Pubblicato il 15 marzo 2016, nella seduta n. 592
BENCINI , ROMANI Maurizio , VACCIANO , BIGNAMI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
Caffaro Industrie SpA è presente nel settore della chimica fine e di base dalla fine del XIX secolo; la produzione spazia dalle cloroparaffine ai chetoni, dagli esteri speciali ai policarbonati dioli. Il gruppo chimico italiano comprende diverse altre società impegnate nella produzione e distribuzione di prodotti chimici. Tra loro, come noto, la Caffaro Chimica Srl faceva parte del gruppo SNIA; ed invero, Caffaro era il ramo principale "chimico" di SNIA con 2 stabilimenti, a Brescia ed a Torviscosa (Udine);
la SNIA SpA, in amministrazione straordinaria, è un'importante azienda chimica italiana con sede a Milano; venne fondata a Torino nel 1917 con il nome di Società di navigazione italo americana (SNIA). La società, nonostante la sua funzione iniziale fosse quella di controllare infatti i trasporti marittimi tra Italia e Stati Uniti, era attiva nelle fibre tessili, nella chimica specialistica, nei materiali compositi e nel biomedicale; il 16 aprile 2010 il tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza di SNIA SpA, dando luogo all'avvio della procedura di amministrazione straordinaria. Le cause che hanno provocato la crisi societaria del 2008 sono probabilmente un insieme di diversi fattori, tra cui le perdite continue di Caffaro ed il sequestro dell'impianto di Torviscosa da parte della Procura di Udine l'11 settembre 2008. Quest'ultimo evento ha determinato il blocco della produzione e conseguentemente delle vendite che hanno avuto ripercussioni su tutto il gruppo SNIA, in quanto diverse linee produttive di altri stabilimenti dipendevano dalle materie prime prodotte a Torviscosa;
dopo il fallimento della società SNIA e della Caffaro Chimica, gli impianti ed il marchio sono stati rilevati da una cordata di imprenditori, con l'intenzione di rilanciare produzione e marchio. Al contempo, le grandi problematiche ambientali, causate dalla Caffaro, hanno aperto la strada ai vari progetti di bonifica dell'area interessata. Allo stato attuale, infatti, sembrerebbero proseguire le attività di rimozione delle peci benzoiche presenti nell'area di discarica dello stabilimento Caffaro. Ed invero, le peci benzoiche sono materiali derivanti dalla lavorazioni della ex Caffaro (circa 10.000 metri cubi di materiali pericolosi stoccati all'interno del sito chimico a circa 1,5 metri di profondità);
nello specifico, nel 2009, la "vecchia" Caffaro di via Milano falliva, mentre, 2 anni dopo, nel 2011, il liquidatore giudiziale affittava lo stabilimento alla Caffaro Brescia Srl di Chimica Fedeli, legata al gruppo di Antonio Todisco. Di conseguenza, la gestione della barriera idraulica dello stabilimento Caffaro veniva affidata alla proprietà, la quale, per circa 1,2 milioni di euro all'anno (in massima parte per i costi energetici dell'emungimento), come da accordi presi, ha l'obbligo di pompare e filtrare oltre un miliardo di litri di acqua dalla falda più profonda, per impedire che questa vada a contatto con quella più superficiale, totalmente inquinata dai veleni introdotti dalla Caffaro nel corso degli anni. Per il suo ciclo produttivo, in particolare, la nuova Caffaro emunge milioni di litri d'acqua all'anno: una barriera idraulica prescritta dal Ministero dell'ambiente per tenere bassa la falda ed evitare il contatto con gli inquinanti concentrati sotto lo stabilimento;
considerato che, come noto, dalla stampa si apprende come la Caffaro, a Brescia, abbia comunicato ai sindacati la chiusura a marzo 2016 e non, invece, come era previsto originariamente, nel 2017. In particolare, il 4 marzo l'amministratore della società, Antonio Todisco, ha inviato le lettere di disdetta del contratto stipulato nel 2011. La nota aziendale fa riferimento, nello specifico, al contratto di affitto, che vede legata l'impresa alla città fino al marzo 2017. La società intende portare la produzione a Torviscosa, ove vi è un altro stabilimento della Caffaro Industrie. Tali decisioni sono foriere di timori per i 55 dipendenti che vi lavorano, senza dimenticare il problema dell'inquinamento sotterraneo e, dunque, una "pratica ambientale" in sospeso. Ed invero, il problema di sicurezza della falda acquifera, è legato allo storico inquinamento di policlorobifenile (Pcb) prodotto dalla vecchia proprietà. La Caffaro Brescia Srl ha annunciato l'intenzione di cessare l'attività produttiva, con la conseguente necessità che un altro soggetto subentri nella gestione, tecnica ed economica, della barriera idraulica;
