Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01349
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Atto n. 3-01349
Pubblicato il 11 dicembre 2003
Seduta n. 506
GRECO. - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente e della tutela del territorio. -
Premesso che:
con decreto ministeriale dell’11 maggio 1963 è stata sottoposta a vincolo archeologico parte del comprensorio territoriale della località “Monte Sannace” in agro di Gioia del Colle (Bari), coincidente con la particella 73 del foglio di mappa n. 18, successivamente utilizzata abusivamente, con altre particelle, quale bacino di cava estrattiva di pietra ad opera di una ditta privata;
con sentenza del 20 aprile 2001 il giudice del Tribunale di Acquaviva delle Fonti applicava al titolare-gestore della cava sia la sanzione penale – detentiva e pecuniaria sia quella dell’articolo 7 della legge n. 47/1988 e dell’articolo 164 del decreto legislativo n. 490/99;
con provvedimento del 22 novembre 2001 il giudice competente per la esecuzione della menzionata sentenza, nel disporre il dissequestro dell’intera cava, premetteva che “non essendo possibile la soluzione di poter colmare il vuoto che si è venuto a creare, sarà la natura stessa che si riapproprierà del territorio con l’intervento anche delle autorità preposte alla tutela e alla conservazione dell’area che faciliteranno il totale recupero con interventi appropriati e nel rispetto della normativa vigente (rimboschimento dell’area, riporto della terra per ricreare l’humus ...) ”;
nella stessa decisione del giudice della esecuzione veniva anche testualmente scritto che “la difesa della Ditta condannata ha correttamente, nel corso del giudizio di esecuzione, abbandonato l’originaria richiesta di concessione in comodato gratuito della zona ad una impresa, per l’esercizio di una discarica, sicuramente irrealizzabile alla luce della vigente normativa a tutela dei vincoli archeologici ed idrogeologici a cui è sottoposta la zona in commento”;
in data 17 luglio 1998, intanto, era stato presentato dalla ditta Eco Polis s.r.l. di Valenzano un progetto per la realizzazione di una discarica di rifiuti speciali di seconda categoria di tipo B sull’area già oggetto dell’attività estrattiva della cava abusiva;
con decreto n. 89 del 10 aprile 2001 il Commissario delegato per la emergenza ambientale disponeva l’approvazione del progetto della discarica, sulla scorta di presupposti pesantemente viziati nel merito e nella forma, quali una serie di nulla osta (della Commissione edilizia e del Consiglio comunale, del Comitato tecnico della Provincia di Bari, dell’Ispettorato delle Foreste, della Soprintendenza archeologica e di quella per i beni ambientali) tutti rilasciati in epoca antecedente all’approvazione del P.U.T.T., avvenuta in data 15 dicembre 2000, che sottopone l’area interessata della discarica alla particolare tutela di cui all’articolo 3.15 delle norme tecniche di attuazione del P.U.T.T. e, in particolare, all’espresso divieto dell’approvazione di piani o progetti comportanti discariche di rifiuti o di materiali di ogni tipo;
nella seduta n. 145 della Camera dei deputati del 15 maggio 2002 il Ministro per i beni e le attività culturali, rispondendo ad analoga interrogazione del 16 aprile 2002, concludeva dichiarando che “la questione merita ulteriori verifiche inerenti l’accertamento delle rispettive competenze amministrative”;
la stampa in questi ultimi mesi ha dato ampio risalto alle proteste di movimenti politici e ambientalisti, scandalizzati per il mancato intervento di chi ha il dovere di impedire che una pregressa violazione di vincoli paesaggistici e archeologici possa alla fine rivelarsi una ingiusta premessa per conseguire autorizzazione al risanamento di un grave scempio, tanto più dopo che la Procura della Repubblica di Bari, diversamente che per la vicenda della discarica portata a sua conoscenza da un apposito Comitato cittadino, ha dimostrato grande solerzia nel bloccare un complesso turistico in fase di realizzazione in altra zona di rispetto a salvaguardia dei giacimenti archeologici, non lontana da quella interessata dalla ex cava,
si chiede di sapere, sulla scorta degli ulteriori elementi forniti con il presente atto di sindacato ispettivo e delle eventuali ulteriori verifiche anticipate dal Ministro per i beni e le attività culturali nella seduta della Camera dei deputati del 15 maggio 2002, quali iniziative si intenda intraprendere per impedire la realizzazione della illegittima e/o incompatibile discarica di cui in premessa.