Atto n. 4-05435

Pubblicato il 9 marzo 2016, nella seduta n. 589

DE PIETRO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

secondo l'ISTAT, circa 6.788.000 donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale;

spesso sono proprio i partner i soggetti che commettono le violenze più gravi: il 62,7 per cento degli stupri è commesso infatti da un partner attuale o precedente;

per quanto concerne violenze fisiche a danno di donne con problemi di salute o disabilità, risulta che il 36 per cento di chi è in cattive condizioni di salute abbia subìto violenze fisiche o sessuali così come il 36,6 per cento di chi ha limitazioni gravi;

inoltre emerge che le donne con problemi di salute o disabilità sono costrette a confrontarsi con un livello di rischio raddoppiato in relazione alla possibilità di subire stupri o tentati stupri: il 10 per cento contro il 4,7 per cento delle donne senza problemi di salute;

complessivamente, 2 terzi degli omicidi in ambito familiare sono a danno di donne;

in Italia, nel 2015, sono state uccise 128 donne, prevalentemente dal marito o dal compagno;

premesso altresì che:

il termine femmicidio, "femicide", è stato diffuso con questo significato per la prima volta da Diana Russell che, nel 1992, nel libro "Femicide: The Politics of woman killing", attraverso l'utilizzo di questa nuova categoria criminologica, ha "nominato" la causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna "perché donna";

la categoria criminologica del femicide evidenzia che il reato di omicidio volontario colpisce le donne in maniera specifica nell'ambito familiare, spesso con motivazioni che poggiano su una cultura discriminatoria e patriarcale che, con diversa intensità, riguarda tutti i Paesi del mondo;

successivamente, il termine è stato ripreso da sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane che, a partire dalla denuncia della natura misogina delle barbare mutilazioni e uccisioni di 4.500 donne i cui corpi sono stati rinvenuti nei pressi di Ciudad Juarez, hanno coniato la categoria sociologica del "femminicidio" per descrivere ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna perché donna;

ci si riferisce a tutte quelle pratiche sociali violente, fisicamente o psicologicamente, che attentano all'integrità, allo sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita delle donne, col fine di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico;

in Messico e in numerosi Paesi latinoamericani, le istituzioni hanno scelto di fare propria la categoria del femminicidio e utilizzarla ai fini dello svolgimento di rilevazioni di dati, così come in occasione di riforme legislative in materia, contribuendo al sorgere di una nuova consapevolezza sociale e istituzionale in relazione alla dimensione strutturale della violenza maschile sulle donne;

gli esiti delle indagini sul femmicidio e sul femminicidio, condotte sull'esempio del Messico in numerosi altri Stati latinoamericani, hanno reso quindi possibile ricostruire, nelle sue reali dimensioni, la natura strutturale della discriminazione e della violenza di genere e, di conseguenza, è stato possibile affrontare con maggiore cognizione di causa anche l'aspetto della responsabilità istituzionale per la mancata rimozione dei fattori culturali, sociali ed economici che favoriscono il manifestarsi di questa tipologia di violenza;

considerato che:

la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sulle donne, Rashida Manjoo, a giugno 2012, ha presentato al Consiglio dei diritti umani un rapporto tematico, dedicato per la prima volta agli omicidi basati sul genere;

nel rapporto sono state fornite agli Stati una serie di raccomandazioni per un adeguato approccio al problema, da sviluppare a livello internazionale, regionale e nazionale;

a quanto risulta all'interrogante, all'epoca, la relatrice Rashida Manjoo ha inviato al Governo italiano un questionario a cui rispondere proprio su questo tema, funzionale alla preparazione del suo rapporto annuale del 2013 (presentato il 3 giugno al Consiglio per i diritti umani), tuttavia pare che l'Italia non abbia fornito riscontri al questionario inviato;

tenuto conto che:

il 20 giugno 2013 è stato presentato il disegno di legge AS 860 della senatrice Valeria Fedeli ed altri dal titolo: "Istituzione di una Commissione parlamentare sul fenomeno dei femmicidi e dei femminicidi", del quale l'interrogante è cofirmataria;

il disegno di legge è volto a contrastare tutte le forme di violenza contro le donne, sia femmicidi sia femminicidi;

a distanza di quasi 3 anni dall'annuncio, non è ancora iniziato l'esame in Commissione del provvedimento,

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza dei fatti esposti e se questi corrispondano al vero;

se non ritenga necessario porre in essere misure tali da vincolare le competenti istituzioni a raccogliere i dati sugli omicidi, tenendo necessariamente in considerazione tutti gli indicatori di genere, al fine di valutare con esattezza quanti tra gli omicidi di donne possano considerarsi omicidi basati sul genere;

quali provvedimenti intenda adottare al fine di garantire una piena e proficua collaborazione, inclusiva di un tempestivo scambio di dati e informazioni, tra l'Italia e gli organi delle Nazioni Unite così come tra l'Italia e tutte le altre organizzazioni internazionali di cui il Paese è parte, nell'ambito di iniziative volte a migliorare la condizione della donna e a contrastare la violenza di genere.