Atto n. 3-01834 (in Commissione)

Pubblicato il 9 aprile 2015, nella seduta n. 426
Svolto nella seduta n. 152 della 13ª Commissione (17/06/2015)

MORONESE , BLUNDO , MARTELLI , NUGNES , AIROLA , BERTOROTTA , BOTTICI , BUCCARELLA , BULGARELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , CATALFO , CIAMPOLILLO , CIOFFI , COTTI , CRIMI , DONNO , ENDRIZZI , FATTORI , GAETTI , GIROTTO , LEZZI , LUCIDI , MANGILI , MARTON , MONTEVECCHI , MORRA , PAGLINI , PETROCELLI , PUGLIA , SANTANGELO , SCIBONA , SERRA , TAVERNA , GIARRUSSO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

ai sensi dell'art. 2, comma 1, lett. g), del decreto legislativo n. 36 del 2003, si definisce discarica "area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno. Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno";

l'esercizio della discarica è ammesso solo se in possesso della prescritta autorizzazione ex art. 208, del decreto legislativo n. 152 del 2006, rilasciata dall'ente competente, in funzione della tipologia di discarica che si intende realizzare;

l'art. 256, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, sanziona l'esercizio abusivo della discarica disponendo che "chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena da sei mesi a due anni e con l'ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro. Si applica la pena dell'arresto da uno a tre anni e dell'ammenda da euro cinquemiladuecento a euro cinquantaduemila se la discarica è destinata, anche in parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Alla sentenza di condanna o alla sentenza emessa ai sensi dell'art. 444 del codice di procedura penale, consegue la confisca dell'area sulla quale è realizzata la discarica abusiva se di proprietà dell'autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi";

considerato che:

il fenomeno delle discariche abusive sul territorio italiano è di rilevante dimensioni;

la Corte di giustizia dell'Unione europea il 2 dicembre 2014 ha dichiarato l'inadempimento generale e persistente dell'Italia alla prima sentenza di condanna avvenuta nell'aprile 2007. L'Italia avrebbe dovuto adottare i necessari provvedimenti per imporre che in ogni luogo in cui sono depositati rifiuti essi vengano catalogati e identificati e siano adottate tutte le attività necessarie a verificare lo stato di contaminazione delle aree;

dal comunicato stampa della Corte di giustizia n. 163/2014 si evince che: «Nel 2013, la Commissione ha ritenuto che l'Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, le 218 discariche ubicate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva "rifiuti" (dal che si poteva desumere che fossero in esercizio discariche prive di autorizzazione); inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva "rifiuti pericolosi"; infine, l'Italia non aveva dimostrato che 5 discariche fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva "discariche di rifiuti"»;

inoltre, «secondo le informazioni più recenti, 198 discariche non erano ancora conformi alla direttiva "rifiuti" e che, di esse, 14 non erano conformi neppure alla direttiva "rifiuti pericolosi". Inoltre, sarebbero rimaste due discariche non conformi alla direttiva "discariche di rifiuti»;

considerato inoltre che:

la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non è sufficiente per adempiere gli obblighi derivanti dalle direttive sui rifiuti, in quanto gli Stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, all'occorrenza, sono tenuti a bonificarle;

l'Italia non ha adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 venendo meno agli obblighi in forza del diritto dell'Unione;

la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia al pagamento d'ingenti sanzioni pecuniarie, nello specifico sono state imposte: una sanzione forfettaria una tantum che ammonta a 40 milioni di euro e una penalità semestrale determinata in 42.800.000 euro, fino all'esecuzione completa della sentenza;

la stessa Corte ha riconosciuto al nostro Paese la possibilità di applicare la penalità in forma decrescente, cioè in maniera proporzionale alla risoluzione delle problematicità riscontrate nei siti oggetto di contestazione;

considerato altresì che:

risulta agli interroganti che a seguito dell'intervento del Movimento 5 Stelle è stato reso disponibile l'elenco preciso delle suddette discariche presenti sul territorio. In vetta alla classifica con 48 siti incriminati si posiziona la Campania, seguita dalla Calabria (43), dall'Abruzzo (28), dal Lazio (21), dalla Puglia (12) e dalla Sicilia (12), mentre la città di Venezia si aggiudica da sola 5 location sulle 9 totali rinvenute nel Veneto;

