Pubblicato il 19 novembre 2015, nella seduta n. 539
PETRAGLIA , DE PETRIS , BAROZZINO , CERVELLINI , DE CRISTOFARO , URAS - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -
Premesso che, a parere dell'interrogante:
la riforma delle Province (legge n. 56 del 2014, cosiddetta legge Delrio) ha messo in serio pericolo il grande patrimonio culturale (musei, biblioteche, archivi, reti e sistemi culturali) presenti su tutto il territorio nazionale fino ad oggi di proprietà e/o in gestione delle amministrazioni provinciali, in quanto, tra l'altro, non menziona l'eventuale trasferimento agli enti locali o alle Regioni;
anche la legge regionale della Toscana 3 marzo 2015, n. 22, recante Riordino delle funzioni provinciali e attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni) non contempla il trasferimento di tale patrimonio;
visto che in merito alla destinazione del patrimonio culturale delle province l'unico riferimento normativo è rappresentato dal decreto-legge n. 78 del 2015, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2015, che all'art. 16, comma 1-bis, lettera b), recita: "Al fine di assicurare l'effettiva tutela del patrimonio culturale e garantire la continuità del servizio pubblico di fruizione dello stesso, nonché per razionalizzare la spesa, entro il 31 ottobre 2015, con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Agenzia del demanio, previa intesa con la Conferenza unificata, è adottato un piano di razionalizzazione degli archivi e degli altri istituti della cultura delle province. Il piano può prevedere, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il versamento agli archivi di Stato competenti per territorio dei documenti degli archivi storici delle province, con esclusione di quelle trasformate in città metropolitane ai sensi della legge 7 aprile 2014, n. 56, e l'eventuale trasferimento al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo degli immobili demaniali di proprietà delle province adibiti a sede o deposito degli archivi medesimi. Con il medesimo piano possono altresì essere individuati ulteriori istituti e luoghi della cultura delle province da trasferire, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, mediante stipula di appositi accordi ai sensi dell'articolo 112 del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, tra lo Stato e gli enti territorialmente competenti";
considerato che:
intitolata a Antonino Maccarrone, presidente della Provincia dal 1952 al 1962 che condusse un'azione incentrata attorno all'impegno per la difesa e l'ampliamento delle autonomie territoriali, la Biblioteca provinciale di Pisa è stata inaugurata nel 1972, con l'obiettivo di diventare un centro di documentazione sulle autonomie locali, come servizio pubblico specializzato nei campi del diritto, economia, scienze sociali; nel corso degli anni, è cresciuta notevolmente, anche grazie ad investimenti pubblici significativi, in termini di servizi, consultazioni e patrimonio documentario passando da circa 4.000 volumi iniziali agli 86.000 di oggi;
in questi anni la Biblioteca provinciale pisana, che conta circa 100 utenti giornalieri, ha rappresentato anche un servizio di supporto alle scuole presenti nel complesso scolastico Marchesi ed uno spazio di lettura per gli studenti universitari;
nel mese di ottobre 2015, dopo un accordo con la Provincia, il personale della Biblioteca (8 unità) è stato trasferito in comando all'Università di Pisa. A partire dal 1° gennaio 2016 non sarà garantita l'apertura della biblioteca neanche in orario ridotto;
negli ultimi anni la Provincia di Pisa aveva individuato nel nuovo edificio appena completato e denominato "Officine Porta Garibaldi", di via Gioberti a Pisa, la nuova sede della Biblioteca provinciale e tale struttura polifunzionale, dalla superficie di oltre 4.000 metri quadri, è stata costruita grazie ad un progetto gestito dalla Provincia e costato 8 milioni di euro: circa 3,4 milioni di euro attraverso fondi Piuss (piani integrati urbani di sviluppo sostenibile) erogati con un vincolo quinquennale dell'immobile alla destinazione d'uso dichiarata, in fase di progettazione; quasi 550.000 provenienti da stanziamenti regionali per il turismo; la quota restante (poco meno di 4 milioni) da fondi della Provincia,
si chiede di sapere:
se la Biblioteca provinciale pisana rientri o meno nel piano di razionalizzazione degli archivi e degli altri istituti della cultura delle Province e che cosa intenda fare il Governo, ai sensi dell'art. 16 del decreto-legge n. 78 del 2015 "Al fine di assicurare l'effettiva tutela del patrimonio culturale e garantire la continuità del servizio pubblico di fruizione dello stesso", nel caso specifico della biblioteca;
se il Ministro in indirizzo sia intenzionato oltre ad acquisire la biblioteca, anche a garantire la continuità dei servizi che dovranno essere trasferiti negli spazi dell'immobile denominato "Officine Porta Garibaldi" ad essa destinato che, dopo esser stato realizzato con ingenti finanziamenti pubblici, rischia di non avere destinazione certa.