Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04991

Atto n. 4-04991

Pubblicato il 16 luglio 2003
Seduta n. 442

CURTO. - Al Ministro della giustizia. -

Premesso che:

l’Enel attraversa uno dei periodi più bui della propria storia, non solo a causa dei continui black out, che tanti disagi e danni hanno procurato alle famiglie e alle imprese italiane, ma anche perché mai i suoi vertici, direttamente o indirettamente attraverso le consociate, si sono trovati impegnati ad affrontare questioni giudiziarie così inquietanti da gettare ombre molto consistenti sul modello di gestione del colosso operante nel settore elettrico e della energia;

nello specifico, dopo lo scandalo dell’arresto, avvenuto il 7 giugno 2003, di Luigi Giuffrida e di Gabriele Caressa, che di Enelpower sono stati ex amministratore delegato il primo ed ex direttore amministrativo il secondo, l’altro ieri si è dovuto prendere atto di un’altra scossa tellurica: l’ing. Antonino Caprarota, Presidente di Enel Produzione, chiamato – pare – a tale carica nel 1999, periodo in cui l’Enel era guidata da Franco Tatò (l’autore di “Perché la Puglia non è la California”), si è dimesso dalla carica in diretta conseguenza delle risultanze di alcune indagini da cui sarebbero emersi a suo carico fatti di assoluta gravità, come la titolarità di un conto corrente sul quale sarebbero confluite somme ingenti (ben 6,5 milioni di euro), che organi di stampa hanno definito così descritte dalla Procura di Milano: “Tangenti versate da persone sconosciute per forniture e commesse di Enelpower”;

dalle risultanze investigative le somme richiamate essere nella disponibilità dell’ing. Caprarota (i 6,5 milioni di euro a cui andrebbero aggiunte, stando alle notizie riferite dagli organi di informazione, somme di pari importo che sarebbero finite nel conto svizzero dell’ex amministratore delegato di Enel power Luigi Giuffrida) parrebbero essere riconducibili ad appalti italiani, quasi a distinguere questi ultimi da quelli realizzati all’estero e, soprattutto, nei paesi arabi;

considerata anche la natura della stessa casa madre Enel, che vede il Ministero dell’economia e delle finanze presente nella società con una partecipazione pari al 67,58%,

l’interrogante chiede di sapere:

se il Governo non ritenga opportuno costituirsi parte civile in tutti i procedimenti giudiziari richiamati col presente atto ispettivo, nonché in tutti quelli già attivati o che comunque dovessero attivarsi in futuro sulle medesime materie;

se nei cosiddetti “appalti italiani” oggetto di indagini, e sempre che la riservatezza delle stesse non lo impedisca, non siano comprese anche operazioni che hanno visto protagonista a Brindisi l’Enel o le sue consociate, in quanto in più occasioni l’interrogante ha tentato di richiamare l’attenzione sulle numerose e costanti anomalie riscontrate nella gestione delle attività legate agli appalti dell’Enel e comunque, più complessivamente, alla sua presenza sul territorio brindisino;

se, infine, alla luce di fatti gravi che non sembrano più costituire una eccezione, il Governo non ritenga di dover attivare tutti gli strumenti consentiti per una verifica dei metodi, criteri e procedure adottati direttamente o indirettamente dall’Enel a Brindisi, nonché della tutela degli interessi generali, che al momento sembra siano stati calpestati e mortificati.