Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06263

Atto n. 4-06263

Pubblicato il 2 marzo 2004
Seduta n. 552

RIPAMONTI. - Al Ministro delle comunicazioni. -

Premesso che:

il Gruppo Telecom Italia Spa, società di telecomunicazioni, oggi privatizzata, gestisce servizi di telecomunicazione in ambito nazionale, su concessione dello Stato italiano;

questa grande, importante e strategica azienda per l'economia del sistema-Paese oggi si trova in una situazione precaria e delicata in relazione al suo futuro per lo sviluppo tecnologico delle telecomunicazioni stesse, nonché per l'occupazione, con ricadute negative sull'indotto e sulla qualità dei servizi;

considerando che:

preoccupa il futuro di questa azienda che non procederebbe ad investire sulle nuove tecnologie, sulla rete e sui servizi a valore aggiunto dell'information technology, ma che seguiterebbe a scorporare e vendere rami di azienda o a subappaltarli all'esterno;

questa situazione sta creando una problematica allarmante tra le organizzazioni sindacali unitarie, che hanno proclamato una serie di scioperi;

la situazione appare ancora più grave a Roma, dove la Telecom Italia impiega nel call center più grande d'Europa, "Atesina", circa 6.000 lavoratori atipici, per i quali si profilerebbe una ulteriore precarietà con licenziamenti collettivi, anziché l'assunzione con un regolare contratto di lavoro;

a livello mondiale nessuna società ex monopolista delle dimensioni di Telecom Italia sarebbe controllata da un solo soggetto e neppure negli USA, patria del liberismo economico, è mai stata tentata una "scalata finanziaria" su una società telefonica con un debito così vasto come quella realizzata sul gruppo Telecom con la regia di banchieri statunitensi e di Mediobanca,

si chiede di sapere:

se al Ministro in indirizzo risulti corrispondente al vero che negli anni 1999-2000 l'esposizione del Gruppo Telecom risultasse di 20-22.000 miliardi di vecchie lire (pari a circa 11 miliardi di euro), con circa 120.000 occupati a fronte degli attuali 70.000, mentre il debito attuale risulterebbe di 41,5 miliardi di euro a fronte di un fatturato di circa 19 miliardi di euro;

se non si ritenga di dover avviare una indagine sull'effettivo patrimonio della Telecom Italia, considerando che un eventuale forte indebitamento nei confronti di banche italiane ed estere sarebbe un ulteriore danno per gli azionisti, i lavoratori e lo stesso Stato;

se non si consideri che le telecomunicazioni richiederebbero un investimento continuo di capitali per lo sviluppo tecnologico dei sistemi di TLC, soprattutto in un sistema molto concorrenziale, e che tutto ciò possa avvenire esclusivamente attraverso una base azionaria molto ampia e con alleanze strategiche, ovvero attraverso la forza economica di uno Stato.