Atto n. 1-00649

Pubblicato il 12 ottobre 2016, nella seduta n. 699
Esame concluso nella seduta n. 700 dell'Assemblea (13/10/2016)

DONNO , BLUNDO , AIROLA , BERTOROTTA , BOTTICI , BUCCARELLA , BULGARELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , CATALFO , CIAMPOLILLO , CIOFFI , COTTI , CRIMI , ENDRIZZI , FATTORI , GAETTI , GIARRUSSO , GIROTTO , LEZZI , LUCIDI , MANGILI , MARTELLI , MARTON , MONTEVECCHI , MORONESE , MORRA , NUGNES , PAGLINI , PETROCELLI , PUGLIA , SANTANGELO , SCIBONA , SERRA , TAVERNA

Il Senato,

premesso che:

secondo il recente dossier "Indifesa" di "Terre des hommes" sulla condizione globale delle bambine e delle ragazze, ogni anno, circa 15 milioni di ragazze si sposano prima di aver compiuto i 18 anni. Tali dati sono destinati ad aumentare fino "ad arrivare a 950 milioni entro il 2030 e nel 2050 a un miliardo e 200 milioni di baby spose";

i Paesi in cui i matrimoni precoci sono maggiormente diffusi risultano essere: Somalia, Niger, Repubblica centrafricana, Mali, Sud Sudan, Guinea e Malawi. Si tratta di territori particolarmente fragili segnati da povertà estrema, guerre ed emergenze umanitarie. Sul punto, il Bangladesh è uno dei Paesi ove è più elevata l'incidenza dei matrimoni precoci: il 52 per cento delle adolescenti si unisce in matrimonio prima dei 18 anni, il 18 per cento prima dei 15 anni ed il 2 per cento ha meno di 11 anni;

è di tutta evidenza che le ripetute violazioni dei diritti umani nei conflitti armati colpiscono maggiormente i civili, in particolare le donne, sottoposte a stupri diffusi o sistematici, violenze sessuali, sfruttamento, tratte, coercizione alla prostituzione, in un persistente quadro di aggravamento della violenza di genere, durante e dopo i conflitti;

ulteriori fattori che elevano l'incidenza dei matrimoni precoci risultano essere le calamità naturali, quali: terremoti, alluvioni, cicloni;

tra il 2010 e il 2011, Human rights watch, l'organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ha confermato numerosi episodi di rapimento da parte dei miliziani islamisti ai danni di bambini e bambine. Le bambine, nello specifico, non solo venivano costrette a lavori domestici forzati, ma venivano anche obbligate a subire abusi sessuali e a sposare i miliziani, in palese contrasto con i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, in particolare la IV Convenzione di Ginevra, relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra del 1949, e i suoi protocolli addizionali I e II del 1977;

i dati dell'Islamic justice department di Amman (Giordania) rilevano come i matrimoni precoci rappresentino il 35 per cento del totale registrato tra i profughi siriani nel 2015. Il fenomeno, tuttavia, ha una maggiore estensione, in virtù del fatto che molte unioni non vengono registrate;

la compravendita e la tratta di esseri umani, con particolare attenzione alle ragazze e alle giovani donne, rappresenta una delle più redditizie fonti per le casse del gruppo terrorista Stato Islamico. Secondo quanto riferito dall'Unami (United Nations Iraq), l'ISIS avrebbe aperto un ufficio a Mosul, istituendo un vero e proprio mercato, dove "le donne e le ragazze vengono esposte con cartellini dei prezzi, in modo che gli acquirenti possano scegliere e negoziare la vendita". Circostanze del tutto analoghe sono state segnalate anche Ramadi, a Falluja, così come ad Aleppo, Raqqa e al-Hasakhan. Città simbolo, queste, di un mercato in crescita, che si avvale in maniera strumentale delle nuove tecnologie. Le giovani ragazze e bambine, infatti, verrebbero vendute anche attraverso canali di messaggistica quali "WhatsApp" e "Telegram". Sul punto, nell'ambito di un'inchiesta al riguardo dell'agenzia Associated Press di luglio 2016, sarebbe stato diffuso il testo del seguente messaggio: "Vergine. Bella, 12 anni. Il suo prezzo ha raggiunto i 12.500 dollari";

i flussi migratori hanno consentito l'affioramento di ulteriori evidenze. All'uopo, nel corso del 2015 il Dipartimento norvegese per l'immigrazione ha identificato 10 ragazze con meno di 16 anni, l'età minima per avere rapporti sessuali consenzienti e contrarre matrimonio nel Paese scandinavo, date in sposa a uomini più anziani di loro. Nel febbraio 2016, il Ministro dell'immigrazione danese, a seguito dell'emersione di taluni casi, ha reso nota la volontà di bloccare l'accoglienza delle baby spose negli appositi centri;

diventare moglie in età precoce comporta pesanti ripercussioni sotto il profilo della salute, nonché per l'armonico sviluppo psicofisico e sociale. Le bambine che vivono tale anticipata realtà, infatti, abbandonano prematuramente la scuola e sono costrette a gravidanze che il fisico non è in grado di affrontare e che le espone a gravi ed irreparabili conseguenze;

inoltre, la differenza d'età, spesso marcata, con il partner rende impossibile per le piccole spose di concordare l'uso di metodi contraccettivi, esponendole sia al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili sia a quello di gravidanze indesiderate, spesso molto rischiose;

