Pubblicato il 7 dicembre 2016, nella seduta n. 732
SANTANGELO , MARTON , CASTALDI , CAPPELLETTI , DONNO , BERTOROTTA , PUGLIA - Al Ministro della difesa. -
Premesso che:
recentemente la stampa, ed in particolare il "Corriere della Sera" del 29 novembre 2016, ha riportato i dettagli di un'inchiesta della Procura militare di Roma, in cui si ipotizzano i reati di peculato e truffa aggravata, a carico degli ufficiali responsabili in Afghanistan dei contratti di noleggio dei veicoli blindati;
da quanto riporta il quotidiano, risulterebbe che la Procura militare di Roma, attorno alla fornitura dei mezzi blindati, avrebbe ricostruito un vasto sistema di coperture e omissioni, che accompagnavano tutti i passaggi dell'acquisto, dai contratti alle verifiche tecniche per la messa in strada, secondo standard di presunta sicurezza. Si parla di centinaia di militari, anche dei più alti livelli, sentiti dai Carabinieri dell'ufficio di Polizia giudiziaria, sia in Italia, che in Afghanistan. Sembrerebbe che venisse "taroccata" la consistenza della blindatura, "gonfiato" il prezzo e che, nelle commissioni di collaudo sarebbero stati designati membri privi di competenza tecnica, a cui peraltro veniva fornita una documentazione largamente incompleta;
i fatti su cui indaga la Procura risalirebbero al periodo che va dal 2009 al 2014, coinvolgendo anche blindati su cui hanno viaggiato ministri, ambasciatori, politici in visita alla missione militare italiana in Afghanistan, la cui incolumità dunque sarebbe stata, di fatto, messa a repentaglio, visto lo scarsissimo livello di sicurezza dei veicoli;
stando sempre alle notizie di stampa, la dimensione dell'inchiesta è testimoniata dai 4 container di faldoni partiti da Herat verso Roma, con migliaia di documenti contabili e amministrativi. Inoltre, risulterebbe che siano stati sequestrati 28 veicoli (3 destinati all'ufficiale italiano più alto in grado in Afghanistan) con un danno economico che arriverebbe a sfiorare il milione di euro. Peraltro gli inquirenti, con molta cautela, ipotizzano che anche la morte suicida del capitano Marco Callegaro, da cui sono partite le indagini, sarebbe legata ai fatti criminosi dell'inchiesta, forse per la sua possibile posizione di testimone,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se abbia avviato un'indagine interna, non solo per individuare le responsabilità degli ufficiali indagati, ma anche per comprendere le basi di un sistema criminoso di siffatta gravità, in grado di durare ben 5 anni, senza ostacoli e senza controlli;
quali forme di controllo siano previste in materia di affidamento di servizi e di forniture alle ditte locali, nei teatri di guerra o nelle aree in cui si svolgono le missioni umanitarie a partecipazione italiana.