Pubblicato il 30 giugno 2016, nella seduta n. 652
BERTOROTTA , DONNO , GIARRUSSO , MANGILI , SANTANGELO , CATALFO , PUGLIA , GAETTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e per gli affari regionali e le autonomie. -
Premesso che:
in occasione dell'esame ed approvazione del disegno legge recante "Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche", di cui all'AS 1577, il Governo accoglieva l'ordine del giorno G/1577/3/1 (testo 2) con il quale si impegnava a valutare la possibilità di prevedere, con un successivo provvedimento, l'introduzione di disposizioni atte a garantire l'effettivo rispetto dei diritti acquisiti dal personale in quiescenza delle Camere di commercio siciliane e ad adottare tutte le iniziative volte a salvaguardare il sistema camera le siciliano dai rischi di dissesto e pregiudizio funzionale per i servizi alle imprese;
in particolare, la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo e dello stesso ordine del giorno rilevava che già in occasione del dibattito sulla conversione del decreto-legge n. 90 del 2014 veniva accolto un ordine del giorno, esattamente G/1582/97/1 (testo 2), con il quale il Governo si impegnava a valutare la possibilità di prevedere, in un successivo provvedimento, e, comunque, con la legge di stabilità per il 2015, l'introduzione di disposizioni atte a garantire l'effettivo rispetto dei diritti acquisiti dal personale in quiescenza delle Camere di commercio siciliane, le quali ai sensi della legge regionale n. 2 del 1962 insistono sul territorio della regione e pagano a valere sul proprio bilancio gli emolumenti del proprio personale in quiescenza, spese non comprimibili né sostenibili per effetto delle modifiche normative apportate dallo stesso decreto-legge;
considerato che:
le Camere di commercio hanno accantonamenti insufficienti a finanziare la corresponsione delle pensioni, che le stesse corrispondono attualmente sulla base degli stipendi, sicché necessitano di un'integrazione annuale a valere sulla parte corrente dei bilanci di circa 23 milioni di euro (cifra esattamente corrispondente alla riduzione del finanziamento statale stabilita dall'articolo 28 del decreto-legge n. 90 del 2014);
inoltre, con il comma 98 dell'articolo 11 della legge regionale siciliana n. 26 del 2012 è stato sancito il principio in base al quale le Camere di commercio della Sicilia, in materia di contenimento della spesa, non sono destinatarie dei provvedimenti regionali, ma, al pari di quelle delle altre Regioni, dovranno applicare le norme nazionali;
considerato altresì che, a giudizio degli interroganti:
la grave situazione economica siciliana potrebbe riflettersi sulla finanza delle Camere di commercio sia per il numero di imprese proporzionalmente iscritte sia per il minore gettito raccolto;
in Sicilia la situazione appare estremamente aggravata dal peso sostenuto per la spesa previdenziale che resterebbe scoperto a seguito delle inopinate e non adeguatamente ponderate riduzioni operate dall'articolo 28 del decreto-legge n. 90 del 2014;
l'eventuale dissesto finanziario delle Camere di commercio dovrebbe essere affrontato anche dalla Regione Siciliana, la quale è titolare insieme allo Stato di poteri di controllo e vigilanza, anche finanziaria, sui medesimi enti;
atteso inoltre che:
molte Camere di commercio siciliane per svolgere i servizi di competenza e raggiungere gli equilibri sono costrette ad attingere dal fondo perequativo di solidarietà costituito per la realizzazione di progetti per il miglioramento dei servizi e per le realtà camerali in condizioni di rigidità di bilancio;
come evidenziato nell'ordine del giorno G/1577/3/1 (testo 2), accolto dal Governo, nell'anno 2013 hanno beneficiato dei contributi perequativi le Camere di commercio di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa;
secondo quanto previsto dall'articolo 77 del decreto interministeriale 12 luglio 1982 e difformemente dal regime vigente nel resto dell'Italia, il sistema pensionistico dei dipendenti delle Camere di commercio della Regione Sicilia grava esclusivamente a carico dei bilanci camerali per un totale di 24 milioni di euro annui;
la stessa Unioncamere ha evidenziato il grave problema cui versano le Camere di commercio della Sicilia, la cui riorganizzazione o soppressione avrebbe effetti particolarmente critici, tanto da condurle tutte al default già dal prossimo anno, proprio in ragione dei rilevanti oneri connessi alle competenze del personale in servizio ed in quiescenza;
considerato infine che:
ad eccezione della Sicilia, nel resto del territorio italiano, grazie all'elevata autosufficienza finanziaria e alle politiche di contenimento dei costi, le Camere di commercio rappresentano un sistema stabile dal punto di vista finanziario, di cui beneficia indirettamente anche la finanza pubblica nazionale;
risulta agli interroganti che dai pensionati e dai dipendenti delle Camere di commercio della Regione Siciliana si è sollevato un grido di aiuto e denuncia, frutto del timore di non ricevere gli emolumenti dovuti,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se intendano adoperarsi al fine di dare seguito all'impegno assunto con l'ordine del giorno G/1577/3/1 (testo 2);
se, in fase di elaborazione dei decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione, con esplicito riferimento all'art. 10, comma 1, lett. c), della legge n. 124 del 2015, sia stata valutata l'opportunità di inserire un esplicito obbligo per gli amministratori delle Camere di commercio industria artigianato e agricoltura di conferire le partecipazioni societarie o azionarie in un apposito fondo che consenta alle Camere siciliane di rimanere garanti delle prestazioni pensionistiche e del pagamento delle indennità di fine servizio in favore del personale camerale.