Pubblicato il 22 luglio 2014, nella seduta n. 286
DONNO , PUGLIA , BUCCARELLA , PAGLINI , SANTANGELO , SIMEONI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute. -
Premesso che:
l'arsenico è un metallo pesante altamente tossico, la cui presenza si ravvisa sia in natura (carbonio organico), sia come risultato di attività antropiche (carbonio inorganico);
gli esseri umani possono essere esposti all'arsenico attraverso l'aria, l'acqua, il cibo con gravi conseguenze per la salute. In questo senso, l'esposizione alimentare rappresenta la prima fonte di contaminazione umana. L'assorbimento di arsenico inorganico è, infatti, assai rapido e comporta un'altrettanto veloce diffusione a tutti gli organi, determinando effetti nocivi quali lesioni cutanee, tumori, malattie cardiovascolari, anormale metabolismo del glucosio, diabete, neurotossicità;
il parere scientifico sull'arsenico negli alimenti, fornito nel 2009 dall'EFSA (European food safety authority) su richiesta della Commissione europea, ha stimato che "in Europa i forti consumatori di riso - come per esempio alcuni gruppi etnici - subiscono un'esposizione alimentare giornaliera all'arsenico inorganico pari a circa 1 microgrammo per chilogrammo di peso corporeo al giorno, mentre i forti consumatori di prodotti a base di alghe possono giungere a un'esposizione alimentare giornaliera all'arsenico pari a circa 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno". Inoltre, "i bambini di età inferiore a tre anni sono i più esposti all'arsenico inorganico. Le stime sull'esposizione presentate da due studi differenti mostrano un'assunzione di arsenico inorganico oscillante fra 0,50 e 2,66 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Per i bambini di età inferiore ai tre anni si stima che l'esposizione alimentare ad arsenico inorganico, compresa quella derivante da alimenti a base di riso, sia due o tre volte maggiore di quella subita dagli adulti";
secondo lo studio "Arsenico: contaminazione ed esposizione ambientale" diffuso dall'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, "fenomeni di tossicità sono stati rilevati in piante coltivate su scarti di miniera, su suoli trattati con pesticidi a base di arsenico, e su suoli trattati con liquami o con acqua irrigua contaminata. Queste piante presentano una riduzione dello sviluppo radicale e dei germogli, appassimento e necrosi delle foglie, riduzione della superficie fogliare e della fotosintesi, riduzione della produzione di frutti o granella. Nelle piante la sensibilità verso i metalli ed il livello di tossicità sono fortemente influenzati sia dal tipo e dalla concentrazione di inquinante, sia dalla fase fenologica o dallo stadio fisiologico (germinazione, emergenza, crescita vegetativa). Infatti i semi in germinazione risultano più sensibili all'inquinamento da metalli, poiché non sono ancora attivi alcuni meccanismi di difesa. Nel grano l'altezza dei germogli e la lunghezza delle radici si riduce sensibilmente all'aumentare dei livelli di arsenico. La riduzione dello sviluppo delle radici può derivare dal fatto che la pianta cerchi di limitare la superficie di contatto con l'arsenico";
nel medesimo studio, è precisato che "il riso, a causa del suo largo consumo, rappresenta un significativo veicolo di esposizione all'arsenico in popolazioni che dipendono da una dieta a base di questo cereale, costituendo un grave rischio per la salute dell'uomo. I livelli di arsenico contenuti negli alimenti a base di riso per l'infanzia sono abbastanza elevati da mettere i bambini a rischio di contrarre tumori. Nei bambini al di sotto dei 3 anni, l'esposizione all'As attraverso l'assunzione di alimenti a base di riso, è generalmente stimata circa 2 a 3 volte quella degli adulti. Nella dieta dei neonati il riso è infatti il costituente principale dei prodotti per lo svezzamento ed ipoallergenici (latte di riso), ma è presente anche negli alimenti utilizzati nella dieta dei bambini (cracker, biscotti, cereali soffiati, e budini)";
tenuto conto delle disparità legislative esistenti tra gli Stati membri e il conseguente rischio di distorsione della concorrenza, il regolamento (CE) n. 1881/2006 stabilisce i tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, quali il piombo, il mercurio e lo stagno inorganico poiché "ai fini della tutela della salute pubblica è essenziale mantenere il tenore dei contaminanti a livelli accettabili sul piano tossicologico";
a tal proposito, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare precisa che i principi di base della legislazione UE sui contaminanti negli alimenti sono contenuti nel regolamento (CEE) n. 315/93 del Consiglio secondo cui "un prodotto alimentare non può essere commercializzato se contiene contaminanti in quantitativi inaccettabili sotto il profilo di salute pubblica e in particolare sul piano tossicologico". All'art. 2 è poi specificato che "i contaminanti devono essere mantenuti ai livelli più bassi che si possono ragionevolmente ottenere mediante le buone prassi normalmente accettate";
in una recente ricerca, l'EFSA ha stabilito che l'assunzione, per ogni chilo di peso corporeo, di dosi comprese tra 0,3 e 8 microgrammi, può aumentare l'incidenza dell'1 per cento di cancro nella popolazione,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali misure, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano adottare al fine di ridurre l'esposizione alimentare all'arsenico, attraverso la diffusione di dati di speciazione per i differenti prodotti alimentari;
se non considerino, nell'ambito delle proprie competenze, di dover promuovere azioni di ricerca, monitoraggio e controllo volte ad accertare l'effettiva sussistenza di rischi, sotto il profilo alimentare e sanitario, legati al consumo di prodotti, quali, ad esempio, grano, pane, latte, riso, latticini;
se non ritengano opportuno avviare operazioni di ispezione, monitoraggio e controllo, riguardanti l'importazione di prodotti con contaminanti alimentari provenienti da Paesi terzi.