Carlo Del Balzo e Le ostriche
Questa nuova rubrica intende occuparsi dei rapporti tra Parlamento e letteratura da diversi punti di vista: il Parlamento come "oggetto" letterario, quindi la letteratura "sul" Parlamento, ma anche gli scrittori che sono stati, nel corso della loro vita, parlamentari (e si potrebbe dire la letteratura "nel" Parlamento).
Nelle collezioni della Biblioteca del Senato sono presenti diverse opere di e sulla letteratura, soprattutto del periodo del Senato del Regno, periodo in cui, essendo di nomina regia, non pochi senatori erano illustri letterati.
Inizieremo con un esempio un po' peculiare, non infrequente nel periodo postunitario, che comprende in sostanza tutti e tre gli oggetti sopracitati: un deputato che scrive del Parlamento nei suoi romanzi.
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1. Il romanzo di "ambiente parlamentare"
2. Carlo Del Balzo scrittore e politico
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1. Il romanzo di "ambiente parlamentare"
L'unità d'Italia si situa in una stagione culturale molto feconda: si afferma il giornalismo cosiddetto "di massa" e i metodi ed i mezzi della scrittura giornalistica e letteraria si contaminano e competono tra di loro. Il Parlamento nazionale e tutto ciò che ruota intorno ad esso - dalle campagne elettorali ai salotti - suscitano naturalmente l'attenzione degli scrittori ma anche del pubblico (si pensi ai diversi giornali di satira, anche politica, che si pubblicano in questi anni).
Non è difficile quindi il passaggio da semplici "cronache elettorali" (scritte, tra gli altri, da personaggi del calibro di Francesco De Sanctis) all'inclusione all'interno di opere letterarie di descrizioni della vita parlamentare, di campagne elettorali o della vita politica più in generale, la maggior parte delle volte in polemica con essa.
Tra il 1870 ed i primi anni del Novecento si distingue in Italia "[...] una produzione che non è trattatistica, che non perde la sua connotazione letteraria, ma che in diversi modi, forme, espressioni e punti di vista, interpreta, critica o almeno desacralizza il mondo politico e l'esercizio del potere [...]." (Paola Villani, Introduzione a Carlo Del Balzo, Le ostriche, p. VI): inaugura la serie una novella, Mastro Domenico di Narciso Feliciano Pelosini (pubblicata però con lo pseudonimo di Paolo D'Alfiano), del 1871.
Se agli esordi questo "corpus" individuato dalla critica è caratterizzato da un'episodica critica del sistema rappresentativo, si vanno man mano individuando al suo interno una serie di "temi" che lo contraddistinguono: corruzione del sistema elettorale, descrizione del Parlamento ed inaugurazione della Camera, trasformismo. Attraverso l'antiparlamentarismo trova sfogo la coscienza del risorgimento tradito che si intreccia alla nascita della società industriale e all'irrompere sulla scena della storia dei grandi movimenti di massa: via via lo spirito polemico si stempera in un quieto "moralismo" e si esaurisce completamente nello "spaesamento" dell'uomo decadente novecentesco. (Alessandra Briganti, Il Parlamento nel romanzo italiano del secondo Ottocento. Firenze, Le Monnier, 1972, pp. 155 e seguenti).
Proprio il tradimento degli ideali risorgimentali - rappresentato dalla figura di Paolo Barnaba (Francesco Crispi) - è il tema centrale del romanzo di cui ci occuperemo: Le Ostriche di Carlo Del Balzo.
2. Carlo Del Balzo scrittore e politico
Carlo Del Balzo nasce in Irpinia (San Martino Valle Caudina) nel 1853. Sin da giovane si trasferisce a Napoli dove consegue la laurea in giurisprudenza, ma più che la pratica forense lo attrae il giornalismo. Nel 1878 partecipa a Parigi al congresso letterario legato all'Esposizione internazionale e si fa promotore di una Società letteraria internazionale di cui egli stesso fu membro per ben tredici anni (in segno di stima il governo francese lo nominerà poi "officier d'Académie").
La frequentazione del vivace ambiente intellettuale parigino impresse un marchio nella sua formazione e nella sua attività culturale futura: le sue corrispondenze da Parigi furono raccolte nel volume Parigi e i parigini (Milano 1884).
