Pubblicato il 31 marzo 2015, nella seduta n. 420
MANDELLI , PICCOLI , ROMANI Paolo , GASPARRI , SERAFINI , RIZZOTTI , PERRONE , ARACRI , ZUFFADA , ZIZZA , FALANGA , SCIASCIA , SCILIPOTI ISGRO' , MAZZONI , SCOMA , PAGNONCELLI , GALIMBERTI , PICCINELLI , BARANI , PELINO
Il Senato,
premesso che:
Poste italiane SpA è una società che si occupa della gestione del servizio postale in Italia. Fondata nel 1862 come azienda autonoma che gestiva in monopolio i servizi postali e telegrafici per conto dello Stato, attualmente è una società per azioni il cui capitale è detenuto al 100 per cento dallo Stato italiano tramite il Ministero dell'economia e delle finanze;
negli ultimi anni la società ha dato vita ad un processo di razionalizzazione degli uffici tramite la riduzione degli orari di apertura, l'accorpamento o la loro definitiva chiusura provocando disfunzioni nell'offerta del servizio e arrecando danni ai cittadini, in particolar modo per coloro che vivono in territori disagiati;
tale riduzione negli anni ha provocato una diminuzione del personale impiegato con contestuale blocco del turnover, che da un lato ha comportato un notevole aumento della mole di lavoro individuale e dall'altro un abbassamento del livello di qualità del servizio offerto;
il rapporto tra Stato e Poste italiane SpA richiede che la società consegua obiettivi di qualità, tra i quali quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste, obiettivi che non possono non tenere conto delle esigenze manifestate dalle autorità locali come espressione delle necessità degli utenti del servizio stesso;
nel corso dell'audizione presso la 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) del Senato, svoltasi il 5 novembre 2014, il dottor Francesco Caio, amministratore delegato di Poste italiane, ha dato notizia di un piano generale di riorganizzazione della rete di sportelli postali a decorrere dal 2015, che avrebbe tenuto comunque conto, secondo quanto da questi affermato, dei principi di prossimità e presenza di copertura territoriale e di funzionalità;
in data 16 dicembre 2014, Poste italiane SpA ha presentato il piano strategico 2015-2019 in cui è prevista la progressiva chiusura di 455 uffici postali a livello nazionale e la riduzione degli orari di apertura di altri 600, ritenuti improduttivi nonché anti-economici;
dalla decisione si può evincere che nel business plan messo in atto da Poste italiane predomina una politica del profitto, che investe sulle assicurazioni, carte di credito ricaricabili, telefonia cellulare e servizi finanziari, a discapito delle reali necessità della popolazione che necessiterebbe della fornitura di servizi, anche, in condizioni del mercato in perdita;
considerato che:
i servizi postali, in primis per le famiglie e le imprese, sono di vitale importanza per l'esecuzione di tantissime attività quotidiane, quali il prelievo di contante per i titolari di conti correnti postali, il pagamento delle utenze, il deposito di valuta nei libretti postali al portatore, l'invio di comunicazioni urgenti, soprattutto quelle di carattere giudiziario. La paventata chiusura o la limitazione degli orari degli uffici pone in gravi difficoltà cittadini, turisti e aziende;
in particolare, nei piccoli comuni, e specialmente in quelli montani, la soppressione di un ufficio postale, al pari di una farmacia, di un presidio medico o di uno sportello bancario, rappresenterebbe il venire meno di un servizio essenziale per una comunità, e in particolar modo per quei cittadini anziani, o con handicap fisici, per i quali un eventuale accorpamento degli uffici significherebbe raggiungere un comune distante a piedi o con mezzi pubblici: in entrambi i casi la persona per ritirare la corrispondenza, effettuare pagamenti, o utilizzare un qualsiasi servizio offerto da Poste italiane (sportello bancario, servizi finanziari, assicurativi, eccetera) sarà costretta ad impiegare molto tempo in più;
è evidente che ci sia da parte dell'azienda una reale quanto imprescindibile necessità di orientare la gestione dei servizi alla sostenibilità economica ma ciò avviene a scapito del mantenimento di alcuni presidi, soprattutto in zone periferiche come quelle montane che anche a causa di questi processi di razionalizzazione saranno sempre più soggette all'abbandono, ancor più se si considera che, in base alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, le zone rurali e montane sono meritevoli di specifica considerazione nell'ambito del servizio postale universale. Al fine di garantire un livello di servizio adeguato in tali aree, Poste italiane dovrebbe tener conto delle particolari esigenze da garantire ai comuni che si caratterizzano per la natura prevalentemente montana del territorio e per la scarsa densità abitativa;
per quanto concerne, specificatamente, la necessità di garantire un'adeguata diffusione nel territorio nazionale, la direttiva n. 97/67/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, e successive modificazioni e integrazioni, recante "Regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità del servizio", sottolinea l'importanza delle reti postali rurali, in particolar modo nelle zone impervie, al fine di mantenere la coesione sociale e la salvaguardia dell'occupazione;
l'eventuale privatizzazione totale dell'azienda o la soppressione del servizio a livello locale, proprio per la loro specificità e rilevanza, non possono essere trattati unilateralmente dall'azienda o dal Governo, poiché necessiterebbero di un'ampia condivisione anche a livello parlamentare;
nella transizione economica e normativa verso un mercato aperto, la previsione e la regolamentazione del servizio universale postale garantisce a tutti i cittadini la possibilità di fruire di un servizio di pubblica utilità, indipendentemente da fattori come il reddito o la collocazione geografica. In Italia, il servizio universale postale è affidato a Poste italiane fino al 2026. Sull'affidamento il Ministero dello sviluppo economico effettua, ogni 5 anni, una verifica sulla base di un'analisi dell'Autorità,
impegna il Governo:
1) ad adottare le necessarie azioni affinché sia differita l'entrata in vigore del piano di razionalizzazione 2015-2019 di Poste italiane SpA, a quando vi sarà una completa conoscenza dei disagi arrecati alle famiglie, aziende, turisti e dei benefici nei termini di progresso dell'efficacia, dell'efficienza e della valutazione della performance del servizio universale postale;
2) a scongiurare l'ipotesi che non a tutti i cittadini italiani sia data la possibilità di fruire di un servizio di pubblica utilità, quale quello postale, indipendentemente da fattori quali il reddito e la collocazione geografica;
3) a valutare la possibilità, per verificare congiuntamente il piano della società, di coinvolgere anche l'Associazione nazionale comuni italiani, partendo dal processo di aggregazione dei piccoli Comuni, per stabilire quali siano gli sportelli da ritenere comunque indispensabili;
4) a rendere noti i criteri oggettivi ed omogenei che giustificherebbero l'intenzione di chiudere o ridimensionare, negli orari di apertura, gli uffici postali, anche attraverso una concertazione tra la direzione di Poste italiane SpA e le amministrazioni locali, per evitare che decisioni unilaterali assunte arrechino disagi agli abitanti dei comuni più disagiati del Paese, che si vedrebbero privati dell'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, così come previsto dall'accordo siglato fra le Poste italiane e lo Stato;
5) ad attuare interventi per far sì che Poste italiane SpA si occupi e garantisca pienamente il servizio pubblico essenziale che presuppone la prossimità e la copertura del territorio nazionale anche per meglio fornire, come accade già in logica di mercato, gli altri servizi connessi.