggio alla storicità dell'edificio e che si riassume nella sua facies ottocentesca e nella testimonianza storica significativa della presenza del Ministero dell'Istruzione all'indomani del trasferimento della Capitale, con la illustre presenza, negli anni, di Francesco De Sanctis e Benedetto Croce. Il trasferimento in altra sede di importanti uffici ministeriali e la sistemazione nel fabbricato della Biblioteca del Senato ha consentito la realizzazione di un duplice risultato: l'alleggerimento del carico urbanistico nella zona ed il completamento di un grande polo culturale aperto al pubblico, comprendente, nell'ex complesso domenicano, la Biblioteca del Senato, la Biblioteca della Camera e la contigua Biblioteca Casanatense.
3. Opere d'arte principali presenti nel Palazzo della Minerva
Nella Sala Atti Parlamentari e negli ambienti attigui, sono collocate opere di artisti italiani contemporanei come la "Ragazza in piedi" in rame, bronzo, nichel bianco e oro realizzata nel 2003 da Giuliano Vangi, famoso per aver realizzato numerosi monumenti collocati in contesti prestigiosi, quattro arazzi del pittore sperimentalista Corrado Cagli realizzati nel 1960 ed uno "Astratto" di Emilio Vedova realizzato nel 1964. Gli arazzi di Corrado Cagli facevano originariamente parte dell'arredo interno delle navi da crociera "Michelangelo" e "Raffaello".
Nel giardino del chiostro Guidetti è ospitata un'altra opera acquistata dal Senato: si tratta della statua in bronzodi Sandro Chia, uno dei più importanti esponenti della Transavanguardia assieme a Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Nicola De Maria e Enzo Cucchi. Il movimento fondato dal critico Achille Bonito Oliva ha avuto il suo apice negli anni ottanta del secolo scorso, per poi declinare progressivamente. La statua, realizzata nel 2003, rappresenta un angelo con una sola ala, che innalza al cielo un cuore d'oro. Nelle intenzioni dell'artista essa ricorda la necessità che il genere umano sia unito e solidale al fine di realizzare la sua secolare aspirazione al volo e alla libertà.
4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici.
Il Palazzo della Minerva e la sua storia architettonica. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.
Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.
Per i termini tecnici ricorrenti nell'articolo si rimanda alla rubrica Glossario.