Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02268

Atto n. 4-02268

Pubblicato il 3 giugno 2014, nella seduta n. 253
Risposta pubblicata

DI BIAGIO - Ai Ministri dell'interno e degli affari esteri. -

Premesso che:

il 3 ottobre 2013, a poche miglia del porto di Lampedusa, si è verificato il naufragio di una imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti;

l'affondamento ha provocato 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, tutti migranti di origine africana provenienti dall'Eritrea, dal Ghana, dalla Somalia, dall'Etiopia e dalla Tunisia;

l'ambasciata dello Stato di Eritrea, fin da subito, ha comunicato al Ministero degli affari esteri la decisione del Governo eritreo di partecipare alla traslazione delle salme dei cittadini eritrei scomparsi nella tragedia dall'Italia alle loro città di origine, provvedendo di conseguenza a farsi carico di tutte le spese annesse, sollecitando la collaborazione delle autorità italiane al fine di assistere, evidenziando il forte coinvolgimento emotivo che condiziona il popolo eritreo considerando che nella tragedia di Lampedusa molte delle vittime erano proprio di nazionalità eritrea;

secondo il protocollo definito nei mesi scorsi dalle amministrazioni competenti per garantire la gestione dell'emergenza, propedeutica al definitivo rimpatrio delle salme, sarebbe stata la risoluzione dell'esame del Dna sui corpi delle vittime e sui familiari che sono in Eritrea: risulta all'interrogante che l'attività di ricognizione e di riconoscimento di ciascuna delle vittime della tragedia sia stata completata. Tuttavia, al momento il Ministero sembrerebbe ancora non aver autorizzato alcuna procedura di rientro in patria dei corpi riconosciuti;

appare opportuno sottolineare che, in attesa del completamento dei procedimenti di ricognizione ed identificazione, le vittime sono state inumate in territorio italiano senza il minimo coinvolgimento dei Paesi di provenienza, presso i quali sarebbe potuto essere garantito il rispetto delle ritualità e della pratiche religiose;

il perdurare dell'impasse amministrativa, che al momento vede la mancata autorizzazione al rimpatrio delle salme da parte del Ministero, rischia di lasciare evidenziare in capo al nostro Paese la carenza di quel pragmatismo che emergenze complesse come quella descritta, meriterebbero, segnatamente sul fronte della tutela e del rispetto delle relazioni con i Paesi direttamente coinvolti,

si chiede di sapere se, a distanza di 8 mesi dal naufragio, essendo state espletate tutte le procedure necessarie per il riconoscimento delle vittime attraverso gli esami genetici, necessarie per formalizzare il rimpatrio delle salme in Eritrea, esistano motivi ostativi al perfezionamento della procedura di rimpatrio.