E-book: scenario attuale e prospettive future
1. Una rivoluzione (solo) annunciata?
3. La prospettiva del mondo editoriale
4. La prospettiva delle biblioteche
6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. Una rivoluzione (solo) annunciata?
Le rivoluzioni si riconoscono dai loro effetti quando sono terminate, ma di questa tutti parlano già prima che inizi. È l'e-book la "quarta rivoluzione" del libro (dopo il passaggio dall'oralità alla scrittura, dal rotolo al codice, dai manoscritti alla stampa), come la definisce il saggio di Gino Roncaglia che rappresenta il principale tra gli studi di riferimento pubblicati di recente in Italia (La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza 2010).
Il tema è "esploso" nell'ultimo anno sulla scia di una strategia commerciale: l'immissione sul mercato di un gran numero di titoli di libri in formato elettronico in concomitanza con il (ri)lancio di nuovi o rinnovati dispositivi di lettura (e-reader). Un catalizzatore per questo processo è stato, almeno in Italia, il successo dell'i-pad, il nuovo tablet creato dalla Apple, che pur non essendo a rigore un reader ma un computer di nuova generazione ha di fatto reso appetibile ad un pubblico più ampio la possibilità di leggere virtualmente ovunque testi in formato elettronico, anche scaricandoli dalla rete. Ha suscitato poi un certo scalpore la notizia data il mese scorso da Amazon, sul cui sito internet le vendite di e-book hanno superato quelle dei libri tradizionali, e il cui e-reader, Kindle, ha assunto il ruolo di traino del mercato, a partire da quello statunitense.
Se l'espressione e-book è perfettamente sovrapponibile a quella di libro elettronico, non lo è invece - o non del tutto - il concetto, almeno nell'uso comune del termine. Di libri elettronici infatti si parlava già da anni in riferimento, genericamente, alle pubblicazioni digitali contrapposte a quelle cartacee, a prescindere dalle modalità della consultazione (in remoto o in locale, in una biblioteca o presso la propria postazione pc, ecc.) e dalla tipologia della pubblicazione stessa (testo scientifico o romanzo, articolo o monografia). Parallelamente, per molto tempo, l'editoria elettronica è stata incentrata da un lato su grandi raccolte on-line di testi per lo più di carattere scientifico, generalmente rese accessibili in maniera non parcellizzabile (a "pacchetti") attraverso distributori commerciali (salve le iniziative private o pubbliche di biblioteche digitali gratuite di testi letterari, come - rispettivamente - LiberLiber o il progetto della Biblioteca digitale italiana) e disponibili più spesso, dati i costi elevati, per il tramite delle istituzioni anziché per i singoli; dall'altro, si è applicata a prodotti off-line che pur con meccanismi diversi (cd-rom, dvd ecc.) riproducevano l'indissolubilità del binomio contenuto/contenitore, tipica dell'oggetto-libro tradizionale. Oggi invece l'uso linguistico si va specializzando e la comune accezione di e-book definisce un testo di carattere monografico, in formato elettronico, che possa acquisito e letto su uno strumento apposito, ma che al tempo stesso da quello strumento possa essere indipendente ed in qualche misura - fatte salve le questioni di protezione del copyright - esportabile su un altro dispositivo.
Se quindi la novità principale sta nell'avere - a costi accessibili - ridotto i vincoli imposti alla lettura dalla materialità del supporto (su uno stesso apparecchio di dimensioni tascabili è possibile registrare una grande quantità di opere, richiamabili all'occorrenza: il sogno di ogni buon lettore), d'altra parte proprio sui supporti di lettura si gioca una buona parte del successo dell'e-book, del quale si è spesso detto che la fortuna sarebbe stata decretata dall'invenzione di apparecchiature che presentassero gli stessi requisiti di efficacia del libro in forma di volume cartaceo. Quest'ultimo infatti, nel corso di circa due millenni di storia dalla diffusione della forma codex ad oggi, si è rivelato una trovata di notevole ergonomia, tale da resistere con poche modifiche non sostanziali anche ad altre rivoluzioni, come il passaggio dalla scrittura manuale alla stampa tipografica e poi industriale; un'ergonomia che i vari dispositivi elettronici esistenti sin dagli anni Sessanta, finora poco versatili e per lo più dotati di schermi retroilluminati, non erano riusciti ancora a soppiantare, rivelandosi idonei solo a certi tipi di lettura come l'attività di ricerca e di documentazione (la cosiddetta modalità lean forward), con tempi d'applicazione limitati per non affaticare la vista e in condizioni ambientali di scarsa luminosità, cioè l'opposto della lettura. Questi limiti stridenti con le tradizionali abitudini di lettura sono stati superati dai più recenti e-reader, basati su una tecnologia di "inchiostro elettronico" (e-ink) che sfruttando le cariche positive o negative di microcapsule, rispettivamente bianche o nere, simula l'effetto della pagina stampata e si propone come succedaneo della carta dal punto di vista dell'impatto visivo.
