Pubblicato il 20 maggio 2015, nella seduta n. 453
D'AMBROSIO LETTIERI , BRUNI , LIUZZI , PERRONE , TARQUINIO , ZIZZA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
nel corso del 2011 è stato avviato, di intesa con la Commissione europea, un programma per accelerare l'attuazione degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013 sulla base di quanto sancito dalla delibera CIPE n. 1 del 2011 e concordato nel Comitato nazionale del quadro strategico nazionale (svoltosi il 30 marzo 2011) alla presenza di tutte le Regioni, delle amministrazioni centrali interessate e dal partenariato economico e sociale;
allo scopo di rinforzare e terminare il percorso, è stato redatto il Piano di azione e coesione (PAC), siglato il 15 novembre 2011 dal Ministro pro tempore per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, e il Commissario europeo per la politica regionale, Joahnnes Hahn;
il piano è stato concretizzato tramite la rimodulazione strategica delle risorse dei singoli programmi operativi, con la rivalutazione di taluni programmi regionali maggiormente in ritardo e con la diminuzione della quota di cofinanziamento nazionale, che è stata trasferita al di fuori dei programmi operativi stessi, a favore degli interventi considerati prioritari;
d'intesa con le istituzioni dell'Unione europea, la quota di finanziamento comunitario relativa ai programmi operativi che risultavano in ritardo di attuazione, rischiando il disimpegno automatico delle risorse, restava invariata, in valori assoluti, assumendo però un peso percentuale maggiore (da 50 per cento al 75 per cento), mentre si riduceva la quota di risorse di cofinanziamento nazionale (dal 50 per cento al 25 per cento);
le risorse nazionali, espunte dai programmi attuativi dei fondi strutturali, dovevano essere utilizzate per gli obiettivi prioritari definiti dal citato Piano di azione e coesione;
a detto proposito, nel medesimo periodo, è stato siglato l'accordo tra il Governo italiano e le Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia sulla rimodulazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali e sul vincolo al principio di territorialità per il riutilizzo delle risultanti risorse nazionali;
la prima fase delle riprogrammazioni ha visto l'impiego di risorse a favore di interventi e settori strategici quali il finanziamento della linea AV/AC Bari-Napoli, il finanziamento del credito di imposta per l'occupazione nel Mezzogiorno e della banda larga nel sud del Paese;
nelle successive programmazioni, gli interventi finanziati hanno riguardato settori differenti da quelli già stabiliti e il risultato è stato che, alla data del 31 dicembre 2012, a fronte di 9,1 miliardi di euro programmati, ne risultavano spesi soltanto 800 milioni, con una percentuale di impiego pari al 7,95 per cento;
da notizie in possesso dell'interrogante, le cause di questo ritardo andrebbero addebitate a molteplici fattori, quali le inefficienze delle amministrazioni ad attuare gli interventi, la mancanza di una scadenza temporale per la consegna delle opere, l'essere soggette agli stringenti parametri del patto di stabilità e la scelta, attuata dal Ministro per la coesione territoriale del successivo Governo Monti, di una riprogrammazione che ha condotto alla frammentazione delle risorse verso una miriade di interventi con scarsa affinità rispetto ai settori strategici precedentemente individuati;
considerato che:
il comma 122 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha previsto che: "Al finanziamento degli incentivi di cui ai commi 118 e 121 si provvede, quanto a 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017 e a 500 milioni di euro per l'anno 2018, a valere sulla corrispondente riprogrammazione delle risorse del Fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183, già destinate agli interventi del Piano di azione coesione, ai sensi dell'articolo 23, comma 4, della legge 12 novembre 2011, n. 183, che, dal sistema di monitoraggio del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, risultano non ancora impegnate alla data del 30 settembre 2014";
con tale disposizione il Governo ha sancito il taglio delle risorse destinate alla realizzazione di interventi di sviluppo socio-economico concordati tra le autorità italiane e la Commissione europea;
da notizie in possesso dell'interrogante, per quanto concerne la Regione Puglia, l'importo sottratto alle politiche di coesione ammonterebbe a circa 230 milioni di euro;
i comuni pugliesi sono pronti alla mobilitazione nel caso in cui il Governo non ritenga di affrontare seriamente la questione in oggetto. I sindaci dei comuni continuano ad assistere impotenti all'aumento della povertà e del disagio sociale, spesso rischiando la propria incolumità personale, senza poter al contempo garantire sostegno alle famiglie bisognose, ad anziani non autosufficienti ed ai minori;
a giudizio dell'interrogante, per l'ennesima volta vengono penalizzate le gestioni efficienti e virtuose: la decurtazione di risorse dal PAC e l'effetto retroattivo del provvedimento, sono incomprensibili e ingiustificabili. Molti Comuni che hanno assunto impegni, dovranno annullare interventi per i quali sono già stati sottoscritti convenzioni, disciplinari e sono in corso procedure di gara, o in alcuni casi sono già iniziati i lavori, generando contenziosi tra i vari livelli istituzionali, senza alcun vantaggio per l'economia locale,
si chiede di sapere:
quali orientamenti il Governo intenda esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio al taglio delle risorse destinate alla realizzazione di interventi di sviluppo socio-economico concordati tra le autorità italiane e la Commissione europea;
per quali ragioni si sia preferito differire le risorse già destinate agli interventi del Piano di azione coesione e non ancora impegnate alla data del 30 settembre 2014, ad altri scopi;
se il Governo non ritenga doveroso istituire un tavolo di confronto, alla presenza del presidente dell'ANCI, Piero Fassino, e dei rappresentati degli enti locali per scongiurare i tagli paventati in premessa;
se corrisponda al vero quanto a suo tempo dichiarato dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio pro tempore, Graziano Delrio, ovvero che non verrà effettuato alcun taglio e le risorse verranno destinate ai piani di investimento vincolati al territorio;
se il Governo non creda necessario un intervento legislativo volto alla soppressione del comma 122 della legge 23 dicembre 2014, n. 190.