Nel 1879 fonda la Rivista Nuova di scienze, lettere ed arti rimasta in vita meno di tre anni; il quindicinale nasceva come un crocevia di cultura, una rivista eclettica e aperta all'Europa, in cui furono pubblicate alcune opere prime di Giuseppe Verga, e che riuniva intorno a sé letterati e giornalisti di tendenza realista e verista.
Eletto Deputato per la XX e XXI legislatura (1897-1900 e 1900-1904) nelle file del partito radicale e sostenitore all'interno della estrema Sinistra delle posizioni di Cavallotti, impostò la sua azione alla Camera a favore del suffragio universale, tanto per le elezioni politiche quanto per le amministrative, e contro il colonialismo.
Nel 1884 Carlo Del Balzo, sull'esempio dei Rougon-Macquart di Zola, della Comédie Humaine di Balzac e soprattutto del ciclo dei Vinti di Verga, inizia a comporre un ciclo di romanzi intitolato I deviati. Studi di costume contemporaneo, di cui riuscì a completare 10 dei 12/15 volumi previsti a causa della sua morte improvvisa avvenuta nel 1908.
L'intento è la "[...] rappresentazione di un'epoca come paesaggio umano, geografia di luoghi e costumi in cui si proietta un sistema di valori e credenze in cui l'autore crede, ma di cui vede anche la clamorosa sconfitta. " (Paola Villani, Carlo Del Balzo tra letteratura e politica, pp. 107-108).
Il primo romanzo di questo ciclo fu Le sorelle Damala (Milano 1886), dedicato ai "deviati" della nuova classe borghese; seguito da Eredità illegittime (Milano 1888), "romanzo delle elezioni"; Gente di chiesa (Torino 1897); Dottori in medicina (Napoli 1892); Il piacere supremo (Milano 1904), sulle "deviazioni" d'amore; L'ultima dea (Roma 1905), Gente nuova (Torino 1906); Sotto la toga (1906) e infine I soldati della penna (1908) sul mondo del giornalismo - soprattutto politico. In tutti i romanzi molto forte è la componente autobiografica, che "serve" all'autore a legittimare la "riproduzione del vero". Anche per questo motivo, l'intreccio e le notazioni sociali divengono molto interessanti, anche a distanza di anni, quando penetra negli ambienti e nelle situazioni che meglio gli sono noti: il mondo della politica "romana" e quello giornalistico, come avviene con Le ostriche (Milano 1901). ([...] E talmente vogliono rimanere al loro posto [...] che la gran maggioranza de' miei colleghi mi ricordano l'ostrica. [...]p. 83)
Protagonista del romanzo è Paolo Barnaba, capo del governo, in cui i contemporanei non trovarono difficoltà a riconoscere Francesco Crispi, ritratto nel biennio di governo "critico" compreso tra la repressione dei Fasci siciliani e gli scandali bancari (1893-1895). L'autore segue da un lato la vita pubblica e privata del protagonista e della sua famiglia (la moglie Livia e la figlia Evangelina) e dall'altro fotografa e indaga il panorama socio-politico nel quale egli si muove. L'onorevole Leonida - dietro cui si cela Felice Cavallotti - impersona quell'"eroe" onesto e sdegnato, ispirato ai nobili ideali democratici, che non può mancare nello schema tipico dei romanzi parlamentari (si veda Paola Villani, Introduzione a Le ostriche, pp. XXVIII-XXIX). Nel romanzo figurano tutti i temi dell'impegno politico di Del Balzo: l'anticolonialismo, l'opposizione al presidente del Consiglio, che aveva spento nel sangue il movimento dei Fasci siciliani e intraprende guerre coloniali per distogliere l'attenzione dallo spettacolo della corruzione della classe politica, la "questione morale" contro quelli che egli chiama i "meridionali affaristici", che alimentano la miseria del Sud attraverso il clientelismo e la corruttela. Del Balzo sceglie dunque in questo romanzo di "[...] denunciare [...] il male, per muovere gli animi al "bene, dipingere gli anti-valori sperando, e sopratutto credendo, di poter tornare ai valori" (Paola Villani, cit., pp. 193-194).
