Pubblicato il 15 luglio 2014, nella seduta n. 278
BULGARELLI , MONTEVECCHI , VACCIANO , DONNO , BERTOROTTA , SANTANGELO , FUCKSIA , SERRA , MORRA , PAGLINI , ENDRIZZI , SCIBONA , DE PIETRO , CASTALDI , MOLINARI , LUCIDI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
il gruppo Hera, sorto nel 2002 dall'unione di 11 aziende di servizi pubblici dell'Emilia-Romagna, è oggi una delle principali multiutility italiane nel settore ambientale (raccolta e smaltimento rifiuti), idrico (acquedotto, fognatura e depurazione) ed energetico (gas ed energia elettrica) operante, soprattutto, in un vasto territorio dell'Emilia-Romagna, oltre che in diversi territori di svariate altre province;
l'area di proprietà Hera, sita in Bologna fra viale Berti Pichat (ove è ubicata la sede cittadina dell'azienda), viale Ranzani e via Stalingrado (area di fabbricato ex industriale denominato "vecchia officina"), avente una superficie di oltre 60.000 metri quadrati, oggetto di concessione edilizia da parte del Comune, subordinata a procedimento di bonifica del terreno ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 152 del 2006, è interessata da un progetto di riqualificazione urbanistica;
il piano particolareggiato prevede, specificamente, la realizzazione di 2 grattacieli da adibire ad uffici Hera, di un albergo, di un parcheggio multipiano, di uno studentato, di aree commerciali e di una zona verde da adibire a parco giochi;
le svariate indagini eseguite in loco, nell'ambito del procedimento di bonifica, accertavano un significativo stato di contaminazione determinato, in particolare, dalla presenza di metalli pesanti, quali cadmio, cromo, piombo, tallio e cianuro, oltre ad un idrocarburo aromatico quale il naftalene, che, per quanto riguarda le acque sotterranee, interessa la cosiddetta prima falda; ciò a causa dell'attività industriale di distillazione del carbon fossile, che veniva lavato dal naftalene, e di depurazione del gas, che veniva depurato da cianuri, solfocianuri ed ossidi di azoto, che fu svolta nella zona;
secondo quanto è dato evincere dagli esiti dello studio di analisi del rischio, sviluppato nel 2012 ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, commissionato da Hera onde accertare e quantificare il pericolo di contaminazione esistente nell'area, presentato dalla stessa azienda avanti la Conferenza dei servizi (indetta in diverse occasioni onde valutare il documento "Sito HERA viale Berti Pichat 2/4: modifica ed aggiornamento del piano operativo di bonifica"), sussiste un livello di rischio tossicologico e cancerogeno definito "non accettabile", con conseguente necessità di realizzare opere di bonifica e una "messa in sicurezza permanente" dell'area;
il progetto operativo di bonifica approvato dall'amministrazione comunale prevede attività di rimozione di rifiuti pericolosi, interventi su suolo, sottosuolo e acque sotterranee, oltre ad una valutazione del rischio sanitario, con costanti monitoraggi volti a realizzare una messa in sicurezza permanente del sito;
in particolare il progetto, sulla base dei prelievi effettuati nei terreni e negli acquitardi in loco, conferma che sia i terreni, fino a una profondità di circa 15 metri, sia le acque sotterranee superficiali contengono sostanze tossiche e cancerogene, anche in forma volatile, con valori di concentrazione ritenuti "non accettabili"; inoltre, al di sotto di questi acquitardi, vi sono falde profonde, separate dalle acque superficiali inquinate solamente da "uno strato argilloso limoso dello spessore di alcuni decimetri", che, seppur a profondità maggiori, sono sfruttate in acquedotti per distribuire l'acqua in tutta la città di Bologna;
secondo i modelli previsionali del progetto, anche dopo la realizzazione delle previste opere di bonifica, l'area resterà, in ogni caso, soggetta ad inquinamento, tanto che lo stesso studio commissionato da Hera indica, a titolo esemplificativo, che gli ospiti del futuro studentato non debbano rimanere a vivere nel sito contaminato per più di 10 mesi all'anno e che nelle aree adibite a futuro parcheggio non ci si debba trattenere per più di 3 ore al giorno;
