Pubblicato il 27 luglio 2015, nella seduta n. 491
DE PIN , COMPAGNONE , SCAVONE - Ai Ministri della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
recentemente sono stati pubblicati su "The Lancet Oncology" i risultati di uno studio, durato oltre 3 anni, svolto da 17 esperti sugli effetti di alcuni pesticidi ed erbicidi molto diffusi in agricoltura;
l'Agenzia per la ricerca sul cancro (IARC), facente capo all'Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso i risultati di tale studio evidenziando la pericolosità per la salute dell'uomo del "glifosato" (un erbicida), del "malathion" e dello "diazinon" (entrambi insetticidi);
prima dello studio citato, l'esposizione ai pesticidi ed agli erbicidi veniva ricondotta ad un aumento dei casi di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, soprattutto il morbo di Parkinson, mentre le conclusioni cui giunge lo IARC sono indicative di una forte correlazione epidemiologica per l'impiego del glifosato;
gli effetti accertati del glifosato sulla salute umana hanno quindi indotto lo IARC a riclassificare tale sostanza da "possibilmente cancerogena" a "probabilmente cancerogena", mutandone la catalogazione convenzionale da "2B" a "2A";
poco meno di 3 anni fa gli studi condotti dalla professoressa Monika Kruger dell'università di Lipsia sono giunti alla conclusione che il glifosato è fonte di irreversibili modifiche genetiche sugli animali di allevamento, in particolar modo su bovini e suini, evidenziandone l'alta tossicità e la correlazione tra l'utilizzo nei campi e le numerose malattie riscontrate negli animali;
a livello europeo l'ISDE (International society of doctors for environment) ha chiesto al Parlamento europeo e alla Commissione europea che la produzione, l'utilizzo, il commercio di tale sostanza vengano banditi immediatamente su tutto il territorio europeo;
limitatamente allo spazio europeo, emerge che oltre il 97 per cento dei prodotti commercializzati contiene pesticidi, tuttavia con concentrazioni considerate entro i limiti di legge, limiti che però non tenevano in considerazione gli esiti dello studio pubblicato su "The Lancet Oncology", e che evidenziavano controindicazioni soltanto per le triazine, i composti organofosforici, i carbammati e gli organoclorurati;
nell'ultimo ventennio l'utilizzo del glifosato è aumentato esponenzialmente per le colture intensive di cotone, mais e soia OGM in quanto tali organismi sono resistenti al composto e ne consentono un utilizzo diffuso per eliminare le piante infestanti senza rovinare i raccolti. Per tali ragioni il vero boom del glifosato si ebbe quando l'azienda Monsanto introdusse alcune varietà di piante resistenti al glifosato: gli agricoltori potevano liberarsi delle piante infestanti semplicemente irrorando di glifosato i loro campi. Da circa 15 anni il brevetto Monsanto è scaduto e il glifosato può essere prodotto e venduto liberamente. Oggi il glifosato è l'erbicida più utilizzato al mondo, e, secondo alcune ricerche, è uno dei più utilizzati anche in Italia;
l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), dal canto suo, fa sapere che in Italia, a seguito di un monitoraggio condotto sulle acque, seppur limitato alla sola Lombardia, è emerso che il glifosato è presente nel 31,8 per cento dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, mentre il suo metabolita è presente nel 56,6 per cento;
secondo il professor Fabio Taffetani, botanico dell'università politecnica delle Marche, il glifosato è il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato, che prevede tra le precauzioni d'uso il divieto assoluto di irrorare i bordi dei corsi d'acqua e delle zone umide a causa della sua accertata tossicità, anche a basse concentrazioni, sugli organismi acquatici. Il professor Taffetani osserva che «gli effetti del veleno non possono essere limitati alle sole erbe indesiderate, ma si estendono inevitabilmente alle specie animali, coinvolgendo l'intera catena alimentare. L'uomo non ne resta certamente escluso, si pensi soltanto all'abitudine della raccolta di piante spontanee per uso alimentare»;
