Atto n. 3-01121 (in Commissione)

Pubblicato il 21 luglio 2014, nella seduta n. 284

CAPPELLETTI , CASTALDI , MONTEVECCHI , MOLINARI , ENDRIZZI , DONNO , BERTOROTTA , SIMEONI , MORRA , LUCIDI , FUCKSIA , SERRA , AIROLA , PAGLINI , LEZZI , PUGLIA , SANTANGELO , MANGILI , BLUNDO , GIARRUSSO - Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze, per gli affari regionali e le autonomie, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei beni e delle attività culturali e del turismo. -

Premesso che:

Recoaro Terme è un comune italiano di 6.558 abitanti della provincia di Vicenza, situato nell'alta valle dell'Agno, sul fondo di una conca a 445 metri sul livello del mare, ai piedi delle piccole Dolomiti;

Recoaro Terme è celebre per le proprie acque minerali riconosciute dal Sistema nazionale sanitario. Le acque di Recoaro svolgono proficua e favorevole azione in varie malattie, tra le quali le malattie del fegato e delle vie biliari, nelle manifestazioni catarrali del tubo digerente, nella stitichezza abituale e nei deperimenti organici. Importanti sono le cure inalatorie nelle malattie delle vie respiratorie; la balneoterapia negli stati post-traumatici della muscolatura e delle articolazioni, nelle artropatie croniche, nelle neuriti e polineuriti;

le terme di Recoaro sono un luogo di cura la cui superficie dei terreni è di complessivi 241.000 metri quadrati, sulla cui area si segnala in particolare villa Tonello, denominata villa Margherita, che fu realizzata tra il 1863 e il 1866 per Giuseppe Tonello di Trieste dall'architetto vicentino Antonio Caregaro Negrin, autore del più ampio progetto architettonico e paesaggistico del complesso termale in cui sorge l'edificio. Famosa per essere diventata, sul finire dell'Ottocento, dimora estiva della regina Margherita di Savoia, e meta di migliaia di visitatori e nomi noti dell'epoca: Verdi, Nietzsche, Radetzsky, eccetera;

considerato che:

la legge 15 marzo 1997, n. 59, recante "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa" (cosiddetta legge Bassanini), approvata in via definitiva l'11 marzo 1997, prevede all'art. 22 il trasferimento a titolo gratuito alle Regioni delle aziende termali ex Eagat;

entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge la Regione, in qualità di ente interessato, doveva presentare al Ministro del tesoro un piano di rilancio delle terme;

il 10 giugno 1997 la Regione Veneto adotta il piano di rilancio e di valorizzazione delle terme;

considerato inoltre che:

non è mai stato attuato il "piano di rilancio delle Terme di Recoaro" che la Regione Veneto aveva presentato e sottoscritto per poter ottenere nel 1997 la concessione delle fonti, favorendo il declino del termalismo locale;

lo sperpero di denaro che, a giudizio degli interroganti, sino ad ora si è consumato a danno della collettività è dovuto all'utilizzo di una risorsa del territorio come parcheggio per cariche politiche nominate di volta in volta dalla Regione e tenute a gestire un'importante risorsa locale senza alcuna competenza specifica in materia di termalismo;

non sono stati fatti inevitabili interventi di manutenzione per evitare cedimenti e crolli di strutture che da anni pesano sull'immagine e sull'offerta di questa località turistica, determinando una costante disaffezione a questi luoghi;

la cattiva gestione della Regione ha determinato un grave stato di abbandono e degrado delle strutture e una significativa diminuzione delle presenze da 109.000 a 28.000 attuali;

a parere degli interroganti, questo modo di gestire, sicuramente non finalizzato ad un rilancio delle terme di Recoaro, ha portato ad infangare il nome di questa splendida località turistica, un luogo che rappresenta la memoria storica della ricerca idrologica e del termalismo italiano (non solo veneto) che custodisce un monumento legato al secondo conflitto mondiale (il bunker del generale Kesserling, dove si è decisa la fine della guerra), che ospita la preziosa villa Margherita, icona dell'economia turistica veneta e che rappresenta il motore principale dell'economia recoarese;

il consigliere della Regione Costantino Toniolo definisce questa società una "zavorra per la regione", "la cui soppressione porterà alla regione risorse in termini di patrimonio e di minori spese" ("Domenica di Vicenza" del 1° marzo 2014), "le terme di Recoaro hanno bevuto soldi e inanellato perdite" ("Il Giornale di Vicenza" del 27 novembre 2013);

il consigliere regionale è promotore della "legge regionale Toniolo" che decreta la liquidazione della società "Terme di Recoaro SpA" e del suo patrimonio;

la Regione Veneto ha incaricato la società controllata Svec (Società veneta edilizia Canalgrande) nella persona del signor Tremonti, di liquidare il complesso, e risulta agli interroganti che non esistano cifre prestabilite né vincoli per l'acquisto, né condizioni per futuri sviluppi, cioè manca un piano di rilancio e di sviluppo che preservi l'ambiente, gli interessi economici e paesaggistici del territorio, diventando il complesso possibile preda di speculazioni edilizie,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

se risulti quali siano i motivi per cui non si sia provveduto tempestivamente alla realizzazione del piano di rilancio;

quali interventi urgenti intendano intraprendere, per quanto di competenza, affinché si ponga fine allo stato di incuria in cui versano le fonti di Recoaro Terme;

se non intendano intervenire, nelle opportune sedi di competenza, per giungere alla valorizzazione dell'ambiente termale, per favorire il rilancio della zona e la riqualificazione del turismo con conseguente ripresa dell'economia;

a chi siano attribuibili le responsabilità della disastrosa situazione in cui versa la stazione di cura termale di Recoaro;

se, e con quali modalità, intendano sollecitare un'attenta vigilanza sull'operazione di vendita che si sta compiendo e se non ritengano che tale operazione di alienazione sia in contrasto con il dettato della legge n. 59 del 1997 che, conferendo alla Regione Veneto i beni in concessione, a fronte dell'impegno a realizzare un progetto di sviluppo mai realizzato, non contemplava la liquidazione degli immobili al fine di lucrare.