Atto n. 3-01156 (in Commissione)

Pubblicato il 4 agosto 2014, nella seduta n. 299
Svolto nella seduta n. 141 della 7ª Commissione (12/11/2014)

MONTEVECCHI , PAGLINI , FUCKSIA , CAPPELLETTI , PUGLIA , DONNO , GAETTI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -

Premesso che:

in data 30 luglio 2014 "La nuova Prima Pagina" (edizione di Modena) riporta la notizia che, in relazione alla vicenda degli appalti per i restauri del duomo, l'associazione "Italia nostra", tramite una lettera inoltrata al Ministro in indirizzo, ha chiesto che l'architetto Di Francesco, direttore regionale dei beni culturali, fosse rimossa dal suo incarico anche in considerazione del fatto che la stessa avrebbe ammesso di avere intenzionalmente trasgredito a quelle tassative regole per le opere di restauro nel duomo di Modena. La vicenda portata a conoscenza del Ministero da parte di Italia nostra riguarda i lavori di restauro della cattedrale di Modena. Lavori su cui ha svolto verifiche la Corte dei conti, rilevando irregolarità nell'affidamento degli appalti: 4 su 5 assegnati senza gara, ma direttamente alla ditta Candini arte di Castelfranco;

secondo quanto riportato dal quotidiano, «"È la prima volta che mi capita di forzare la legge in oltre trent'anni di carriera - aveva dichiarato il direttore regionale - e l'ho fatto perché altrimenti si correva il rischio di interrompere i lavori e avere i ponteggi sul Duomo per chissà quanto. Il Capitolo Metropolitano ci chiedeva di fare bene e in fretta e così abbiamo fatto. Quindi lo ammetto, sui 4 lotti da circa 100.000 euro l'uno c'è stata una forzatura della legge". La linea difensiva della Di Francesco è: l'ho fatto perché i lavori erano urgenti e bisognava garantire continuità. Ma per Italia Nostra aver violato la legge "a fin di bene" come sostiene la dirigente ministeriale non può bastare»;

l'associazione ha conseguentemente scritto al Ministro, «ponendo interrogativi: "Può rimanere nel ruolo la direttrice regionale per i beni culturali che dichiara di non ritenersi vincolata dalla legge sui pubblici appalti? E ammette di avere intenzionalmente trasgredito a quelle tassative regole per le opere di restauro nel Duomo di Modena?". Domande retoriche: la risposta, secondo Italia Nostra, non può essere che un no»;

considerato che:

il regolamento di organizzazione del Ministero dei beni culturali concentra nelle Direzioni regionali i compiti di stazione appaltante per le opere perseguite da tutte le Soprintendenze attive nell'ambito della regione; la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici è dunque individuata come l'organo che meglio garantisce, con le necessarie competenze amministrative, il più rigoroso rispetto della normativa dei lavori pubblici;

a parere degli interroganti, relativamente all'atto di ammissione pubblica effettuato dall'architetto Di Francesco, appare discutibile che la stessa continui a prestare la propria opera professionale per il Ministero, in considerazione del fatto che il rispetto della normativa sugli appalti pubblici è la condizione necessaria per garantire la regolarità dei procedimenti di assegnazione dei lavori;

considerato inoltre che:

i lavori sul duomo sarebbero assegnati ad unica impresa per lotti in sequenza. Italia nostra aveva richiesto l'accesso agli atti che sarebbe stato pervicacemente negato, pur dopo la decisione della speciale commissione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri cui l'associazione aveva fatto ricorso;

nell'articolo di stampa si afferma che la ragione della trasgressione del rispetto della normativa sulle gare d'appalto commessa dal direttore regionale dei beni culturali sarebbe stata dettata dall'esigenza avvertita dalla stessa di poter meglio assicurare l'esercizio della tutela dell'insigne monumento attraverso la continuità dell'organizzazione di cantiere e l'omogeneità dei criteri di intervento;

considerato inoltre che, a parere degli interroganti:

sarebbe opportuno, senza entrare nel merito delle decisioni assunte dalla responsabile, comprendere e contestare l'operato e l'atto d'imperio adottati per garantire la "continuità" dell'opera iniziata, sacrificando sull'altare della legalità, uno dei più elementari principi della trasparenza nella pubblica amministrazione che si può ottenere attraverso il rispetto delle procedure di assegnazione per le gare d'appalto.

l'esigenza della "continuità" sarebbe stata correttamente soddisfatta se la complessiva opera di revisione della facciata del duomo, del fianco sud e delle absidi, fosse stata affrontata, come si sarebbe dovuto, unitariamente e attraverso una preventiva formale gara d'appalto;

pare evidente che non si sarebbe trattato di un inconsapevole errore nell'applicazione di una complessa disciplina normativa, in quanto è stata sovrapposta alla legge la soggettiva valutazione delle esigenze di tutela, ovvero il dichiarato convincimento che la legge che regola le gare di appalto non sarebbe idonea ad assicurare la più corretta ed efficace tutela;

la Direzione regionale è chiamata ad applicare la legge, l'annunciato convincimento dovrebbe a rigore condurre alla rinuncia allo speciale incarico istituzionale, un'assunzione di responsabilità che restituirebbe lustro ed onore alla Direzione regionale;

senza un maturo gesto di responsabilità, le dichiarazioni effettuate dall'architetto Di Francesco, rischiano di far ravvisare nella trasgressione del rispetto delle opere per il restauro del duomo di Modena, insieme all'enunciazione di un proposito programmatico, una facile disapplicazione della legge in spregio al comune senso di legalità che accomuna la società civile;

considerato infine che, a giudizio degli interroganti, dovrebbero essere posti in essere tutti gli atti idonei a contrastare siffatte consuetudini e a combattere l'illegalità con ogni mezzo, anche accogliendo la richiesta di Italia nostra che ritiene che il Ministro debba prendere atto di un proposito che si configura come contrario al ruolo istituzionale provvedendo di urgenza a sollevare dall'ufficio il funzionario che ha dichiarato di non sentirsi vincolato all'osservanza della legge che è chiamato ad applicare,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di contrastare l'illegalità e per sostenere le ragioni del rispetto della legge cui ciascuno, ed i responsabili in primis, ha l'onere di conformarsi;

se non consideri, nell'ambito delle proprie attribuzioni, di dover avviare un'indagine presso gli uffici interessati, ferma restando l'autonoma valutazione da parte dell'autorità giudiziaria, in merito ai rilevanti fatti descritti ed alle eventuali responsabilità personali dei soggetti coinvolti;

quali siano gli interventi di programma a cui ritenga dover dare attuazione al fine di verificare se sia stato garantito il rispetto delle norme sulle gare d'appalto per le opere di restauro del fianco sud e delle absidi del duomo di Modena.