Pubblicato il 19 luglio 2016, nella seduta n. 662
BOCCHINO , CAMPANELLA , PETRAGLIA , SIMEONI , MOLINARI , FUCKSIA , BENCINI , BIGNAMI , ROMANI Maurizio , MASTRANGELI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
l'istituto italiano di tecnologia (IIT) è una fondazione di diritto privato istituita con il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, "con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo così lo sviluppo del sistema produttivo nazionale";
l'IIT, proprio in quanto fondazione, ha uno stato giuridico diverso dagli altri enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nonché una dotazione finanziaria assai più cospicua, che garantisce, di fatto, una sostanziale autonomia gestionale delle proprie risorse, economiche e umane;
ai sensi e per gli effetti del comma 571 dell'art. 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006), è stata rideterminata, aumentandola, l'autorizzazione di spesa a favore dell'istituto, 80 milioni di euro annui per il triennio 2006-2008 e 100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2009, e contestualmente veniva anche soppressa la frase che nella legge istitutiva di IIT prevedeva l'autorizzazione della spesa "dal 2005 al 2014". Quindi, a partire dal 2006 il finanziamento pubblico di IIT è diventato sine die;
inoltre l'IIT non rientra nel novero dei 12 enti pubblici di ricerca soggetti ai tagli lineari previsti dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (cosiddetta spending review), ma anzi beneficia di un finanziamento annuo considerevole e ad ulteriore riprova del trattamento privilegiato che il Governo riserva all'IIT, si cita l'art. 4, comma 6, del suddetto decreto-legge nel quale si afferma che gli enti di diritto privato non possono ricevere contributi a carico delle finanze pubbliche, escluse le fondazioni che promuovono lo sviluppo dell'alta tecnologia come appunto è l'IIT stesso;
considerato che:
nel patrimonio di IIT, dal 2008 sono altresì confluiti anche i circa 128 milioni del patrimonio della dismessa fondazione IRI, come specificato dal comma 4 dell'art. 17 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, che testualmente recita: "Le risorse acquisite dalla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia ai sensi del comma 3 sono destinate al finanziamento di programmi per la ricerca applicata finalizzati alla realizzazione, sul territorio nazionale, di progetti in settori tecnologici altamente strategici e alla creazione di una rete di infrastrutture di ricerca di alta tecnologia localizzate presso primari centri di ricerca pubblici e privati";
inoltre il 25 novembre 2015, con il decreto-legge n. 185, recante "Misure urgenti per interventi nel territorio, convertito con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2016, al comma 2 dell'art. 5, rubricato "Iniziative per la valorizzazione dell'area utilizzata per l'Expo", si prevede: "Nell'ambito delle iniziative di cui al comma precedente, è attribuito all'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) un primo contributo dell'importo di 80 milioni di euro per l'anno 2015 per la realizzazione di un progetto scientifico e di ricerca, sentiti gli enti territoriali e le principali istituzioni scientifiche interessate, da attuarsi anche utilizzando parte delle aree in uso a EXPO S.p.a. ove necessario previo loro adattamento. IIT elabora un progetto esecutivo che è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze";
tenuto conto che, a quanto risulta agli interroganti:
su "il Fatto Quotidiano" del gennaio 2016 è apparsa la notizia che, su oltre un miliardo di euro investito dallo Stato per IIT, "quasi la metà non è stata spesa". L'informazione è ricavabile dalla relazione della Corte dei conti del 2013, che informa di 430 milioni di fondi non spesi, messi sotto la voce "disponibilità liquide" e "per la maggior quota detenute nel conto corrente infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato", mentre una quota minore sarebbe depositata nelle casse di alcune banche private;
il presidente Cingolani, in merito alla somma suddetta, afferma che: "per usarlo [il denaro presso la Banca d'Italia] l'IIT deve presentare una richiesta alla Ragioneria generale dello Stato, che rende disponibile solo il denaro necessario a pagare";
tenuto conto altresì che il 2 marzo 2016 "la Repubblica" riporta una comunicazione ufficiale dell'IIT, in cui si afferma che: "Il patrimonio fruttifero - circa 128 milioni - è depositato su conti fruttiferi presso banche ordinarie ed investimenti in titoli di Stato (nasce dal cumulo di entrate da progetti esterni più la devoluzione del patrimonio della ex Fondazione IRI, al netto delle uscite)", tradendo platealmente lo scopo della norma di devoluzione dell'ex patrimonio IRI riportata,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dovere chiarire la veridicità di quanto affermato dal dottor Cingolani, in merito alla possibilità di utilizzo dei fondi IIT, posti su conti infruttiferi della Banca d'Italia e sulla necessità, per il loro utilizzo, del placet della Ragioneria generale dello Stato;
se e quando intenda promuovere una seria valutazione sul corretto utilizzo dei fondi ex IRI, posti su conti fruttiferi, in luogo di finalizzarli al finanziamento di programmi per la ricerca applicata, così come specificamente previsto dalla norma riportata in premessa.