secondo quanto è emerso da una notizia di stampa, pubblicata dal quotidiano "Libero" il 1° luglio 2014, a margine delle intercettazioni di conversazioni telefoniche fra i funzionari di Hera e i funzionari della Sotris (controllata di Hera che, per la holding, si occupa dello smaltimento di rifiuti), effettuate dalla Guardia di finanza nell'ambito di un'indagine riguardante appalti truccati, in data 28 maggio 2008, nel cantiere aperto di fianco agli uffici, sotto la sede storica dell'azienda, vennero rinvenute 1.500 tonnellate di rifiuti altamente tossici; i funzionari fanno riferimento a "due vasche" piene di "cianuri", "naftalene" (sostanze cancerogene e volatili, pertanto inalabili) e "creosoti";
in data 18 giugno 2008 Hera comunicava la circostanza al Comune di Bologna e all'Agenzia regionale per la prevenzione e l'ambiente della Regione dando atto del rinvenimento di uno strato omogeneo di colore azzurro intenso e fortemente maleodorante, in relazione al quale si rendeva necessario procedere ad una "messa in sicurezza" del sito;
come documentato dalla società nella relazione tecnico-descrittiva di collaudo (protocollo n. 226303/2008), ad oggi, sono già state rinvenute, rimosse e smaltite dalla zona circa 13.000 tonnellate di rifiuti pericolosi;
relativamente a questi fatti sono state presentate 2 interrogazioni alla Giunta della Regione Emilia-Romagna e al competente assessore, rispettivamente l'8 maggio 2014, a prima firma Bernardini, e il 2 luglio 2014, a prima firma De Franceschi, che, ad oggi, non hanno ancora ricevuto risposta;
successivamente alla pubblicazione dell'articolo di stampa, il competente assessore all'ambiente del Comune di Bologna, Patrizia Gabellini, veniva chiamato a rispondere in sede di interrogazioni a risposta immediata;
la Federazione regionale dell'USB (Unione sindacale di base), in data 4 luglio 2014, appresi i fatti, diffondeva un comunicato nel quale chiedeva l'adozione in via preventiva, da parte di Hera, di provvedimenti immediati volti alla tutela della salute dei lavoratori occupati presso la sede aziendale di viale Berti Pichat;
considerato che:
l'area, ubicata in una zona centrale della città, prossima a condomini e negozi, a una scuola primaria e a una sede universitaria, è caratterizzata da una forte densità abitativa e da un elevato traffico veicolare e pedonale;
i fatti e le circostanze esposti appaiono idonei a configurare la sussistenza, da anni, di un grave pericolo per la salute delle numerose persone che si trovano a vivere o a frequentare la zona a vario titolo, come, a titolo esemplificativo, i dipendenti di Hera SpA che, quotidianamente, si trovano ad operare nella sede aziendale;
tutti i rilievi, i dati e le informazioni riguardanti la vicenda venivano forniti dalla stessa Hera (soggetto evidentemente dotato di un interesse a vendere il lotto di terreno oggetto dei rilievi a una società edificatrice) e non, invece, da un ente terzo idoneo ad impedire che la posizione di controllore e controllato faccia capo allo stesso soggetto;
considerato inoltre che, a giudizio degli interroganti:
è criticabile che la cittadinanza, ancorché direttamente interessata e coinvolta nei fatti e nelle possibili conseguenze pregiudizievoli a carico della propria salute, non sia mai stata adeguatamente informata;
è, altresì, fatto censurabile che le autorità competenti, da tempo a conoscenza degli elevati fattori di rischio riguardanti l'area (segnatamente il Comune di Bologna, titolare di una partecipazione nella società), non abbiano imposto ad Hera la realizzazione di urgenti e improcrastinabili opere preventive di bonifica;
attesa la grave potenzialità lesiva dei fattori di rischio, si ritiene necessario e doveroso procedere ad una verifica urgente della situazione attualmente riguardante anche tutta l'area limitrofa a quella direttamente coinvolta dalla contaminazione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle circostanze esposte e quali siano le valutazioni e l'orientamento al riguardo;
quali provvedimenti e iniziative, anche di carattere ispettivo, intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, anche con specifico riferimento all'accertamento del rischio di contaminazione della falda acquifera profonda, sottostante all'area, nonché all'accertamento del pericolo che investe la salute delle persone che, a vario titolo, accedono all'interno dell'area o nella zona prossima;
nella denegata ipotesi di mancata adozione di qualsivoglia provvedimento, quali siano le valutazioni poste a fondamento di detta scelta, nonché quali siano gli studi, le indagini o i rilievi che la supportino.