sotto il profilo della natalità, ogni anno circa 16 milioni di ragazze con un'età compresa tra i 15 e i 19 anni diventano madri, mentre è pari a circa un milione il numero di bambine con meno di 15 anni aventi la stessa sorte. Tre milioni, invece, sono le ragazze con meno di 20 anni che hanno abortito in Paesi dove tale pratica è illegale o insicura. Sul punto, le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano, dopo i suicidi, la seconda causa di morte, con circa 70.000 ragazze che perdono la vita ogni anno. Inoltre, i bambini che nascono da madri adolescenti, hanno il 50 per cento di probabilità in più di morire nei primi giorni dopo il parto, rispetto ai figli di donne tra i 20 e i 35 anni;

considerato che:

ai sensi dell'art. 37 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, cosiddetta Convenzione di Istanbul dell'11 maggio 2011, "le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare l'atto intenzionale di costringere un adulto o un bambino a contrarre matrimonio". Inoltre, "Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare il fatto di attirare intenzionalmente con l'inganno un adulto o un bambino sul territorio di una Parte o di uno Stato diverso da quello in cui risiede, allo scopo di costringerlo a contrarre matrimonio";

esiste una sempre più corposa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che enuclea rilevanti precetti per contrastare la violenza nei confronti delle donne;

sotto il profilo della legislazione nazionale, non vi sono espressi e specifici riferimenti normativi relativi al matrimonio forzato, così come puntuali statistiche al riguardo;

considerato, inoltre che:

in data 22 ottobre 2014, in III Commissione permanente (Affari esteri e comunitari ) alla Camera veniva approvata la risoluzione 7-00338, presentata dal MoVimento 5 Stelle, a prima firma di Maria Elena Spadoni, sul rispetto dei diritti dell'infanzia e delle donne in Iraq, in riferimento alla questione delle spose bambine. In tale sede, il Governo si impegnava a "mantenere alta l'attenzione sul progetto di legge adottato dal precedente Governo iracheno ed ereditato dall'attuale Parlamento, anche in vista di possibili futuri passi che si dovessero rendere necessari per impedire la sua eventuale adozione, nel rispetto degli accordi internazionali sottoscritti e ratificati a difesa della dignità umana e dei diritti dell'infanzia e delle donne". Inoltre, in data 29 giugno 2016, presso il Consiglio d'Europa, veniva presentata una mozione sul matrimonio forzato, volta ad individuare misure necessarie alla sua prevenzione, nonché all'identificazione di idonee metodologie, definizioni e criteri applicabili alla raccolta dei dati delle vittime di matrimoni forzati, in un'ottica di protezione delle vittime;

in data 27 maggio 2014 la Svezia ha adottato un'apposita normativa, volta a contrastare il fenomeno dei "matrimoni forzati", prevedendo una fattispecie di reato ad hoc e sancendo la punibilità per chiunque induca o costringa un minore a sposarsi utilizzandone lo stato di vulnerabilità. Pertanto, azioni come la pressione esercitata da genitori o parenti possono portare ad una pena detentiva fino ad un massimo di 4 anni,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, mediante ogni utile mezzo, presso le competenti sedi nazionali e internazionali, affinché siano compiuti tangibili passi volti al contrasto del fenomeno delle spose bambine, della violenza di genere contro le donne, dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i generi, soprattutto in via preventiva, mediante l'adozione di politiche efficaci e di concrete misure da attuarsi nei territori maggiormente a rischio, dando seguito ai precetti contenuti nella Convenzione di Istanbul e nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo;

2) ad assumere ogni necessaria azione, affinché si proceda, in tempi brevi, ad una compiuta raccolta, da parte degli organismi istituzionali, degli enti e delle organizzazioni competenti, dei dati inerenti al fenomeno delle spose bambine, nonché al successivo monitoraggio, studio, controllo, per ostacolare fattivamente tale ripetuta violazione dei diritti umani;

3) ad incentivare, anche attraverso il coinvolgimento attivo delle organizzazioni internazionali governative e non governative riconosciute, un efficace piano di educazione ai diritti per le fasce di età maggiormente esposte, per il rafforzamento della coscienza civica a partire dall'età scolare, dell'autonomia e dell'autodeterminazione delle donne, anche in tema di salute sessuale e riproduttiva, per il raggiungimento della parità di genere;

4) ad adoperarsi affinché, a partire dal contesto nazionale, ove si riscontra un vuoto precettistico, ogni Paese, attualmente inoperoso, implementi in maniera puntuale e cogente il proprio quadro normativo, mediante la previsione di specifiche fattispecie delittuose, sufficientemente sanzionatorie, sul matrimonio forzato;

5) a garantire e a promuovere, anche negli idonei ambiti extraterritoriali, un'apposita protezione e la garanzia dell'anonimato a tutte le ragazze e le bambine che intendano denunciare reati e minacce, anche mediante un precipuo impegno di ricezione ed opportuna trasmissione da parte degli appartenenti alla professione medica;

6) a sostenere, anche nel contesto del dialogo e del confronto tra le nazioni in tema sanitario e di tutela dei diritti, nel caso di pericolo di vita della madre minorenne esposta a violenze e coercizioni e del feto, alla presenza di condizioni igieniche adeguate, il riconoscimento della pratica dell'interruzione di gravidanza, nonché un idoneo successivo percorso di assistenza psico-sociale.