considerato inoltre che, a parere degli interroganti:
l'interesse strategico per il Friuli-Venezia Giulia della zona industriale di Torviscosa, e quindi del suo risanamento ambientale e della sua appetibilità per gli insediamenti produttivi, è gravemente compromesso dalla cattiva gestione dell'azienda Caffaro ed anche dall'inefficienza dell'amministrazione straordinaria. Con buone probabilità, in un anno non si concluderà il trasloco e la chiusura completa; tuttavia, sul fronte dell'inquinamento occorre trovare una soluzione finale. Ed invero, il commissario straordinario nominato nel giungo 2015, dottor Roberto Moreno, sta pensando alle soluzioni da ricercare entro il 2016. Tra queste, il lancio di un bando europeo per trovare aziende disposte a farsi carico della situazione della Caffaro presentando studi di fattibilità per bonificare la prima falda, togliendo gli inquinanti dall'acqua;
si riscontra una sostanziale inerzia da parte dei soggetti istituzionali preposti a fornire una risposta complessiva a favore della ripresa produttiva e occupazionale, così come non risulta ancora essere stata quantificata l'entità del danno ambientale determinato negli anni dalla SNIA SpA e dalla Caffaro Srl;
come noto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nella seduta pomeridiana del 3 marzo 2016 in Senato (si veda il Resoconto stenografico della seduta n. 586), circa le operazioni di bonifica riguardanti i siti di interesse nazionale (SIN) e sulle risorse stanziate a favore del SIN Brescia-Caffaro, pari a 6.752.727 euro, si esprimeva in tal senso: "le predette risorse sono già state tutte trasferite alla Regione Lombardia e disciplinate nell'ambito dell'Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e successiva bonifica nel sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro, sottoscritto in data 29 settembre 2009. È stata quindi trasferita a favore della Regione Lombardia un'ulteriore somma di 1.106.064 euro. Successivamente all'individuazione dei soggetti attuatori degli interventi previsti nel sopracitato Accordo di programma, il mio Ministero ha sottoscritto quattro accordi convenzionali, rispettivamente con la Sogesid SpA, l'ASL di Brescia, l'Istituto superiore di sanità e l'ARPA Lombardia. (...) Per quanto riguarda i 50 milioni di euro, ho già ribadito più volte che tali risorse sono state chieste sulla programmazione delle risorse europee 2014-2020 e confido che possano arrivare in tempi brevi";
a parere degli interroganti, al di là dei citati 50 milioni di euro, tra l'altro non ancora pervenuti, ci si chiede come sia possibile che lo Stato e le Regioni, in primis, non pongano in essere tutte quelle attività preventive, al fine di evitare massacri ambientali, causati dalle aziende private per negligenza e per puro fine di lucro. Alla base, invero, vi è sempre una responsabilità da parte di chi gestisce il territorio: le Regioni, i Comuni e coloro che sono deputati al controllo sulle aziende produttrici di prodotti chimici, ma che, evidentemente, si accordano con la proprietà in senso del tutto lontano dal rispetto della legalità, dell'ambiente, delle persone e della qualità della vita in generale;
ed ancora, non appare logico che dopo la chiusura dell'azienda annunciata, e prevista a breve, sia il Ministero dell'ambiente a pompare l'acqua per evitare che la falda entri in contatto con il terreno sito sotto la Caffaro; ed invero, non si può continuare in tal modo, in quanto serve adottare una soluzione definitiva e che, soprattutto, non consenta di passare il testimone, ogni qual volta vi siano operazioni societarie, a qualche "soggetto societario" diverso,
si chiede di sapere:
quali immediate azioni intendano avviare i Ministri in indirizzo per garantire la messa in sicurezza del sito industriale con la definitiva bonifica, stanziando le risorse promesse;
quale sia l'effettiva entità del danno ambientale determinato negli anni dalla SNIA SpA e dalla Caffaro Srl e quali, e di chi, le responsabilità nella causazione del danno e nella successiva gestione;
quali le soluzioni complessive a favore della ripresa produttiva e occupazionale.