Pubblicato il 15 ottobre 2014, nella seduta n. 332
PETROCELLI , CIOFFI , BERTOROTTA , GAETTI , CASTALDI , MARTELLI , MOLINARI , AIROLA , BULGARELLI , VACCIANO , MORONESE , SERRA , FATTORI , CAPPELLETTI , MONTEVECCHI , BUCCARELLA , CATALFO , LEZZI , ENDRIZZI , NUGNES , GIARRUSSO , CRIMI , LUCIDI , FUCKSIA , SCIBONA , COTTI , BOTTICI , SANTANGELO , BLUNDO , MANGILI , MARTON , SIMEONI , MORRA , DONNO
Il Senato,
premesso che:
il 9 ottobre 2014, la città di Genova è stata colpita da un drammatico evento alluvionale che ha causato la morte di un uomo, oltre ad un autentico disastro ambientale: 3 torrenti, il Bisagno, il rio Fereggiano e lo Sturla sono esondati, causando danni ingentissimi a persone e a cose;
evento del medesimo tenore si era manifestato appena 3 anni or sono, nel novembre 2011, quando la furia delle acque dei 3 torrenti esondati provocò anche in quell'occasione morte e devastazione, portandosi via 6 vite umane;
l'estrema pericolosità del bacino idrogeologico genovese costituisce un fatto notorio: basti ricordare che altre alluvioni devastanti nell'area si ebbero, solo negli ultimi 40 anni, nel 1970 (44 morti), nel 1992 (7 morti) e nel 1993 (4 morti). Segnatamente, oltre al bacino del torrente Bisagno e della sua asta terminale canalizzata e coperta, la cui sezione è evidentemente insufficiente, il rischio deriva dall'intero complesso sistema dei rivi e torrenti, coperti e scoperti, che interessano le aree urbane di Genova. Situazioni analoghe sono riscontrabili in molte altre zone del territorio nazionale;
considerato che:
da ultimo, in data 5 agosto 2014, le imprese incaricate della messa in sicurezza del torrente Bisagno hanno allertato con lettera il Governo (sia il Presidente del Consiglio dei ministri, sia il coordinatore della struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri "Italia Sicura") sulla necessità di intervenire con estrema urgenza, onde evitare il ripetersi della tragedia del 2011. Si legge nella lettera: «Con l'avvicinarsi della nuova stagione autunnale appare fondamentale partire subito con la realizzazione dell'opera in questione, atteso che rimandare e temporeggiare ancora (oltre a tutto il tempo già perso finora, senza motivo giuridico alcuno), espone la collettività al concreto rischio di vedere riaccadere la tragedia del novembre 2011»;
dal documento "Ecosistema Rischio 2013", con cui Legambiente effettua il monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico, emerge che in Liguria sono 232 i comuni a rischio idrogeologico, quindi, in termini percentuali, il 99 per cento dei comuni liguri sono esposti al pericolo di frane ed alluvioni. Nel medesimo documento, con particolare riferimento a Genova, si rileva che: «l'urbanizzazione delle zone soggette e rischio e lo sviluppo urbanistico della città, che è cresciuta su corsi d'acqua intubati e cementificati, rende l'esposizione al rischio particolarmente elevata e le prime attività avviate, seppur valutate positivamente, non sono evidentemente sufficienti per garantire la sicurezza dei cittadini in assenza di quella concreta inversione di tendenza nella pianificazione urbanistica e nell'uso del suolo di cui il nostro Paese avrebbe bisogno. Da segnalare inoltre che nel questionario di quest'anno il Comune ha dichiarato di non aver di recente aggiornato il piano di protezione civile, strumento essenziale per affrontare momenti di criticità»;
valutato, inoltre, che:
al netto delle gravi e numerose responsabilità di carattere locale, che dovranno essere indagate ed accertate nelle sedi proprie, le attività relative alla difesa del suolo, anche con riguardo alla salvaguardia per i rischi derivanti da dissesto idrogeologico, rientrano pienamente nella materia della tutela dell'ambiente, di esclusiva competenza statale, ai sensi dell'art. 117, comma 2, lett. s), della Costituzione;
del resto, il Parlamento, sin dall'inizio della XVII Legislatura, ha sottolineato l'importanza della tematica della difesa del suolo e della messa in sicurezza del territorio. Ciò è avvenuto, in particolare, sia al Senato che alla Camera, tra giugno e settembre 2013, con la discussione e conseguente approvazione di mozioni con cui si impegnava il Governo a considerare la manutenzione del territorio e la difesa idrogeologica una priorità per il Paese e a finanziare un piano organico di interventi per la sicurezza e la manutenzione del territorio;
a fronte delle risorse stanziate, anche nell'ambito della legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), sull'utilizzo e sulle connesse priorità di spesa il Governo non ha opportunamente vigilato né tempestivamente operato, come dimostra il caso di Genova. È evidente l'assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione, attraverso i quali affermare una nuova cultura dell'impiego del suolo che metta al primo posto la sicurezza della collettività, abbandonando la politica degli interventi emergenziali che si ripetono dopo le catastrofi e le alluvioni;
