Pubblicato il 28 luglio 2016, nella seduta n. 670
BOCCHINO , CAMPANELLA , MOLINARI , BIGNAMI , SIMEONI , ROMANI Maurizio , MASTRANGELI , BENCINI , FUCKSIA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
dal giorno del fallito golpe militare in Turchia, il capo di stato Erdogan sta ponendo in essere una cruenta repressione, attraverso incarcerazioni di massa, licenziamenti di decine di migliaia di cittadini, in particolare di magistrati, funzionari e impiegati pubblici, présidi e docenti di università e di scuole statali e parificate, giornalisti e militari di ogni grado;
non si ha memoria di una repressione così violenta negli ultimi 70 anni, repressione rivolta nei confronti di una opposizione forte e significativa, che alle ultime elezioni si è attestata al 49 per cento;
le cifre che trapelano, se confermate, destano una seria preoccupazione per la vita stessa di migliaia di cittadini e cittadine: 9.322 arresti tra militari e magistrati; 28.331 dipendenti ministeriali licenziati; 35.000 docenti di scuole sospesi; 1.567 sospensioni dall'incarico tra rettori universitari e presidi; 370 dipendenti della tv pubblica sotto inchiesta; 35 giornalisti ai quali è stata tolta la tessera professionale; 130 media chiusi (giornali, stazioni televisive, magazine, case editrici, agenzie di stampa);
il clima di terrore sta crescendo nell'indifferenza generale dell'Italia, dell'Unione europea e dell'ONU: le immagini di prigionieri, seminudi e in ginocchio nei lager improvvisati, non possono non provocare forte indignazione verso un regime, che si delinea sempre più come una dittatura;
considerato che la recente dichiarazione dello stato di emergenza e la sospensione della convenzione europea dei diritti dell'uomo, delinea scenari catastrofici per la popolazione, anche in considerazione del fatto che si è arrivati, persino, ad invocare il ripristino della pena di morte;
tenuto conto che di fronte alla cancellazione dei più elementari diritti democratici che il presidente Erdogan sta imponendo nel proprio Paese, le istituzioni e i governi europei, purtroppo, non hanno dato finora quei segnali forti e inequivocabili che, da cittadini europei ed italiani in particolare, ci saremmo aspettati;
tenuto conto altresì che con il suo imbarazzante silenzio, ancora una volta, l'Europa ha perso l'occasione di far pesare, nelle relazioni internazionali, la sua visione di una società libera e democratica. E soprattutto sta drammaticamente dimostrando di essere succube del potere di ricatto che il Governo turco esercita nei confronti dell'UE, sfruttando, a tal scopo, l'accordo Turchia-Europa sui migranti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dovere intervenire, per quanto di propria competenza, presso le opportune sedi europee, al fine di condannare ufficialmente le gravi azioni repressive che il Governo Erdogan sta ponendo in essere;
se non ritenga opportuno richiedere la revisione degli accordi stipulati con la Turchia, con particolare riferimento a quello sui migranti, l'applicazione tempestiva di sanzioni ed eventualmente di sospendere qualsivoglia relazione diplomatica, nel caso non vengano immediatamente ripristinati i più elementari diritti democratici e le libertà personali.