da notizie di stampa pubblicate da "la Repubblica" si apprende che in data 2 dicembre 2014 il Ministro in indirizzo ha dichiarato che "non pagheremo un euro" in quanto "La sentenza della Corte di giustizia Europea sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l'Italia si è sostanzialmente messa in regola". Inoltre, il 18 dicembre 2014 (da "Il Sole-24 ore"), emerge che il Ministro ha affermato che è inaccettabile la sanzione inflitta all'Italia per le discariche illegali perché "fotografa una situazione al febbraio 2013" aggiungendo che "dobbiamo fare di tutto per non pagare la semestralità da 40 milioni di euro, anche se non sarà semplice";

il 18 dicembre 2014 il ministro Galletti, nel corso di audizione con le Commissioni VIII e XIV della Camera, ha altresì annunciato che chiederà di "concordare con la Commissione Ue le modalità di attuazione della sentenza". Il dispositivo prevede che "il pagamento della penalità potrà essere ridotto progressivamente in ragione del numero di siti messi a norma (...) Ciò significa che ogni semestre saranno detratti dall'importo stabilito 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma conformemente alla sentenza e 200.000 euro per ogni altra discarica, scalando progressivamente l'importo della penalità";

a giudizio degli interroganti le citate dichiarazioni paiono contraddittorie soprattutto alla luce della comunicazione resa nel corso dell'audizione dove il Ministro ha sottolineato di ritenere che, oltre ai 40 milioni di euro forfettari, è probabile che il nostro Paese riesca a pagare solo una delle penalità semestrali;

inoltre, nel corso della stessa audizione è emerso che il Ministero, con il coordinamento del Dipartimento per le politiche europee, in collaborazione con le Regioni interessate, sta predisponendo un aggiornamento sullo stato di avanzamento delle attività di bonifica per i siti oggetto di contestazioni europee, al fine di disporre dell'insieme delle informazioni utili ad ottenere una riduzione delle sanzioni pecuniarie imposte dalla condanna della Corte di giustizia sin dalla scadenza del primo semestre, prevista per il prossimo giugno 2015;

considerato infine che:

con la legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013, art. 1, comma 113) è stato istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un fondo, con apposita dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli esercizi 2014 e 2015, destinato al finanziamento di un "piano straordinario di bonifica delle discariche abusive individuate in relazione alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2077";

il piano, approvato nel mese di dicembre 2014, individua interventi su complessive 45 discariche in procedura d'infrazione rispetto ai quali, viste le risorse limitate messe a disposizione dalla stessa legge di stabilità, sono stati adottati specifici criteri di finanziamento. In particolare, è stata assegnata la massima priorità agli interventi in aree e discariche pubbliche ritenuti più rapidamente cantierabili dalle Regioni interessate. In secondo luogo si è deciso di garantire la copertura delle opere non immediatamente cantierabili;

tali interventi, che sono in totale 29, troveranno copertura finanziaria a valere sulle risorse disponibili del fondo, che ammontano a circa 59,5 milioni di euro, e saranno attuati attraverso gli accordi di programma quadro già stipulati tra il Ministero dello sviluppo economico, quello dell'ambiente e le Regioni Abruzzo, Puglia, Sicilia e Veneto;

per ulteriori 6 aree di discarica oggetto della procedura d'infrazione n. 2003/2077 ricadenti all'interno dei siti di bonifica di interesse nazionale (SIN) di Venezia, Mantova, Serravalle Scrivia e Priolo, è stata fatta richiesta, in via programmatica, di copertura finanziaria dei relativi interventi nell'ambito della ripartizione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) per il periodo 2014-2020,

si chiede di sapere:

quale sia lo stato di avanzamento delle attività di bonifica, e come siano state effettivamente impiegate le somme messe a disposizione con la legge di stabilità per il 2015;

quali siano le discariche che risultino ad oggi adempienti rispetto alle prescrizioni contenute nella sentenza di condanna inflitta dalla Corte di giustizia dell'Unione europea al nostro Paese;

quali misure siano state intraprese o che il Ministro in indirizzo intenda urgentemente adottare, per portare a termine entro il 2 giugno 2015 la messa in sicurezza e/o la bonifica delle discariche oggetto della sentenza al fine di non incorrere in ulteriori sanzioni pecuniarie.