Atto n. 2-00462

Pubblicato il 6 novembre 2003
Seduta n. 484

BEDIN, BAIO DOSSI, SOLIANI, TOIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

in un’intervista al quotidiano “La Stampa” del 29 ottobre 2003 il Commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Maurizio Scelli, nell’annunciare che l’organizzazione italiana manterrà comunque la delegazione in Iraq, indipendentemente dalla posizione ufficiale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) di Ginevra, ha testualmente dichiarato che “esiste un preciso programma definito con il Ministero degli affari esteri con finanziamenti pubblici dei quali dobbiamo dunque rispondere, che pur non essendo un vincolo, nel senso che non ne siamo dipendenti, è un impegno che ci spinge a non venir meno”;

nella stessa intervista, il commissario Scelli ha anche ammesso che il personale della Croce Rossa Italiana non gode più di alcuna forma di protezione locale, in passato garantita dai carabinieri del reggimento “Tuscania”, perché “da quando abbiamo preso in gestione il Medical Center Hospital, il fiore all’occhiello della sanità di Saddam Hussein, è venuta meno l’esigenza di una protezione esterna (...) e poi oggi la sicurezza è assicurata dal corpo di polizia irachena ricostituito dagli americani”;

tali affermazioni del commissario Scelli – a meno di smentite ad oggi non pervenute – configurano una gestione quanto meno preoccupante della missione in Iraq della Croce Rossa Italiana, sotto il profilo sia della legittimità nazionale e internazionale del mandato, sia della trasparenza e correttezza nell’esercizio dello stesso;

in particolare, con un’affermazione di sconcertante leggerezza e incongruità, il Commissario ha accennato all’esistenza di finanziamenti pubblici erogati nell’ambito di un non meglio qualificato “programma definito con il Ministero degli affari esteri”; tale programma – secondo il Commissario – pur costituendo il fondamento dell’ “impegno” assunto con il Governo italiano – non sarebbe comunque vincolante per la Croce Rossa Italiana, che potrebbe disporre in piena indipendenza evidentemente anche delle risorse pubbliche ad esso destinate;

inoltre, riconoscendo che il personale in Iraq della Croce Rossa Italiana è direttamente assoggettato alla protezione del “corpo di polizia irachena ricostituito dagli americani”, il commissario Scelli ha di fatto ammesso che la neutralità della missione umanitaria è definitivamente compromessa, con gravissime ripercussioni per la credibilità dell’emblema della Croce Rossa e per la tradizionale indipendenza dell’organizzazione internazionale;

in effetti, da una valutazione complessiva della missione in Iraq si configura il rischio che la gestione del commissario Scelli possa esporre l’emblema della Croce Rossa ad un’impropria assimilazione con una delle parti in causa nel conflitto, in una fase tuttora molto instabile del processo di riconversione democratica delle istituzione irachene;

con tale scelta non solo si sono potenzialmente pregiudicate le condizioni di sicurezza per il personale della Croce Rossa Italiana che opera sul territorio iracheno, ma si è anche esposta l’organizzazione italiana al rischio di una marginalizzazione dal movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che ha nella neutralità e indipendenza il suo fondamento costitutivo universalmente riconosciuto;

infatti le attività svolte durante i conflitti bellici dalle società nazionali della Croce Rossa, secondo il Protocollo di Siviglia, sono sottoposte alla precisa ed esclusiva competenza del Comitato Internazionale della Croce Rossa, rispetto al quale la Croce Rossa Italiana sta oggi assumendo – come si evince dalle dichiarazioni del commissario Scelli – una posizione di insubordinazione, se non addirittura di manifesta provocazione,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Presidente del Consiglio circa le citate dichiarazioni del commissario Scelli, in ordine alla loro veridicità e congruità rispetto agli eventuali impegni assunti con il Governo italiano;

in particolare, a quale programma o convenzione tra la Croce Rossa Italiana e il Ministero degli affari esteri si riferisca il commissario Scelli e quali finalità ed obiettivi sarebbero stati eventualmente realizzati in quel contesto;

se, nell’ambito del citato programma, siano stati erogati finanziamenti pubblici; in tal caso, se si conosca l’effettiva destinazione degli stessi e la loro compatibilità con gli obiettivi fissati e se siano stati trasmessi i relativi atti documentali al Collegio dei Revisori dei Conti, per le finalità istituzionali di vigilanza e controllo;

quante unità di personale siano tuttora utilizzate nella missione umanitaria in Iraq della Croce Rossa Italiana e quali garanzie sussistano circa le condizioni di sicurezza in cui i volontari italiani sono chiamati ad operare, anche in relazione alla situazione che si è determinata dopo il gravissimo attentato del 27 ottobre 2003 al quartier generale della Croce Rossa Internazionale di Baghdad;

in generale, cosa il Governo intenda fare per assicurare che, in questa come in ogni altra congiuntura, sia pienamente rispettato l’istituzionale carattere di imparzialità ed indipendenza della Croce Rossa Italiana, anche al fine di scongiurare la possibilità di un’umiliante penalizzazione da parte della Croce Rossa Internazionale;

infine, se non si ritenga che l’articolazione nazionale di un’istituzione che appartiene al patrimonio di civiltà della comunità mondiale, quale la Croce Rossa Italiana, debba godere delle massime garanzie di correttezza e trasparenza gestionale, quale presupposto indispensabile per la credibilità internazionale dell’istituzione.