Pubblicato il 30 aprile 2015, nella seduta n. 440
BERTOROTTA , CIAMPOLILLO , DONNO , FUCKSIA , GAETTI , MANGILI , MARTELLI , MARTON , MORONESE , GIARRUSSO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
con l'articolo 1, comma 629, lettera b), della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità per il 2015) è stato introdotto nel nostro ordinamento il nuovo meccanismo di assolvimento dell'IVA, cosiddetto "split payment", per le forniture nei confronti della pubblica amministrazione. In particolare, la citata norma, che introduce l'art. 17-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, stabilisce che, per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nei confronti di talune pubbliche amministrazioni per le quali dette amministrazioni non siano debitori d'imposta, ai sensi delle disposizioni in materia di imposta sul valore aggiunto, l'imposta è in ogni caso versata dalle medesime secondo modalità e termini da determinare con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;
la nuova disciplina prevede che, in deroga all'ordinario sistema di pagamento dell'IVA, l'imposta sia versata dai cessionari o committenti, per tutte le cessioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate nei confronti dello Stato;
al medesimo articolo 1, comma 632, secondo periodo, della citata legge viene stabilito che le disposizioni di cui al comma 629, lettera b), dello stesso articolo, nelle more del rilascio della misura di deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea, trovano comunque applicazione per le operazioni per le quali l'imposta sul valore aggiunto è esigibile a partire dal 1° gennaio 2015; pertanto già a partire da tale data i cedenti o prestatori che effettuano operazioni nei confronti della pubblica amministrazione non dovrebbero vedere risarcita l'IVA addebitata in rivalsa da parte dei propri cessionari o committenti;
con la nota n. 8006 del 14 novembre 2014, il Dipartimento delle finanze ha inoltrato alla Commissione europea la richiesta di una misura di deroga, ai sensi dell'art. 395 della direttiva 2006/112/CE, che autorizzi l'Italia a prevedere che per le forniture di beni e servizi effettuate nei confronti delle pubbliche amministrazioni queste ultime siano responsabili del pagamento dell'imposta;
con la legge di stabilità per il 2015 è stata introdotta una specifica clausola di salvaguardia collegata al mancato avvio dello split payment (988 milioni annui il gettito atteso) e dell'estensione del reverse change dell'IVA alla grande distribuzione (da cui dovrebbero derivare maggiori entrate pari a circa 728 milioni annui). L'attivazione della predetta clausola di salvaguardia è subordinata al mancato via libera da parte dell'Unione europea delle citate disposizioni sullo split payment e del reverse charge e farebbe scattare, a partire dal 30 giugno 2015, l'aumento dell'accisa sulla benzina in modo da assicurare all'Erario maggiori entrate per 1.716 milioni;
considerato che, a parere degli interroganti:
nel corso del 2015 potrebbero venire meno nelle casse dell'Erario oltre 1,7 miliardi di euro;
pertanto, proprio mentre si discute su come e quando utilizzare il cosiddetto "tesoretto" da 1,6 miliardi di euro emerso nei differenziali del Def (Documento di economia e finanza), il Governo rischia di dover individuare rapidamente misure alternative alla dote da 1,7 miliardi attesa dalla stretta sull'evasione fiscale con il reverse charge per la grande distribuzione (oltre 728 milioni) e lo split payment (998 milioni);
dall'Europa, nonostante le ripetute rassicurazioni del Governo, non sono ancora arrivati in Italia i rispettivi via libera ai 2 meccanismi di inversione contabile IVA introdotti dalla legge di stabilità;
appare difficile rimediare in corsa a un'eventuale bocciatura della Commissione europea ai meccanismi di inversione contabile IVA. Il rischio è quello di un aumento della benzina da far scattare il 30 giugno 2015 per assicurare all'Erario il gettito atteso di 1,716 miliardi. Senza una misura alternativa, infatti, a fine giugno 2015 potrebbe scattare la clausola di salvaguardia inserita nella legge di stabilità. Questa prevede espressamente che in assenza di rilascio della deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea, il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli provvederà ad aumentare le aliquote di accisa sulla benzina (con e senza piombo) e sul gasolio usato come carburante per assicurare maggiori entrate nette non inferiori a 1,716 miliardi di euro;
un articolo di stampa de "Il Sole 24 Ore" del 23 aprile 2015 riporta "La strada per il via libera Ue è tutta in salita. E se da una parte appare sempre più del tutto sbarrata quella per il sì al reverse charge nella grande distribuzione, anche per lo split payment continuano ad aumentare gli ostacoli per una sua approvazione Ue. Ad alzare il tiro è stata in queste ultime ore l'Associazione nazionale costruttori. Con una denuncia formale inviata alla Commissione europea anche a nome della Cna, della Confartigianato e delle cooperative del settore, l'Ance non solo ha evidenziato che lo split payment, ovvero il pagamento dell'Iva da parte della Pa direttamente all'Erario e non più ai fornitori, è entrato in vigore dal 1° gennaio scorso in assenza di qualsiasi autorizzazione comunitaria, ma che soprattutto è incompatibile con la direttiva europea sui ritardi di pagamento. Secondo le regole comunitarie, infatti, la Pa è tenuta a liquidare ai suoi fornitori i corrispettivi entro i termini stabiliti dalla direttiva, vale a dire entro 60 giorni dallo stato di avanzamento lavoro, comprensivi di tutte le tasse. Ma non finisce qui. Nella denuncia i costruttori evidenziano come lo split payment appare in evidente contraddizione con il principio "Think Small First" alla base dello Small business Act, e si configura come una misura contro le Pmi che «drena risorse dovute alle piccole e medie imprese -stimate in 1,3 miliardi di euro annui- ed introduce, di fatto, una corsia preferenziale per i pagamenti a favore dello Stato». Per altro le violazioni alle regole Ue, ricorda l'Ance, sono già in atto visto che lo stesso dipartimento delle Finanze ha reso noto il 7 aprile scorso che in pochi giorni di versamenti della Pa, lo split payment ha assicurato all'Erario 1 milione di euro. E soprattutto, anche alla luce dei dati sulla fatturazione elettronica in uso nella Pa che coinvolge circa due milioni di partite Iva, lo split payment non ha poi portata così limitata",
si chiede di sapere:
quali misure il Governo intenda adottare, in caso di mancata concessione del rilascio della prescritta deroga da parte dell'Unione europea, al fine di evitare l'attivazione della clausola di salvaguardia collegata ai meccanismi dello split payment e del reverse charge di cui all'articolo 1, comma 629, lettera a), n. 3, lettera d-quinquies) e lettera b) della legge di stabilità per il 2015;
se non intenda abrogare la disposizione sullo split payment che a giudizio degli interroganti contrasta palesemente con le norme comunitarie ed appare enormemente e gravemente pregiudizievole nei confronti delle piccole e medie imprese.