Inseparabili: lo Stato, il mercato e l'ombra di Colbert / a cura di Daniela Felisini
Riprendiamo la rubrica inaugurata nel numero dello scorso febbraio, nella quale diamo spazio ai nostri utenti per recensioni relative a libri in possesso della nostra Biblioteca o dei quali è stato proposto l'acquisto. Ricordiamo che è possibile richiedere l'acquisto di volumi scrivendo alla casella acquisti@senato.it oppure rivolgendosi direttamente al personale del Settore Orientamento e Informazioni Bibliografiche.
Introduciamo, quindi, il dottor Ferdinando Salsano, che propone le sue riflessioni sul volume Inseparabili: lo Stato, il mercato e l'ombra di Colbert, curato da Daniela Felisini, Rubettino, Soveria Mannelli 2010, pp.348. Per la completa rispondenza agli interessi disciplinari ed alle specializzazioni delle sue collezioni il libro è in fase di acquisizione da parte della Biblioteca.
Segnaliamo, inoltre, che il prossimo 21 ottobre si terrà presso la Sala degli Atti Parlamentari una tavola rotonda di presentazione del libro in oggetto.
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La questione del rapporto fra Stato e mercato è argomento di dibattiti e controversie fin dalle origini dell'età moderna, quando per gli Stati-nazione in via di consolidamento si pose l'esigenza di affrontare i problemi posti da fenomeni come l'espansione del commercio internazionale e il diffondersi dell'economia capitalistica. Il ruolo dello Stato nell'economia ha conosciuto alterne fortune, in un avvicendarsi di fasi caratterizzate da una maggiore e più consapevole estensione della presenza pubblica con altre in cui le costruzioni ideologiche e le rappresentazioni sociali hanno posto l'accento sulle potenzialità del mercato e sulla necessità che esso goda della più ampia libertà.
Le recenti vicende della crisi finanziaria mondiale hanno riportato all'ordine del giorno la questione del rapporto fra Stato e mercato, dopo che negli ultimi decenni il prevalere degli imperativi ideologici sulla capacità di autoregolazione dei mercati sembrava aver posto termine al dibattito sul tema. In un contesto caratterizzato da fluidità e incertezza sulle future prospettive di sviluppo del capitalismo mondiale, sono tornati d'attualità termini come "colbertismo" e "mercantilismo", spesso usati fuori del loro contesto originario.
Le misure attuate da Jean-Baptiste Colbert per accrescere la prosperità e la potenza della Francia di Luigi XIV hanno infatti costituito a lungo un modello per le politiche economiche nazionali, finendo a volte per identificarsi nell'immaginario collettivo con ogni forma di intervento pubblico. In un contesto come quello attuale, appare dunque di particolare rilevanza l'iniziativa di riflettere sulla figura storica di Colbert, sulle alterne fortune della sua eredità politico-economica e, più in generale, sulle diverse implicazioni del rapporto tra Stato e mercato.
Il tema è al centro del volume curato da Daniela Felisini, Inseparabili: lo Stato, il mercato e l'ombra di Colbert, in cui sono pubblicati gli atti del convegno Stato ed economia: verso un nuovo colbertismo? che si è tenuto a Perugia il 3 e 4 aprile 2009, nell'ambito delle attività promosse dall'Istituto per la cultura e la storia d'impresa Franco Momigliano (Icsim).
Scopo dichiarato dell'iniziativa, come sottolinea Daniela Felisini nell'introduzione al volume, è quello di stimolare la riflessione sui fattori che determinano storicamente le modalità dell'intervento dello Stato in economia: istituzioni e apparati amministrativi, culture economiche, rapporti politici e sociali, necessità innescate dal ciclo economico. Oltre a mettere a fuoco chi realmente fosse Colbert e quali fossero le sue intenzioni politico-economiche, gli autori dei saggi si sono dunque interrogati su quale sia stata l'eredità del colbertismo, come l'abbiano considerata le diverse visioni dell'economia e fino a che punto le politiche interventiste possano accordarsi con gli inevitabili vincoli della finanza pubblica. I contributi si soffermano inoltre sulle possibili articolazioni dell'intervento dello Stato in una fase di tumultuoso progresso tecnologico come quella odierna e su come giudicare gli esempi di imprenditorialità pubblica nell'età contemporanea. Uno spazio rilevante è stato infine assegnato alla riflessione sul ruolo svolto dalla pubblica amministrazione in quanto strumento fondamentale per ogni genere di intervento dello Stato in materia economia.
Maurice Aymard delinea la figura storica di Colbert e le fasi salienti della nascita del "colbertismo", evidenziandone l'intersezione con la politica e con le condizioni storiche che ne hanno permesso l'affermazione. Marco Bianchini ricostruisce la genesi del "moto pendolare" tra Stato e mercato e ricorda, riprendendo la lezione di Karl Polany, che essi non sono mai stati alternativi l'uno all'altro ma, grazie al loro "doppio movimento", hanno contribuito congiuntamente a "costituire" il capitalismo. A questo moto pendolare si richiama anche Erik Reinert, che esamina l'eredità di Colbert in una prospettiva "evolutivo-schumpeteriana" per illustrare i casi in cui lo Stato partecipa attivamente alle fasi che accompagnano la gestazione, l'introduzione e le applicazioni di una nuova tecnologia. L'impegno dello Stato nel sostenere l'innovazione tecnologica è al centro anche del saggio di Renato Giannetti, che si sofferma sul ruolo svolto dalle politiche protezionistiche nei processi di industrializzazione dei vari paesi.
Al caso italiano sono dedicati i saggi di Roberto Artoni e Carlo Devillanova, Guido Melis e Leandra D'Antone. Artoni e Devillanova analizzano i problemi posti dal progressivo aumento della spesa della finanza pubblica tra il 1951 e il 2007 in una fase definita, nel suo complesso, "fortemente colbertista". Melis tratta la "storia lunga" del rapporto tra amministrazione e dirigismo economico, facendo emergere l'importanza della "spina dorsale" costituita dagli apparati burocratici, che vanno annoverati tra i principali attori del rapporto fra Stato e mercato. D'Antone ripercorre la storia dell'impresa pubblica italiana e in particolare dell'Istituto per la ricostruzione industriale (Iri) ponendo la questione della necessità di studiarne con maggiore precisione le diverse articolazioni, per formulare un giudizio storico meno generalizzante e considerare le possibili evoluzioni del ruolo dello stato nell'economia italiana.
Alle possibili evoluzioni dell'eredità di Colbert nel panorama economico odierno sono dedicati i saggi di Franco Mosconi, Andrea Goldstein e Michele Bagella. Mosconi esamina le ricette anti-crisi adottate dagli stati membri dell'Ue, sottolineando come un'eventuale nuova fase di spiccato intervento pubblico debba necessariamente assumere una dimensione europea. Andrea Goldstein si interroga sulla nozione di "neo-colbertismo" o "colbertismo hi-tech", utilizzando come esempio il modello delle partecipazioni statali nella città-stato di Singapore, dove la Temasek Holdings costituisce il nodo di intersezione fra interessi politici, burocratici e imprenditoriali. Michele Bagella cerca di individuare le possibili prospettive di sviluppo del rapporto fra Stato e mercato nel mondo contemporaneo all'indomani della recente crisi finanziaria, con particolare attenzione ai concreti meccanismi di regolazione e di coordinamento (statali, privati, corporativi o competitivi) che in determinate situazioni storiche possono essere utilizzati per correggere e indirizzare l'andamento dell'economia nazionale e internazionale.