Pubblicato il 30 giugno 2016, nella seduta n. 652
LIUZZI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -
Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha bandito il concorso per l'assunzione a tempo indeterminato per 500 funzionari da inquadrare nei seguenti profili professionali: antropologo (5 posti), archeologo (90 posti), architetto (130 posti), archivista (95 posti), bibliotecario (25 posti), demoantropologo (5 posti), promozione e comunicazione (30 posti), restauratore (80 posti) e storico dell'arte (40 posti);
in particolare, il bando per i 30 posti per funzionari della promozione e comunicazione prevede come requisiti di accesso: "I - qualunque laurea specialistica, o laurea magistrale, o diplomi di laurea rilasciati ai sensi della legge n. 341 del 1990; II - diploma di specializzazione, o dottorato di ricerca, o master universitario di secondo livello di durata biennale, in materie attinenti la promozione delle politiche culturali, l'economia dell'arte e della cultura, la gestione del patrimonio culturale e/o la comunicazione. In alternativa: I - qualunque laurea specialistica, o laurea magistrale, o diplomi di laurea rilasciati ai sensi della legge n. 341 del 1990; II - esperienza professionale di almeno 36 mesi complessivi maturata in attività lavorative attinenti la promozione delle politiche culturali, l'economia dell'arte e della cultura, la gestione del patrimonio culturale e/o la comunicazione, presso le pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del Decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, o soggetti privati";
considerato che:
il bando presenta a giudizio dell'interrogante delle criticità, rilevate anche da studi forensi, sotto innumerevoli punti di vista: innanzitutto i requisiti di accesso appaiono quanto mai eccessivi, prevedendo, da un lato che si possa accedere con "qualunque laurea specialistica", in violazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 422 del 2001, recante il regolamento di attuazione della legge n. 150 del 2000, che invece stabilisce esplicitamente, che, per le attività di comunicazione, è richiesto il possesso del diploma di laurea in scienze della comunicazione, del diploma di laurea in relazioni pubbliche e altre lauree con indirizzi assimilabili; dall'altro però è necessario anche un diploma di specializzazione, un dottorato di ricerca o un master di secondo livello, addirittura di durata biennale;
anche la modalità con cui si calcoleranno le graduatorie finali sembra non tenere conto della giurisprudenza consolidata in materia, poiché si prevede la somma dei punteggi degli scritti invece che la media delle due prove scritte previste;
considerato, inoltre, che viene bandito un nuovo concorso, con tutte le implicazioni che questo comporta, invece di utilizzate graduatorie ancora vigenti per profili analoghi,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo abbia intenzione di porre in essere, non solo per sanare alcune incongruenze presenti nel bando, ma soprattutto per rivedere i requisiti di accesso al concorso, anche in ossequio dei principi di legalità e di equità, e al fine di valorizzare, attraverso la meritocrazia, le competenze di tanti validi aspiranti, per i quali il concorso può rappresentare un'opportunità irripetibile;
in quale modo si abbia intenzione di sanare la situazione di precarietà, in cui versano gli idonei ed i vincitori appartenenti alle graduatorie tuttora in vigore, che sono in attesa di assunzione.