3. La prospettiva del mondo editoriale
Siamo davvero, dunque, ad un punto di svolta? Gli e-reader sono pronti a soppiantare il volume cartaceo, oppure l'idea che tutto dipenda dal supporto rappresenta un falso mito? Senza nulla togliere alla novità rappresentata dalla cosiddetta e-paper, la storia - e la storia dell'innovazione tecnologica in particolare - insegna che non sempre una soluzione si impone perché effettivamente migliore dell'alternativa minoritaria; anzi, spesso sono le leggi del marketing a decretare successi o fallimenti. Nel caso dell'e-book, la tecnologia non si è affermata di per sé (l'e-paper esisteva già da qualche anno, e d'altro canto anche le recenti evoluzioni dei telefoni cellulari ci avevano abituato alla lettura di testi su apparecchi mobili, eppure non ne creavano un vero mercato) finché gli attori del mondo editoriale non hanno elaborato più mirate politiche di vendita, anche con l'allettante prospettiva (magari talvolta disattesa, come reclamano associazioni di consumatori) di costi sensibilmente inferiori per l'acquisto di e-book rispetto ai libri tradizionali.
Così sono entrate per la porta principale nello scenario dell'editoria elettronica varie questioni che nell'editoria tradizionale non avevano cittadinanza, come la concorrenza tra formati diversi dei file (proprietari, quelli dei maggiori attori del panorama, come il formato di Amazon, o "aperti" come ePUB, incentivati dalle politiche per l'open access all'informazione; flessibili, oppure rigidi come il pdf, che però mantiene l'impostazione della pagina tradizionale); o, ancora, questioni che l'editoria conosceva sotto altre forme e per cui le risposte che aveva andavano adeguate a nuovi dibattiti, come nel caso delle questioni legate al diritto d'autore e rimodulate dal DRM (Digital Right Management).
Sempre dal punto di vista delle strategie editoriali, paradossalmente l'e-book ha fatto tornare in auge meccanismi di snellimento della filiera del libro che, collaudati in passato senza un vero successo, si ripropongono oggi in forme rivisitate: è il caso del print on demand, cui guardano con interesse soprattutto piccoli e medi editori, e che se da un lato sembra una soluzione di retroguardia rispetto ai possibili scenari di un'editoria prevalentemente - se non esclusivamente - online, d'altra parte consente di salvare l'impaginazione assegnata dall'editore (un vero e proprio metalinguaggio che attraverso la scelta del carattere, del corpo, delle illustrazioni, facilita la lettura e comunica al lettore un valore aggiunto) e ben si presta a rappresentare una soluzione intermedia che traghetti verso nuove forme di comunicazione editoriale più vicine alla logica del just in case che a quella del just in time - una logica con cui le biblioteche già si confrontano da tempo.
4. La prospettiva delle biblioteche
Le biblioteche, appunto: in questo quadro, il loro ruolo di intermediari per la selezione, l'acquisizione, la messa a disposizione di risorse è sottoposto a sollecitazioni di diverso ordine e natura, tra esperimenti di circolazione degli e-reader tra gli utenti (un progetto in tal senso è stato avviato dalla Biblioteca civica di Cologno Monzese, come descrive L. Cumino nell'ultimo Rapporto sulle biblioteche italiane, AIB 2010) e più innovative esperienze di digital lending. Inoltre, a monte, sempre di più l'editoria elettronica impone il ripensamento, anche su base cooperativa, delle politiche di acquisizione delle collezioni; a valle, inizia a porsi il problema della conservazione permanente non solo dei contenuti, ma anche delle applicazioni tecnologiche che li rendono disponibili.
Una posizione particolare è quella delle biblioteche accademiche le quali, soprattutto in ambito statunitense, stanno sperimentando forme di acquisizione di collezioni digitali di libri di testo, garantendone così il più ampio accesso agli studenti dei campus. Si tratta per lo più di un'offerta di testi elettronici in streaming (e in genere con limitazioni per stampa e download), che le biblioteche acquisiscono sottoscrivendo abbonamenti o acquistando pacchetti, magari per periodi determinati: dunque, pur nell'incertezza definitoria tipica dei momenti di transizione, sarebbe meglio parlare di online book piuttosto che di e-book per questo tipo di prodotti.
