Pubblicato il 12 maggio 2016, nella seduta n. 626
ROMANI Maurizio , BENCINI , VACCIANO , SIMEONI - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
in data 16 maggio 2015 il Centro di medicina iperbarica di Laveno (Varese) si è visto imporre la sospensione delle attività;
il Centro di medicina iperbarica di Laveno, fino al momento della sospensione del'accreditamento sanitario, ha erogato per oltre 25 anni cure di ossigenoterapia, in convenzione con il Serivizio sanitario nazionale, indispensabili per la cura di molte patologie: intossicazione da monossido di carbonio, incidente da decompressione, embolia gassosa arteriosa (iatrogena o barotraumatica), infezione acuta e cronica dei tessuti molli a varia eziologia, gangrena gassosa da clostridi, gangrena e ulcere cutanee nel paziente diabetico (piede diabetico), lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale, ischemia traumatica acuta (fratture ossee a rischio), osteomielite cronica refrattaria, innesti cutanei e lembi a rischio, ulcere cutanee da insufficienza arteriosa, venosa e post traumatica, lesioni tissutali post attiniche (radiolesioni), ipoacusia improvvisa, necrosi ossea asettica, retinopatia pigmentosa, sindrome di Ménière, sindrome algodistrofica, morbo di Sudek, paradontopatia ;
la sospensione delle attività viene disposta a seguito di un sopralluogo da parte dell'unità operativa complessa (UOC) Autorizzazione ed accreditamento della ASL di Varese al fine di valutare quanto denunciato in un esposto promosso da un professionista che aveva prestato la propria opera presso la struttura per alcuni mesi e successivamente allontanato per giusta causa;
il sopralluogo aveva evidenziato carenze sul piano della sicurezza, a quanto risulta agli interroganti mai rilevate prima, che hanno comunque visto un impegno concreto da parte della direzione della struttura nel porre in essere con sollecitudine tutte le correzioni e le modifiche richieste;
nonostante gli sforzi profusi dalla direzione del centro nel giugno 2015 è stata disposta la proroga della chiusura, proroga impugnata davanti al TAR della Lombardia;
nell'attesa di vedere conclusa la vicenda burocratica i pazienti che facevano riferimento al centro, unica struttura idonea a fornire cure di ossigenoterapia in un raggio di 50 chilometri e unica struttura affacciata sul lago Maggiore, sono stati dirottati verso l'ospedale "Niguarda" di Milano. La difficoltà di accedere alle cure ha spinto i pazienti a costituirsi in un comitato che, attraverso la raccolta di migliaia di firme, chiede a gran voce la riapertura del centro;
si apprende da organi di stampa, e dal sito dell'università degli studi dell'Insubria, la conclusione di un accordo con la Marina militare italiana al fine di instaurare una collaborazione scientifica e didattica tra l'ateneo e il raggruppamento Subacquei ed incursori "Teseo Tesei", finalizzata a coordinare le rispettive capacità di ricerca nell'ambito della medicina subacquea;
ci si domanda come potrà essere messa in atto questa collaborazione dal momento che l'unico impianto presente sul territorio, e con le caratteristiche e gli strumenti necessari a svolgere detta ricerca, è stato chiuso,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intenda assumere con urgenza, per garantire ai pazienti residenti nel territorio della provincia di Varese l'accesso a quelle prestazioni sanitarie che costituiscono livelli essenziali di assistenza, la cui tutela è costituzionalmente protetta.