Pubblicato il 14 maggio 2014, nella seduta n. 246
FUCKSIA , SERRA , PUGLIA , BLUNDO , CATALFO , BERTOROTTA , CAPPELLETTI , MONTEVECCHI , MOLINARI - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
il 3 maggio 2014 la regione Marche è stata interessata da fortissime piogge, che hanno provocato l'esondazione del fiume Misa e una grave alluvione, che ha riguardato soprattutto la provincia di Ancona e in particolare la città di Senigallia, dove due persone hanno perso la vita e si sono registrati un lungo black-out e ingenti danni alle abitazioni, alle strade e alle attività produttive;
ulteriori danni si sono registrati nelle aree di Porto San Giorgio e Porto Sant'Elpidio (Fermo), dove da poco era terminata la bonifica delle spiagge. Ad Ascoli Piceno si è verificata una frana che ha interessato la strada statale Salaria con conseguente interruzione dell'unico collegamento con altri comuni. Altre strade sono state interrotte per frana a Fermo. La medesima situazione si è osservata nel territorio circostante la città di Urbino. Anche lungo la costa a nord di Senigallia, nei comuni di Gabicce Mare e Marotta, in provincia di Pesaro e Urbino, si sono verificati allagamenti. Nell'entroterra si sono vissuti forti disagi per la mancanza di acqua potabile a causa della rottura delle condutture idriche;
le condizioni della costa destano forti preoccupazioni, anche per il fatto che si è in prossimità dell'avvio della stagione estiva. Inoltre, a parere degli interroganti, grave è l'impatto dell'evento alluvionale per le attività agricole, visto che molte colture sono in un momento che può essere definito "di non ritorno", vale a dire una fase nella quale risulta assai difficile ricorrere a soluzioni alternative o porre riparo a danni di grossa entità;
considerato che:
quanto sopra descritto non rappresenta un evento isolato in quanto nelle Marche negli ultimi 4 anni si sono registrati ben 5 eventi calamitosi. Come evidenziato dal rapporto dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) "Il consumo di suolo in Italia", pubblicato il 26 marzo 2014, in Italia risultano ben 70 ettari al giorno di suolo sigillato. A livello nazionale si è registrata una perdita di suolo passata dal 2,9 per cento degli anni '50 al 7,3 per cento del 2012 con un incremento di 4 punti percentuali. In tale contesto la regione Marche in particolare ha registrato uno dei dati più alti, raggiungendo il 10,2 per cento di superficie consumata, e ciò nonostante le particolari caratteristiche orografiche del territorio, che si caratterizza per lo più per i rilievi montuosi e collinari con strisce pianeggianti localizzate lungo le valli alluvionali e per la costa;
la fascia costiera marchigiana ha rappresentato una porzione delle analisi condotte dall'Ispra, che ha rilevato come nella fascia compresa entro i 10 chilometri dalla costa il consumo di suolo assume valori nettamente superiori e continua a crescere più velocemente rispetto al resto del territorio nazionale passando dal 4 per cento degli anni '50 al 10,5 per cento nel 2012;
il comune di Senigallia, nello specifico, risulta storicamente uno dei più colpiti a livello nazionale per le esondazioni, in particolare del fiume Misa. Tale corso d'acqua ha infatti caratteri naturali di tipo torrentizio con piene repentine che più volte, anche negli ultimi decenni, hanno interessato il territorio comunale;
per tali ragioni, sin dagli anni '80, con le risorse del Fondo investimenti e occupazione (FIO) del Ministero del bilancio, furono stanziati circa 16 miliardi di lire per il progetto delle casse di espansione e laminazione e la relativa realizzazione. Tale progetto fu predisposto dalla società "Aquater" del gruppo ENI sin dagli anni '90, ma mai realizzato;
dopo una prima gestione regionale, la Regione stessa ha delegato alla realizzazione dell'opera già progettata con costi ingenti, lo stesso Comune di Senigallia. Quest'ultimo, dopo anni di stallo, nel 1980 ha restituito la delega della realizzazione dell'opera alla Regione. Successivamente la Regione Marche, in virtù delle deleghe trasferite alle Province, ha ulteriormente trasmesso la delega alla Provincia di Ancona;
la Provincia, con delibera di giunta n. 524 del 2009, ha finalmente approvato il progetto definitivo (in realtà, un altro progetto con un costo di 130.000 euro);
il 12 gennaio 2010 è stato avviato il procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA) regionale dell'opera approvata da parte della Provincia di Ancona; in data 19 gennaio 2011, con decreto regionale, l'Ufficio valutazione e autorizzazioni ambientali ha dato esito positivo con prescrizioni al fine di realizzare l'opera. Ad oggi nulla è stato realizzato e di recente, il 3 aprile 2014, con decreto regionale, lo stesso Ufficio ha modificato il precedente decreto eliminando di fatto le prescrizioni;
l'area terminale del fiume Misa è interessata dalla perimetrazione a rischio "R4-grado massimo", rischio molto elevato, per possibile perdita di vite umane nel piano di assetto idrogeologico della Regione Marche. Tale perimetrazione era molto più estesa e coincidente con quella dell'esondazione verificatasi il 3 maggio 2014. A seguito delle osservazioni prodotte dal Consiglio dell'amministrazione locale di Senigallia, l'area è stata ristretta per favorire, a parere degli interroganti, la più bieca speculazione edilizia;
gli argini del fiume Misa a monte della città di Senigallia, letteralmente distrutti, sono classificati di seconda categoria secondo il regio decreto n. 625 del 1904, ancora vigente. Nei confronti di queste opere, da mantenere come prati erbosi, devono essere presi i massimi accorgimenti mentre, al contrario, si presentano in totale stato di abbandono;
considerato inoltre che, a parere degli interroganti, il collasso delle opere arginali e la repentina e disastrosa alluvione è conseguente non a piogge eccezionali, ma all'incuria e al lassismo degli enti competenti, tra i quali la Regione Marche, la Provincia di Ancona e il Comune di Senigallia. Le responsabilità sono attribuibili al Comune, che ha consentito lo sviluppo edilizio nelle aree individuate dal piano di assetto idrogeologico come pericolose;
considerato infine che tra le aree interessate dagli eventi alluvionali vi è anche il comune di Ostra (Ancona), distante poco più di 10 chilometri da Senigallia, dove è in progetto la costruzione di una centrale a biogas. Il sito dove l'impianto dovrebbe sorgere non è peraltro nuovo ad eventi alluvionali, come già fatto rilevare dal comitato "NoBiogasOstra" in apposito ricorso al TAR, in seguito bocciato. Nello specifico, l'impianto autorizzato è posto nella pianura alluvionale del torrente Nevola, in un'area esondabile non cartografata dal piano per l'assetto idrogeologico della Regione Marche, ma che presenta tutti i caratteri di esondabilità e che era già stata oggetto di evento calamitoso del 2011. Risulta evidente, a parere degli interroganti, che se la centrale fosse stata costruita e attiva, le conseguenze dell'esondazione sarebbero state ancor più gravi per l'intero territorio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti;
se non ritenga, per quanto di competenza, di dover svolgere gli opportuni atti ispettivi anche al fine di dissipare ogni possibile dubbio circa le eventuali responsabilità delle amministrazioni comunali coinvolte.