secondo il professor Gianni Tamino, docente di Biologia presso l'università degli studi di Padova, «il glyphosate si trasforma in una sostanza attiva che viene assorbita dal terreno e uno studio scientifico pubblicato dalla rivista Cancer collegherebbe l'uso del glyphosate all'aumento del numero di persone colpite da linfoma non Hodgkin»;
il dottor Patrick Moore, scienziato indipendente, ex appartenente a Greenpeace e attuale sostenitore delle colture OGM, intervistato di recente dall'emittente francese "Canal +" ha sostenuto con fermezza la non pericolosità della sostanza, condividendo quanto riferito dalla Monsanto circa il rapporto diramato dall'OMS (la quale ha screditato il rapporto e ha chiesto all'OMS di ritrattarne il contenuto), e spingendosi fino a dichiarare che sarebbe stato capace di bere il glifosato per dimostrarne la salubrità;
secondo alcuni studi il glifosato limita la capacità di disintossicazione dell'organismo, inibendo gli enzimi del citocromo P450 nell'uomo, essendo questi ultimi di ausilio all'organismo per espellere le tossine. Il glifosato agirebbe trattenendo le sostanze indesiderate, fungendo da catalizzatore, e sarebbe in grado di interferire anche con i batteri presenti nell'intestino umano, ostacolando il sistema immunitario;
secondo altre ricerche, le piante trattate con glifosato producono ammoniaca in eccesso a causa di una maggiore attività dell'enzima PAL. Questo enzima si trova in vegetali, animali e microbi e catalizza la reazione che libera ammoniaca. L'ammoniaca in eccesso crea un'interruzione della crescita delle piante. Si teme che un'azione simile possa agire negativamente sulla flora intestinale degli esseri umani. Gli esperti si chiedono quali possano essere gli effetti negativi sul nostro apparato digerente e temono, tra le conseguenze, infiammazioni che possano verificarsi in tutto il corpo;
nella storia più recente dei Paesi civilizzati si è assistito come i progressi della scienza e della medicina abbiano condotto a scoperte che hanno dimostrato a distanza di anni l'insalubrità e la pericolosità di molteplici sostanze e materiali che facevano parte dell'uso quotidiano. A mero titolo indicativo sino a pochi decenni fa nessuno avrebbe mai immaginato la pericolosità e la nocività, entrambe ampliamente dimostrate e non poste più in dubbio da alcuno, del piombo nella benzina, dell'amianto e del benzene. Per tali sostanze e materiali sono stati adottati tutti i provvedimenti più opportuni per vietarne sia il commercio che l'impiego; ci si aspetta che immediati provvedimenti vengano assunti anche per il glifosato, così come hanno già fatto Russia, Olanda, Danimarca, e a breve anche la Francia, nonché Sri Lanka ed El Salvador;
non occorre attendere la comprovata pericolosità del glifosato per attuare nell'immediatezza il principio di precauzione al fine di tutelare la salute dei cittadini e anche di coloro che per motivi professionali siano posti a contatto con la sostanza, come già predisposto a mero titolo indicativo dalla società "Veneto Strade", che ha sospeso l'utilizzo del glifosato per la manutenzione dei cigli stradali al fine di meglio tutelare la salute dei lavoratori, cercando al contempo soluzioni o sostanze alternative;
ovviamente non è sufficiente l'azione concreta di singoli enti, al più di livello regionale, ma serve l'intervento attivo delle istituzioni con provvedimenti che si estendano a tutto il territorio nazionale e al mercato,
si chiede di sapere:
quali siano le linee guida che i Ministeri della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbiano adottato o siano in procinto di adottare al fine di applicare nell'immediato il principio di precauzione;
di quali notizie siano in possesso le amministrazioni circa la pericolosità del glifosato per la salute umana;
quali provvedimenti regolamentari i Ministri in indirizzo abbiano adottato o intendano adottare per la messa al bando del glifosato.