Pubblicato il 10 dicembre 2003
Seduta n. 504
BOCO. - Ai Ministri delle attività produttive e dell'ambiente e della tutela del territorio. -
Premesso:
che un bunker del volume di 11.000 metri cubi è stato realizzato dall’Enel in località Fundera, nel comune di Lacco Ameno (Napoli) sull’isola d’Ischia, a seguito di illegittima concessione edilizia;
che la centrale Enel di Lacco Ameno è stata completata ma non ancora attivata;
che tutta l’operazione potrebbe essere stata pianificata per trovare sistemazione alla commessa, n. 404/87 del valore di circa 60 miliardi di vecchie lire, per Cavi Pirelli ad olio fluido contenente PCB (policlorobifenili);
che le suddette sostanze tossico – nocive furono messe al bando dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 216, che vietava l’immissione sul mercato e l’uso nel territorio nazionale dei policlorobifenili e policlorotrifenili, nonché gli impianti, apparecchi e fluidi che li contenevano;
che l’Enel, che doveva iniziare le operazioni di smaltimento di fluidi contenenti PCB, a costi elevatissimi (in impianti speciali in Francia), nel 1991 pianificò una struttura coperta, in pieno centro abitato nel comune di Lacco Ameno – dietro l’ospedale, a fianco della locale scuola media –, dove poter contenere il predetto olio fluido con PCB nonché gli impianti, apparecchi e fluidi che li contenevano: due sistemi di trasformazione ad alta tensione (150/30/20/10 KV) e i relativi radiatori di raffreddamento e apposita vasca di raccolta per olio con PCB;
che nel periodo 15 ottobre 1992 – 31 dicembre 1992 con le posacavi G. Verne e S/V “Punta Libeccio” la Poliservizi srl (società domiciliataria per l’operazione della Pirelli Cavi) posava quattro cavi ad olio fluido nella tratta sottomarina di rilevante interesse archeologico da Cuma fino a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia: per consentire la posa dei cavi furono tranciate di netto praterie di poseidonie e distrutte con mezzi meccanici scogliere naturali dei fondali marini in perimetrazione S.I.C. IT 8030010;
che l’autorizzazione e concessione demaniale per la posa e il mantenimento dei quattro cavi ad olio fluido risulta essere la n. 113, rilasciata il 14 giugno 1994;
che con istanza in data 19.11.1993 l’Enel richiedeva alla regione Campania l’autorizzazione per un elettrodotto a 150.000 Volt e, con delibera del presidente della giunta regionale n. 3651 dell’11.4.1994, venivano autorizzati l’elettrodotto in cavo sotterraneo e una nuova cabina fuori terra 150/20 KV a Lacco Ameno;
che, con istanza acquisita al protocollo di Lacco Ameno al n. 2217 del 28.05.1995, l’Enel comunicava di adeguare il proprio progetto elaborando una soluzione completamente interrata e una nuova cabina 150/30/20/10 KV;
che con delibera del consiglio comunale di Lacco Ameno n. 46 del 25.11.2002 veniva acquisita la relazione finale della commissione di inchiesta nominata con delibera di giunta comunale n. 233 del 29.12.2000: tale commissione era stata incaricata di verificare la legittimità della concessione edilizia sotto il profilo urbanistico e paesistico e di ogni altro titolo rilasciato per la cosiddetta cabina Enel della Fundera;
che dalla suddetta relazione risultò che la concessione edilizia n. 1810 del 5/11/1996 era stata rilasciata in maniera illegittima, in violazione e contrasto con la normativa paesistica e urbanistica vigente, e alla luce di quanto recepito il consiglio comunale determinava di procedere e di porre in essere tutti gli atti consequenziali, tra i quali quello dell’annullamento, in regime di autotutela, della suddetta concessione edilizia;
considerato:
che si deve porre attenzione in merito all’utilizzo di un liquido della famiglia dei PCB, denominato commercialmente askarel;
che l’attuale quadro legislativo considera “askarel” anche un liquido dielettrico che contenga, anche in proporzioni ridotte, questo prodotto;
che la stabilità del suddetto liquido ne implica la bioaccumulabilità, ossia la resistenza al tempo: di conseguenza le numerose tracce di askarel, disperso nell’ambiente o nelle discariche, possono durare illimitatamente e accumularsi, fino a interessare la catena alimentare;
che in una struttura coperta il PCB portato ad alte temperature (nei due sistemi di trasformazione ad alta tensione, 150.000 Volt, di Lacco Ameno si potrebbero raggiungere elevate temperature) perde la sua stabilità e si converte per pirolisi in diossina, gas tossico la cui pericolosità è ampiamente accertata;
che la struttura di Lacco Ameno è ritenuta, tra l’altro, dal Ministero dell’interno “obbiettivo sensibile per l’emergenza terrorismo in atto”, come risulta dall’allegato 3 alla relazione Arpac del 14/3/2002;
che la recente brillante operazione della Procura di Napoli e dei NOE ha evidenziato l’enorme interesse delle ecomafie per lo smaltimento di materiale tossico nocivo;
che l’Enel dal giugno 2000 tiene bloccato l’impianto di Lacco Ameno, nonostante un investimento, secondo quanto consta all’interrogante, di oltre 100 miliardi di vecchie lire, e che è possibile ipotizzare che il motivo del blocco sia proprio evitare di bonificare l’area dall’olio fluido contenente PCB, i cui costi di smaltimento sarebbero probabilmente superiori all’investimento stesso,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano indispensabile e urgente accertare la situazione dell’impianto Enel di Lacco Ameno e prendere i conseguenti provvedimenti;
come intendano intervenire perché sia effettuata la bonifica dell’area.