Osservatorio internazionale. Le Repubbliche ex sovietiche: 4) la Comunità degli Stati Indipendenti

csiLa Comunità degli Stati Indipendenti o CSI nasce l'8 dicembre 1991 con la firma dell'Accordo di Minsk da parte della Repubblica di Belarus, della Federazione Russa e dell'Ucraina. L'accordo sancisce la fine dell'Unione Sovietica come soggetto di diritto internazionale e la fondazione della Comunità degli Stati Indipendenti quale luogo istituzionale di raccordo per l'avvio di un nuovo sistema di relazioni tra le repubbliche ex sovietiche.

Con l'accordo di Alma-Ata del 21 dicembre dello stesso anno, al nucleo originario aderiscono anche l'Armenia, l'Azerbaijan, il Kazakhstan, il Kirghizistan, la Moldavia, il Tagikistan, il Turkmenistan e l'Uzbekistan ai quali viene attribuito lo status di membri permanenti fondatori. Le Repubbliche Baltiche non entrano a far parte della Comunità mentre la Georgia deciderà soltanto nel 1994, e per ragioni di opportunità politico-militari, di partecipare alla confederazione. Nell'agosto 2005 il Turkmenistan ha lasciato il suo seggio permanente per adottare lo status di membro associato; nel 2008 il parlamento della Georgia ha votato all'unanimità l'uscita definitiva del paese dalla Confederazione, decisione entrata formalmente e sostanzialmente in vigore il 12 giugno 2009.

La CSI è un'organizzazione intergovernativa priva di poteri sovranazionali. Il suo Statuto, firmato a Minsk il 22 gennaio del 1993, stabilisce il principio della pari uguaglianza giuridica dei suoi membri, riconoscendo loro la piena sovranità politica e territoriale e la soggettività internazionale nelle relazioni con l'esterno. Fine della Comunità è la realizzazione di una più stretta collaborazione e cooperazione tra i paesi membri per lo sviluppo di aree di interesse comune e prioritariamente in settori quali l'economia, la politica estera e di difesa, la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la protezione ambientale, la lotta alla criminalità organizzata, la riduzione degli armamenti - con la prevista liquidazione dell'arsenale nucleare - e la soluzione pacifica delle controversie e dei conflitti tra gli Stati confederati.

Le disposizioni statutarie strutturano la CSI articolandola in diversi organi collegiali che presiedono all'effettiva esecuzione, da parte dei singoli Stati, delle risoluzioni adottate nei diversi settori di attività. E' prevista un'Assemblea Interparlamentare, costituita dalle delegazioni dei parlamenti degli Stati membri, avente funzione consultiva. Due sono le principali istituzioni di vertice: il Consiglio dei Capi di Stato ed il Consiglio dei Capi di Governo. Al primo è demandata la risoluzione delle questioni di principio aventi ad oggetto gli interessi degli Stati membri; al secondo spetta il compito di coordinare le attività dei vari esecutivi nazionali nelle materie di comune attività. Le risoluzioni di entrambi gli organi collegiali sono adottate in base al coordinamento di due principi: la regola del consensus, per la quale ogni decisione deve essere presa mediante accordo unanime del collegio e il principio della parte interessata,che consente al paese membro che si dichiari "non interessato alla questione" la sua esclusione non soltanto dal computo dei votanti, ma anche dal novero degli Stati destinatari degli effetti dell'accordo eventualmente adottato. Il combinato disposto dei due principi, se ha permesso l'adozione di numerosi provvedimenti da parte della CSI, ha anche creato un sistema di accordi a geometria variabile nel suo stesso spazio interno, influendo negativamente su di un processo di integrazione comunitaria reso già difficile dalla fragilità delle strutture democratiche, dall'alto tasso di conflittualità etnica e territoriale e dalla grave crisi economica che hanno caratterizzato l'evoluzione delle ex repubbliche sovietiche dopo la dissoluzione dell'Urss.

Dal 1994 la Comunità degli Stati Indipendenti partecipa in qualità di osservatore ai lavori dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Membri effettivi dell'ONU sono invece diventate nel 1992 le singole Repubbliche, in seguito alla proclamazione dell'indipendenza da parte dei rispettivi parlamenti. I paesi della CSI hanno poi concesso alla Federazione Russa di subentrare al seggio occupato dall'URSS nel Consiglio di Sicurezza e in tutte le organizzazioni dell'ONU di cui l'Unione Sovietica era membro.

Più complesso lo stato dei rapporti delle Repubbliche con la Nato che, al dissolvimento dell'URSS, ha predisposto una serie di strumenti di collaborazione nei confronti dei paesi dell'ex Patto di Varsavia. In qualità di Partner countries dell'Alleanza Atlantica, le Repubbliche ex sovietiche sono diventate membri del Consiglio del partnerariato euro-atlantico (EAPC) costituito nel 1997 quale organo di consultazione e di cooperazione sui temi della politica e della sicurezza tra la Nato e i paesi partner. Al Consiglio spetta anche la gestione delle relazioni tra Nato e singoli paesi dell'Europa centrale ed orientale attraverso il Partnership for Peace programme, consistente in accordi bilaterali finalizzati ad una più stretta collaborazione in tema di sicurezza e di sviluppo delle istituzioni democratiche. Ulteriore strumento di cooperazione con la Nato è rappresentato dall'Individual Partnership Action Plans: il 29 ottobre 2004 la



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