Proprio l'editoria accademica potrebbe, nel futuro prossimo, costituire un punto di biforcazione tra e-book scientifico e narrativo, se è vero che può aver senso effettuare il download autonomo per un singolo capitolo di un saggio, magari corredato di altri strumenti per la didattica (immagini, presentazioni, questionari, veri e propri learning objects), più che per un capitolo di romanzo.
Ma cosa pensano di tutto ciò i fruitori del libro? Come cambiano, davvero, le loro abitudini di lettura? Per rispondere a questi interrogativi, in Italia sono state tentate sia indagini di respiro più ampio (G. Solimine, L'Italia che legge, Laterza 2010), sia riflessioni episodiche o "impressionistiche", che si possono così sintetizzare: se un vero ampliamento del bacino dei lettori pare non sia da ascrivere tra i meriti dell'e-book (i cui principali acquirenti sono coloro che già si potevano considerare lettori "forti"), d'altra parte si direbbe che il nuovo medium abbia impatto sul cosiddetto "acquisto d'impulso" e che l'e-book stia accentuando una dimensione sociale della lettura espressa attraverso strumenti del Web 2.0 per la condivisione dei propri "scaffali virtuali", o attraverso la riproposizione in internet dei sempreverdi (soprattutto in ambito anglosassone) circoli di lettura.
Quello che però sembra preoccupare, e che emerge da un questionario somministrato presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze nell'ottobre del 2010 a bibliotecari, insegnanti, operatori del mondo editoriale, riguarda non tanto gli aspetti tecnici su cui si è finora prevalentemente concentrata la pubblicistica sull'e-book, quanto la loro interazione (e il possibile condizionamento che ne deriverebbe) con i contenuti. Le comunità professionali si interrogano insomma soprattutto sugli aspetti cognitivi della "rivoluzione" e-book, per intuirne l'impatto sull'apprendimento e per capire come si potranno sviluppare nuovi modelli epistemologici e nuove politiche editoriali e culturali.
Tra i vari miti da sfatare, insomma, quello che suscita meno sgomento ma, viceversa, maggiore curiosità nei non "addetti ai lavori" è proprio il più essenziale, circa la tante volte annunciata, mai finora avvenuta, spesso esorcizzata, "morte del libro". A dispetto di tutto, il libro non appare in crisi a causa dell'e-book, come non è stato finora soppiantato da internet, come la radio non lo è stata dalla tv, come il teatro non lo è stato dal cinema: tra gli altri lo ricorda, in riferimento al progetto di digitalizzazione di Google Book Search, Robert Darnton, illustre storico e bibliotecario di Harvard, in un recentissimo contributo sul supplemento domenicale del «Sole 24 ore» del 5 giugno 2011 (Il futuro del libro. Biblioteche, incognita Google, accessibile dalle postazioni interne della Biblioteca), e lo si ripete in quasi tutte le numerosissime tavole rotonde sul tema, che hanno affollato l'agenda di bibliotecari, librai, editori negli ultimi mesi. Meglio allora parlare non della fine bensì del futuro del libro, come suggerisce il sottotitolo del saggio di Roncaglia da cui siamo partiti.
Da questo punto di vista, il momento di transizione in cui ci troviamo al tempo stesso stimola e frena le previsioni. Una sensazione è che la vera chiave per il futuro dell'e-book sia nel modo in cui saranno sviluppate le prospettive di integrazione con media diversi. Un po' come (per ricorrere ad un esempio esterno al mondo documentario, ma in cui emerge il ruolo collaterale della telefonia mobile) la diffusione dei navigatori GPS viene resa più capillare dalla loro disponibilità sui cellulari, mentre fino a qualche anno fa in pochi sarebbero stati disposti a considerare cartografia e telefonia come concetti abbinabili in un universo semantico. In questo senso le pratiche e le strategie commerciali potrebbero giocare una parte importante nella definizione di un nuovo mercato di lettori, portando, per così dire, la montagna verso Maometto.
In attesa di verificare se di vera rivoluzione si tratta, un risultato si può dire intanto conseguito: se non quello di aver ampliato il bacino dei lettori, almeno l'aver riportato l'attenzione di un ampio pubblico - anche al di là delle questioni tecnologiche, legali, commerciali - sui temi della lettura, tanto più in un paese come l'Italia che sulla promozione della lettura investe risorse in termini sia istituzionali (si pensi alla recente creazione del Centro per il libro e la lettura in seno al Ministero per i beni e le attività culturali) sia di campagne di sensibilizzazione.
6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
E-book: scenario attuale e prospettive future. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.
Per approfondimenti, si rimanda al catalogo del Polo Bibliografico Parlamentare.
Una bibliografia selettiva sul tema degli e-book in biblioteca (2000-2010) è stata curata da Paola Gargiulo, Domenico Bogliolo e Ilaria Fava, ed è consultabile in internet.