il problema della fragilità del nostro territorio e dell'esposizione al rischio di frane e alluvioni riguarda un numero di aree della Penisola estremamente preoccupante per quantità e popolazione residente. In ben 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico che comportano ogni anno un bilancio economico pesantissimo, intollerabile quando è pagato con la vita, come testimoniano le recenti calamità che hanno colpito la Sardegna e da ultimo le città di Genova e di Parma;
gli interventi nel settore, cruciale per l'incolumità dei cittadini e per la sicurezza del territorio e delle attività quotidiane di chi vi abita, appaiono tardive, limitate e comunque inserite in un contesto che vede costantemente prevalere preoccupanti spinte alla cementificazione e al consumo del suolo, tali da vanificare, in prospettiva, le già insufficienti iniziative assunte in questo campo. Peraltro, con l'articolo 7 del recente decreto-legge n. 133 del 2014, che contiene una serie di disposizioni finalizzate all'utilizzo delle risorse per interventi di mitigazione, si affronta il tema del rischio idrogeologico senza mettere in campo una strategia efficiente, lungimirante e generale di governo del territorio, e in particolare dei fiumi, e un'efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici, a partire dalle aree urbane che oggi sono le più colpite;
nel corso degli anni è stata ripetutamente denunciata la progressiva scomparsa dell'ordinaria manutenzione del territorio, la contrazione delle risorse ministeriali ordinarie per la tutela del suolo ed il prevalere del modello derogatorio di intervento straordinario, che presenta gravissime criticità, sia per le risorse programmate che per l'assenza di un'effettiva regia. I continui e frammentari interventi normativi denotano una politica che non intende incentrarsi sulla messa in sicurezza del territorio e sulla riduzione del consumo di suolo, favorendo invece, in nome dell'emergenza, il moltiplicarsi dei centri di spesa e di responsabilità. La proliferazione di modelli disomogenei di governance determina la mancata cantierizzazione delle opere necessarie, la necessità di riprogrammare risorse stanziate ma non utilizzate o, ancor più frequentemente, la spesa di ingentissime risorse senza adeguati controlli;
accanto a frammentari interventi, peraltro tardivamente adottati, in materia di dissesto idrogeologico, il Governo ha parallelamente messo in campo un complesso apparato normativo improntato alla generalizzazione delle deroghe, delle procedure di silenzio-assenso, degli strumenti di "semplificazione" e deregolamentazione già esistenti nel nostro ordinamento, tali da minare, se non vanificare nel concreto, ogni corretta pianificazione urbanistica astrattamente prevista. Si assiste all'estensione degli strumenti di silenzio-assenso agli atti e procedimenti riguardanti il paesaggio ed i beni culturali, nonché al moltiplicarsi degli strumenti di accelerazione volti al superamento dei dissensi espressi dalle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, al patrimonio storico ed artistico, alla tutela della salute e dell'incolumità pubbliche. Si tratta, con tutta evidenza, di un modello, presentato in chiave anti-burocratica, che può produrre danni evidenti in un territorio già gravato dalla cementificazione, dall'assenza di controlli puntuali e tempestivi e dalla mancata sanzione per le responsabilità individuali, politiche ed amministrative per lo stato di cose che ripetutamente ci si trova a constatare in occasione di fenomeni meteorologici avversi;
occorre invece intervenire sulla manutenzione e riqualificazione dei corsi d'acqua, sui sistemi di drenaggio delle acque meteoriche, aumentando la capacità di esondazione dei corsi d'acqua e di permeabilità dei suoli urbani, nonché delocalizzare le strutture che oggi causano le condizioni di rischio;
considerato, dunque, che:
al netto delle gravi e numerose responsabilità di carattere locale, ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione «Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso (...) di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali»;
la responsabilità politica ed amministrativa del Presidente del Consiglio, che, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile, risulta incidente sotto due profili fondamentali, per quanto qui rileva. Per un primo profilo si tratta di una responsabilità omissiva, stante l'assenza di tempestivi provvedimenti governativi di carattere sostitutivo volti a risolvere e superare efficacemente le inerzie amministrative locali o degli stessi commissari di Governo, tenuto conto del notorio e consolidato pericolo per l'incolumità pubblica concernente il bacino idrogeologico della città di Genova. Per un secondo profilo, ma non meno grave, si configura una palese responsabilità in vigilando, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri competenti, stante l'inadeguatezza e, in taluni casi, persino l'inoperosità delle amministrazioni statali sul territorio, che sono preposte all'incolumità dei cittadini e alla tutela del suolo e dell'ambiente;
visto l'articolo 94 della Costituzione;
visto l'articolo 161 del regolamento del Senato della Repubblica,
esprime la propria sfiducia nel confronti del Governo.