- I postulanti
Sulla piazza di Montecitorio aspettavano l'uscita dei deputati. Vi era il solito semicerchio di fronte alla porta [...]. Aspettavano con la speranza di muovere a pietà, con le consuete suppliche, il cuore di qualche onorevole. [...] Non mancava un maestro elementare, che aveva anche la patente di segretario comunale, venuto dal lontano paesello suo, sperduto tra i monti del Sannio, dopo aver portato al monte dei pegni tutto ciò che era possibile, per ottenere un posto migliore, onde dar pane a' suoi sette figli. [...]
Accanto a costoro, che davvero non si divertivano, si potevano distinguere due curiosi, accompagnati da un cicerone improvvisato, i quali, giunti tardi, per quel giorno, desideravano di vedere, all'uscita, le celebrità della tribuna parlamentare. Vi erano infine due o tre faccendieri, di quelli che amano di farsi vedere in famigliarità con questo o quell'onorevole, per l'incremento del loro negozio di vendita di fumo. [...] (p. 77)
- Il tradimento degli ideali risorgimentali
[...] Ah, mio caro Landoni, io comprendo che sanguini il tuo cuore di onesto uomo e di patriota; io comprendo che tu non sai credere a' tuoi occhi, e tutto ti pare un brutto sogno in una notte di alta febbre; [...]. La patria, che, tu ed io e tutti quanti, abbiamo contribuito a fare con tanti sacrifici, la patria che è disseminata delle ossa dei più cari nostri amici, delle ossa di eroi, non può non essere resa sozza per l'alito pestifero di pochi concussori, di pochi falliti nell'onore. [...] (p. 125)
- Il colonialismo
[...] A metà del dicembre giungeva in Italia la notizia di Amba, che mise sossopra tutto il mondo politico. Si apriva un abisso innanzi agli occhi di tutti. Quell'Africa ignota ne faceva ancora una delle sue. Altri prodi, che sarebbero stati, per la madre patria, sicuro ed invincibile baluardo con i petti loro, si erano inutilmente immolati. [...] La Camera si chiudeva per le feste natalizie, e il ministero Barnaba aveva ancora le mani libere; ma non aveva gli occhi liberi. E, in luogo di mandare i rinforzi subito, in una volta sola, continuò nel fatale metodo di prendere i soldati di qua e di là [...]; continuò [...] nel metodo criminoso che doveva condurre alla finale catastrofe. [...] (pp. 234-235)
Sulla definizione di Letteratura Parlamentare:
Alessandra Briganti, Il Parlamento nel romanzo italiano del secondo Ottocento. Firenze, Le Monnier, 1972
Carlo Alberto Madrignani, Rosso e nero a Montecitorio : il romanzo parlamentare della nuova Italia (1861-1901).Firenze, Vallecchi, 1980
Giovanna Caltagirone, Dietroscena, L'Italia post-unitaria nei romanzi di ambiente parlamentare(1870-1900). Roma, Bulzoni, 1993
Su Carlo Del Balzo:
Paola Villani, Carlo Del Balzo tra letteratura e politica. Napoli-Roma, ESI, 2001
Maria Paola Saci, "Carlo Del Balzo" in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani
Opere di Carlo Del Balzo nei cataloghi del Polo Bibliotecario Parlamentare:
Rivista nuova di scienze, lettere ed arti, diretta da Carlo Del Balzo. Napoli, Carluccio, 1879-1881
Roma. Milano, Ottino, 1882
Cronaca del tremuoto di Casamicciola. Napoli, C. De Blasio, 1883
Parigi e i parigini. Milano, Treves, 1884
Napoli e i napoletani. Milano, Treves, 1885
Francesca da Rimini nell'arte e nella critica. Napoli, Tocco, 1895
Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri, raccolte ed ordinate cronologicamente con note storiche, bibliografiche e biografiche da Carlo del Balzo. Roma, Forzani & C., 1889-1909
Un calendimaggio fiorentino. Roma, Tip. Dell'Unione Cooperativa Editrice, 1902
L'Italia nella letteratura francese dalla caduta dell'impero alla morte di Enrico IV. Roma-Torino, Roux & Viarengo, 1905
Le ostriche: romanzo parlamentare. Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008